Edoardo Ponti e frammenti d'amore

Il figlio secondogenito dell'attrice diventa regista teatrale al Festival di Spoleto Il figlio secondogenito dell'attrice diventa regista teatrale al Festival di Spoleto Edoardo Ponti e frammenti d'amore La Loren attesa per la prima di «Griffin and Sabine» DEBUTTO UN'OPERA FATTA IN CASA SPOLETO. In attesa di mamma Sofia, è già arrivato il figlio secondogenito, Edoardo Ponti (23 anni, nato a Ginevra e laureato in lettere in California) che al Festival di Spoleto firma quest'anno la regia di uno spettacolo, «Griffin and Sabine» (tratto da una trilogia di libri epistolari di Nick Bantock), che verrà interpretato in lingua inglese da Peter Francis James, conosciuto sui palcoscenici dell'Off Broadway, e da Elizabeth Guber che alterna i ruoli teatrali con quelli cinematografici. In poche ore Edoardo Ponti, a Spoleto, è diventato un personaggio, non tanto per la notorietà che gli deriva dai genitori, quanto per la sua faccia da bravo ragazzo e per il suo impegno professionale. «Quello che proponiamo - sottolinea il giovane regista - non è un adattamento teatrale, ma il testo integrale di Bantock che noi presentiamo attraverso parti recitate, lette, movimenti scenici, musica, e immagini di lettere e cartoline. E' un testo sulla smania di sapere e di conoscersi. Le musiche le ho scelte con mio fratello Carlo che attualmente dirige la Ucla Symphony Orchestra. "Griffin and Sabine" è di- viso in tre atti, o meglio tre scene lunghe, per 90 minuti. E' una operazione che va vista: è molto rischiosa ed eccitante. Negli Stati Uniti l'hanno tentata in tanti ma senza fortuna: o la va o la spacca; Noi speriamo di avere fortuna. Tutto dipende dal pubblico e dalla critica di Spoleto». Come si è avvicinato a questa operazione teatrale? «Casualmente un anno e mezzo fa quando Elizabeth Guber, che è la mia ragazza, mi regalò la trilogia di Nick Bantock. L'ho letta con interesse e mi ha fatto venire in mente una curiosa esperienza che avevo vissuto pochi mesi prima a Ginevra. Un mattino stavo camminando quando mi capitò di vedere sparsi sotto gli alberi pezzi di lettere stracciate. La cosa mi incuriosì al punto che mi sono fermato ed ho cercato di mettere assieme alcuni frammenti di quelle lettere. Non ci sono riuscito, ma ho intuito che erano tutte lettere d'amore. E questo episodio ginevrino mi è rivenuto in mente leggendo i libri epistolari di Bantock. Ripensandoci ho capito che gli innamorati di quelle lettere strappate, nel parco ginevrino, potevano essere il pittore non più giovanissimo e la giovane donna misteriosa della triologia "Griffin and Sabine" che adesso rappresento a Spoleto. Poi dopo Spoleto tornerò negli Stati Uniti. In questo momento U teatro mi interessa perché mi consente di confrontarmi direttamente col pubblico, ma devo anche pensare ai miei studi di cinematografia». Il figlio di Sofia Loren e del produttore Carlo Ponti sta frequentando l'ultimo anno del Master of Arts all'University of Southern California e per l'inizio del nuovo anno deve preparare il suo film tesi di laurea, dopo di che intraprenderà la carriera di regista cinematografico. «Nella mia università americana - dice Edoardo Ponti - per ar¬ rivare alla laurea di regia si devono prima superare esami riguardanti la scrittura cinematografica, il montaggio, la direzione della fotografia, la scenografia. Sono corsi molto impegnativi. Negli ultimi anni mi sono accostato al teatro perché offriva l'opportunità di farmi le ossa senza grandi esposizioni finanziarie, al contrario del cinema che negli Stati Uniti richiede, per fare un film, tanti milioni di dollari». Prima di «Griffin and Sabine», Edoardo Ponti aveva già messo in scena, un anno fa, «La lezione» di Ionesco che venne rappresentata a Los Angeles e a Boston. Per il debutto di «Griffin and Sabine» del 10 luglio arriverà a Spoleto anche Sofia Loren. Gian Carlo Menotti ha previsto un ricevimento in suo onore, mentre Francis Menotti ha predisposto un «benvenuto cinematografico» con la proiezione de «La ciociara». Il film di Vittorio De Sica, in base a un recente sondaggio di Datamedia, è considerato dagli italiani il film più bello dei cinquantanni della Repubblica. Emesto Baldo Sofìa Loren. Il figlio Edoardo ha fatto recitare la fidanzata Elizabeth Guber