Cara Taslima, ecco i mali dell'India; i «bogianen» vanno avanti

Cara Taslima, ecco i mali dell'India; i «bogianen» vanno avanti AL GIORNALE Cara Taslima, ecco i mali dell'India; i «bogianen» vanno avanti La meditazione aiuta l'umanità La superficialità, specialmente quando si accompagna all'assenza del principio di contraddizione, è certamente un difetto da evitare nel dibattito culturale; ed è ciò che mi ha colpito negativamente nell'articolo, apparso su La Stampa del 1° luglio col titolo «I figli sciocchi di Krishna», della scrittrice Taslima Nasreen, definita una «profonda conoscitrice del mondo indiano». Ella mostra dapprima stupore per la devozione di un professore dell'Università di Harvard nei confronti di Ramakrishna (un vero maestro spirituale per l'umanità intera) e parla poi di un personaggio giustamente assai discusso come Rajneesh, definendolo «un impostore avido di denaro e di sesso», per giungere infine ad attribuire alla religione gran parte della responsabilità dei mali che affliggono il subcontinente indiano. E lo fa dimenticandosi di aver appena menzionato essa stessa una causa assai più evidente dei mali dell'umanità: l'avidità, non solo «di denaro e di sesso», ma anche, e soprattutto, di potere. Il Buddha la chiamò «sete» e ne vide la fonte negli opposti moti mentali di attrazione e repulsione, responsabili dell'errore e dello smarrimento dell'uomo e radicati nell'ignoranza, che consiste nel pensare che ci sia verità nelle esperienze sensoriali e nella transitorietà del divenire, e nel provare quindi avidità per i beni del mondo. Anche in India le divisioni, le violenze e le uccisioni muovono, in ultima analisi, dal desiderio di denaro e di potere, mentre sono proprio gli insegnamenti delle religioni che invitano l'uomo a combattere questa brama. La scrittrice confonde inoltre la meditazione, che è uno strumento per sviluppare la capacità di concentrazione e attenzione, con una sorta di «religione orientale», ignorando quanto peso essa abbia avuto e abbia nell'esperienza non solo monastica del cosiddetto Oc¬ cidente cristiano. Io auguro a Taslima Nasreen di incontrare molti di questi «adepti della meditazione»: ciò significherebbe che l'umanità sta diventando più attenta, meno schiava della superficialità, capace di fermarsi un attimo prima di ogni azione o decisione per assumerne consapevolezza. Credo infatti che una simile umanità commetterebbe un numero assai minore di sciocchezze, cause - esse sì - di tanti mali! Stefano Piano titolare della cattedra di Indologia nell'Università di Torino Fermezza piemontese non immobilismo Nel dibattito al Lingotto per gli Stati generali del Piemonte, il presidente della Camera Violante ha cercato di spiegare a Giuseppe De Rita, romano, il significato della parola «bogianen». Si era parlato, da parte di tanti oratori, della identità piemontese, e quell'aggettivo dialettale sembrava il più giusto per definirla. Infatti lo è. Soltanto che il suo significato è diverso da quello che gli ha dato il presidente della Camera: «colui che non si muove». Il termine nasce dal gergo militare, non indica l'immobilismo, ma la fermezza: bogianen è «colui che non arretra». Come scriveva Brofferio, a metà dell'Ottocento, «lo san fin-a in Crimea che noi bogioma nèn». Dove gli altri scappano, il piemontese rimane al suo posto. Se poi sa anche andare avanti, dove gli altri stanno fermi c'è lì la storia per dirlo. Il problema, come è emerso dagli Stati Generali, è vedere se sanno andare avanti anche oggiGiuseppe Dosio, Asti Freud anticipa l'uguaglianza dei sessi Cari Gustav Jung, l'autore del simbolismo della messa, viene accusato di aver avuto un com- portamento poco ortodosso con le donne, Origlia quando scriveva per l'Europeo diceva che le donne a volte possono essere «sessuofobe». E' la tematica di sempre: Freud analizza non da sessuologo ma da fondatore della psicoanalisi e in questo senso anticipa l'uguaglianza tra i due sessi, ecco allora che il romanticismo viene ovviamente superato, culturalmente anche se soggettivamente può essere ancora oggetto di turbe psichiche, ecc., ciò non toglie che lo studioso freudiano sia poco incline culturalmente: all'«innamoramento» di Alberoni. Pietro Crovato Venezia Lasciate che le case restino «chiuse» Ma che, davvero voghamo scherzare con le cose serie? E sì, perché questo mi sembra l'atteggiamento molto diffuso in questo momento, sull'argomento: «case chiuse»! Sono infatti in diversi, a fare da cassa di risonanza alle idee qua¬ lunquistiche e disinformate. Numerosi appelli nostalgici puntualmente concludono: «Per lo meno una volta non si vedevano questi spettacoli in giro e poi, se qualcuno voleva andarci, dal punto di vista sanitario, stava tranquillo!». E, last but not least, un onorevole democristiano, che si è dichiarato possibilista e anche di più, ha riscosso pericolosi e irresponsabili apprezzamenti in varie aree. Ora voglio dire che la riapertura delle case chiuse, vista in funzione della sicurezza sanitaria, sarebbe foriera di una sciagura dalle proporzioni incalcolabili! Oggi, pur nella situazione sanitaria attuale, con donne e prostitute raccolte in ogni parte del mondo, comprese quelle zone ad altissimo rischio quali l'Africa ed il Sud America, esiste una schiera di imbecilli, stimata intorno al 10% che vuole avere rapporti sessuali senza far uso del preservativo, disposti ad offrire compensi irrifiutabili. Nel momento in cui dovessero riaprire le case chiuse, specie se caricate del compito della soluzione dei problemi sanitari, la quota di questi imbecilli raggiungerebbe sicuro il 100% dei fruitori. Quanto al problema della lue, la sicurezza sanitaria ventilata allora al riguardo era solo utopia, in quanto le strombazzate visite sanitarie si riducevano ad ispezioni, preannunciate e seguite da esami approssimativi e con metodi obsoleti. Proviamo a spostare l'attenzione sull'argomento scottante dell'Aids o Hiv, precisando che oggi possiamo discutere solo su base statistica, non avendo a disposizione dati certi e completi su modalità e tempi di trasmissione della malattia. Uno screening delle prostitute dovrebbe prevedere un esame dopo ogni rapporto. Un esame serio per l'Hiv prevede la ricerca dell'anticorpo anti Hiv, sul siero. Esame questo che richiede attrezzature e personale specializzato, con un costo unitario del solo diagnostico di L. 10.000 circa. Sempre che non si abbia risposta dubbia, perché in quel caso si deve ripetere l'esame con due reattivi e due apparecchiature diverse. Nel caso di risposta positiva o ripetutamente dubbia, si deve effettuare il test di conferma, con altre apparecchiature più sofisticate e costo unitario del diagnostico di L. 150.000 circa. Ma più importante è che si può avere risposta falsamente negativa anche per mesi in un soggetto infettato e quel che più conta, infettante, a causa di quel fenomeno detto «periodo finestra», durante 0 quale anche per diversi mesi non si riescono ad evidenziare gli anticorpi anti Hiv, segno dell'avvenuta infezione. Cosa potrebbe accadere in un caso del genere e cioè con la schiera di imbecilli, che ha i suoi rapporti con una prostituta durante un periodo finestra e che poi ha altri rapporti con altre prostitute e, ahi loro! con altre donne più o meno ignare?! Che dire infine dell'eventuale contenzioso con l'Associazione Malati Hiv infettati in strutture/case chiuse gestite o autorizzate dallo Stato? dott. Emilio Corsello, Roma «Il bastardo» e il Premio «Lucca» Vi segnaliamo che nell'articolo «I 15 finalisti del Viareggio», pubblicato nelle pagine culturali di domenica 30 giugno, il titolo del romanzo di Gina Lagorio, a cui è stato conferito il Premio Lucca, è stato citato in modo impreciso. Il suo titolo completo è II bastardo, ovvero Gli amori, i travagli e le lacrime di Don Emanuel di Savoia (Rizzoli). Benedetta Centovalli Rcs, Milano Una fotografia di Nicola Cavaliere La foto pubblicata domenica a corredo dell'articolo «Noi, mafiosi pentiti e felici» non è, come indicato nella didascalia, quella di Antonio Manganelli, direttore del Servizio centrale di protezione, ma di Nicola Cavaliere, responsabile della Criminalpol del Lazio. Ci scusiamo con gli interessati.