Ucciso il giorno in cui nacque suo figlio
Per la spartizione del bottino fu ammazzato un altro giovane e l'auto venne data alle fiamme Il pentito ha rivelato tutti i particolari di due omicidi della banda di nove arrestati Ucciso il giorno in cui nacque suo figlio E il corpo fu gettato in una vasca di acido solforico «Lo hanno ammazzato il giorno in cui è nato suo figlio. Aveva fatto uno sgarbo alla banda, un errore nella spartizione del bottino di un rapina compiuta in una banca ligure». Il pentito che con la sua confessione ha portato all'arresto di nove persone e ha fatto luce su alcuni omicidi, ha raccontato ai giudici la morte di Giuseppe Nerbo, ucciso quando aveva 35 anni. «Sì, lo hanno aspettato davanti all'ospedale Sant'Anna. Aveva abbracciato la moglie e il figlio appena nato. Lo hanno portato in quella carrozzeria. Dobbiamo parlarti, gli hanno detto. Era una bugia. Giuseppe era già stato condannato a morte. Fu assassinato a colpi di pistola. Poi il suo corpo gettato in una vasca con acido solforico. Di lui non è rimasto più niente». Nove le persone arrestate dagli uomini della squadra mobile per ordine dei giudici Sandro Ausiello, Annamaria Loreto, Marcello Tatangelo, del pool antimafia. Sono tutti pregiudicati. Oltre a Pancrazio Chiruzzi, 45 (implicato nell'omicidio di Amedeo Damiano, presidente Usi di Saluzzo, ucciso nel marzo '87), Angelo Alosi, 36 anni; Franco Caputo, 42; Pietro Eramo, 38; Giuliano Imbrenda, 39; Nicola Lavacca, 45; Carmine Limongelli, 36; Claudio Marcelli, 32; Stefano Masieri, 23. Tutti legati a mafia e 'ndrangheta. «Coinvolti in tante storie di traffico di dro¬ ga, una ventina di rapine in negozi e gioiellerie, in alcuni omicidi», raccontano il dottor Claudio Cracovia, vicecapo della Mobile e il dottor Sergio Molino capo della sezione antirapine. Pagine drammatiche. Come la morte di Ernesto Falcione, un commerciante di 60 anni, morto nel marzo '83, tre settimane dopo la rapina nel suo mobilificio in via Filadelfia: i banditi lo avevano colpito a calci e pugni. Una lunga agonia. Per l'accusa, Alosi e Imprenda i suoi assassini. O come la rapina, nel giugno '90, a un ufficio postale di Barriera Milano, in via Monterosa, durante la quale uno dei banditi, Vittorio Terlizzi, venne ucciso per errore da un complice, a colpi di pistola. Per l'accusa a far fuoco quel giorno fu Caputo. Poi i due omicidi di mala. La drammatica fine di Nerbo, il giorno in cui era nato suo figlio. Era il 3 gennaio '87. Dietro quel delitto una clamorosa rapina in Liguria. Quattro mesi prima una banda, tra cui anche Nerbo, aveva rapinato la Cassa di Risparmio di Imperia. Quattro uomini d'oro: presero due miliardi. Nerbo in gennaio era già latitante, ricercato da carabinieri e polizia per quella rapina. Viveva nella clandestinità. Commise un errore: qualcuno decise la sua morte. Tra i suoi killer, secondo l'accusa, c'era anche Chiruzzi. Il suo corpo fu gettato nella vasca di acido. I parenti ne denunciarono la scomparsa. Uno dei tanti gialli. Il pentito ha ora fatto luce sulla sua fine. E il collaboratore di giustizia ha anche raccontato della morte di Antonio Tony Fierro, ammazzato quando aveva 32 anni. Un colpo alla nuca, poi il corpo cosparso di benzina e dato alle fiamme, su una Golf, in un campo di Caselette. Anche lì un problema di spartizione di bottino, dopo l'assalto ad una oreficeria di Santa Rita. Ucciso per quattro soldi. Era il 20 luglio '83. Ad uccidere Tony Fierro fu, per l'accusa. Angelo Alosi. In quei giorni Alosi era semilibero. Usciva dalle Nuove alle 18,30, doveva rientrare alle 21. Quella sera d'estate usò le due ore e mezzo di libertà, che la giustizia gli concedeva, per uccidere un uomo. Ezio Mascarino Per la spartizione del bottino fu ammazzato un altro giovane e l'auto venne data alle fiamme Vengono alla luce molti episodi di cui la gang fu protagonista: rapine a negozi e traffico di droga Giovanni Nerbo (a fianco) fu prelevato con una scusa davanti all'ospedale Sant'Anna, aveva appena visto il figlio, era il 3 gennaio dell'87: di lui non si era più saputo nulla fino al racconto del pentito Secondo l'accusa Pancrazio Chiruzzi (da sin.) e Angelo Alosi sono assassini
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