«Così si tolgono i giovani alla mafia»

La proposta del sacerdote: è una possibilità in più per uscire dai clan criminali La proposta del sacerdote: è una possibilità in più per uscire dai clan criminali «Così si tolgono i giovani alla mafia» Don Ciotti: sì a una legge sulla dissociazione organizzazioni ROMA. Una legge sulla dissociazione, come si fece durante il terrorismo, «che invogli il mafioso a chiudere con il proprio passato, pagando il proprio conto senza coinvolgere altri», per «offrire una possibilità in più a chi vuole abbandonare il crimine». Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e presidente di Libera, l'associazione che coordina 500 tra gruppi e movimenti antimafia, propone, in una intervista a Famiglia Cristiana che sarà pubblicata sul prossimo numero e di cui è stato anticipato il testo, un intervento legislativo che «allarghi il ventaglio di offerte per chi vuole uscire dalla mafia, senza tuttavia denunciare i propri complici. Prevedere per costoro una forma di uscita, che possiamo definire "dissociazione", che consentirebbe di indebolire ulteriormente le criminali». «Si tratta - spiega don Ciotti di introdurre elementi di critica dall'interno delle "culture" di violenza e di illegalità di cui si nutrono le mafie, mettendo alla lunga in crisi l'identità stessa del mafioso, le sue certezze. Il mafioso che, oggi, collabora, viene percepito dal proprio ambiente semplicemente come uno che tradisce, che "cambia campo", ma che non è in grado di disgregare il tessuto sociale e "culturale" da cui proviene». «Non dimentichiamo - continua don Ciotti - che la collaborazione con la magistratura non implica sempre un reale distacco dalla mentalità mafiosa». Ma, spiega il fondatore del Gruppo Abele, «se si comincia a incrinare quelle subculture, se si fa breccia in quel senso di appartenenza, l'arruolamento diventerà sempre più difficile. Ovviamente non basterà una o più leggi, occorre creare una mentalità nuova. Occorre poi, al Sud, garantire il lavoro, combattere l'abbandono scolastico, aiutare la Chiesa a essere più profetica e le amministrazioni politiche a tutelare meglio i diritti dei cittadini, offrendo loro i servizi necessari». Don Ciotti, poi, a proposito dei «pentiti» di mafia, sottolinea di aver assistito a vere «conversioni»: «Ho seguito ad esempio un giovane, autore di diversi omicidi, preparandolo alla cresima e al matrimonio cristiano. Le stragi di mafia del 1992-1993, e forse ancor di più l'omicidio del piccolo Di Matteo, hanno scosso la coscienza di qualcuno». Lapidario il commento del procuratore Boccassini: «Dissociazione? I morti per mano della mafia si rivolteranno nella tomba». [r. cri.] Cronache iù per uscire dai clan criminali ani alla mafia» la dissociazione Don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione «Libera» che da tempo lotta contro la mafia Sotto l'ex Br Alberto Franceschini e il magistrato Teresa Principato Don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione «Libera» che da tempo lotta contro la mafia Sotto l'ex Br Alberto Franceschini e il magistrato Teresa Principato

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