Ogni 20 anni nuovo look ai palazzi
Ogni 20 anni nuovo look ai paloni E' stato approvato in giunta il piano del colore: era atteso dal 1980 Ogni 20 anni nuovo look ai paloni /proprietari obbligati a ritinteggiarli FINALMENTE LA TAVOLOZZA DI TORINO Ci sono voluti quindici anni per restituire alia città le sue tinte originarie. Ma soltanto cinque minuti di giunta per laureare Torino «primo Comune d'Italia a dotarsi di un piano del colore». E così, ieri mattina - dopo una lunga ricerca fatta di studi storici e cromatici - l'assessorato all'Arredo Urbano ha presentato ufficialmente le 107 tinte che compongono l'autentica tavolozza degli edifici torinesi: arcobaleno inedito riscoperto dagli architetti Germano Tagliasacchi e Riccardo Zanetta. Ma non è tutto. Insieme con i colori originari della città, il Comune ha pure approvato le attesissime «norme di attuazione». Tredici articoli-regola che ogni proprietario di condominio, d'ora in poi, dovrà osservare. Fra le disposizioni più importanti quella che scandisce gli interventi di restauro obbligatorio: ogni vent'anni per le facciate, ogni sette per rinfrescare i portici. Le multe, per chi trasgredisce, andranno da un minimo di 500 mila lire a un massimo di 5 milioni. Quanto tempo avranno i cittadini per entrare nel nuovo ordine d'idee? «Diciamo fino a settembre - ha spiegato il dirigente comunale Franco Goy - perché il piano del colore, prima di diventare "operativo", dovrà ancora ricevere l'okay delle circoscrizioni, della commissione e del Consiglio comunale». Ancora tre mesi, dunque, e chi trascurerà l'abito cromatico dei palazzi verrà punito a dovere. «Questo piano - ha commentato l'assessore all'Arredo urbano Gianni Vernetti - rappresenta una tappa fondamentale nel processo di riqualificazione urbana ed è forse il primo in Europa per la quantità e la qualità delle esperienze sul colore accumulate in quindici anni di studi». L'architetto Vernetti non lo dice per vantarsi (e lo sottolinea): dati alla mano, pare che persino città come Barcellona (ormai da tutti definita un «capolavoro di urbanistica») abbia richiesto al nostro assessorato una copia del piano urbano del colore per «ispirarsi». E una cosa è certa: Torino ha surclassato Roma e Firenze nel dotarsi (già dal 1980) di cinque «colorscout»: cacciatori di tinte, incaricati di ricomporre, come un gigantesco mosaico, l'originale policromia del capoluogo subalpino. Abito variopinto, cucito con pazienza da quei professionisti che finora hanno visionato il maquillage di oltre 10 mila edifici. Dalle invidie suscitate, alla «filosofia» su cui si fonda il nuovo piano: a illustrarla è uno dei suoi progenitori, l'architetto Germano Tagliasacchi: «Per anni si è pensato che Torino fosse una citta monocolore, grigia, fredda o ancor peggio gialla: il famoso equivoco del "giallo To- rino". In realtà, dagli archivi, è emersa un'immagine cromatica straordinaria della nostra città, che era all'avanguardia e vivacissima già nel Seicento». Ma che cosa cambierà a Torino, dopo l'approvazione della tavolozza a 107 tinte? «A dire la verità non molto - risponde Nino Cannella, responsabile dell'Ufficio del colore di via Arsenale 33 perché questo piano fa seguire, come accade di rado, la fase teorica a quella pratica. Seguendo i criteri contenuti nel documento appena approvato, abbiamo già concluso oltre 10 mila restauri conservativi che ai privati sono costati circa 300 miliardi». In realtà Torino, a ben guardarla, ha già vissuto un'importante metamorfosi cromatica. Pensiamo alla nuova candida facciata di Palazzo Reale, o all'Arsenale che ha abbandonato il suo rosso deciso per l'accoppiata bianco-azzurrina, o ancora l'intera piazza Castello che - grazie al lifting messo a punto per il vertice inter-governativo - ha acquistato un volto completamente nuovo. O ancora ai portici di via Po (rimessi a nuovo di recente) e alle sue facciate che, secondo quanto garantito dai residenti presto verranno restaurate. «Ma la rivoluzione cromatica non si fermerà in centro - ha concluso l'assessore Vernetti -, presto anche la periferia farà rivivere i suoi colori originari e grazie a questo piano specifico e all'ufficio di via Arsenale, che offre la sua consulenza gratuita, tutta l'operazione risulterà più semplice». Emanuela Minucci Chi non rispetterà il regolamento sarà punito con multe fino a cinque milioni I lavori di restauro dei portici dovranno essere programmati addirittura ogni cinque anni. A destra l'architetto Germano Tagliasacchi, uno degli autori del progetto: «Per anni si è pensato che Torino fosse monocolore. In realtà, dagli archivi, è emersa una immagine cromatica straordinaria della nostra città, che era all'avanguardia già nel Seicento».
Persone citate: Emanuela Minucci, Franco Goy, Germano Tagliasacchi, Gianni Vernetti, Nino Cannella, Riccardo Zanetta, Vernetti
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