«Combatto da solo il Khomeini del Sudan» di Andrea Di Robilant

«Combatto da solo il Khomeini del Sudan» John Garang a Sant'Egidio sollecita aiuti all'Occidente e si dice pronto al dialogo con Khartum «Combatto da solo il Khomeini del Sudan» // leader dei ribelli cristiani: non ci imporranno la legge islamica IL GUERRIERO DIMENTICATO AH! Banane. Come da noi in Africa». John Garang è sempre sul chi vive, anche quando passeggia nel giardino «tropicale» della Comunità di Sant'Egidio, nel cuore di Trastevere. Il cinquantenne guerrigliero formato a Fort Benning combatte nella brousse da oltre ventanni. E da sette anni guida la rivolta del Sudan del Sud, cristiano e animista, contro il regime islamico di Hassan Al Tourabi insediato a Khartum. La guerra civile ha già fatto più di un milione di morti. I rifugiati sono almeno due milioni. E nel frattempo il regime di Khartum si è andato radicalizzando, imponendo la shariah, incarcerando e reprimendo gli oppositori nelle famigerate ghost houses intorno alla capitale. Un anno fa l'opposizione cristiana nel Sud sembrava sconfitta. Ma le forniture di armi al «Sudan people liberation army» (Spia) da parte di Uganda, Etiopia, Eritrea, e il progressivo isolamento di Khartum hanno cominciato a modificare la situazione sul terreno. Garang, un anglicano convertito al metodismo, è arrivato a Roma per chiedere aiuti economici e sostegno politico sull'onda di im¬ portanti vittorie militari. Lei era dato per spacciato non più di un anno fa. Ora vuole trattare da pari a pari con Khartum. Che cos'è successo? «Dal 1991 alla fine del 1994 ci siamo trovati in serie dificoltà. Ma ho riformato il nostro esercito, organizzato unità di carri efficaci e formato unità di artiglieria ben armate. Lo scorso autunno abbiamo ripreso l'iniziativa militare. Abbiamo avuto una serie di vittorie. Adesso la situazione è decisamente a nostro favore». Quanto territorio controlla il suo movimento? «L'ottanta per cento del Sudan del Sud. Cinque regioni, che coprono un terzo dell'intero territorio del Sudan. Abbiamo istituito un governo, un parlamento e istituzioni religiose tra cui anche una islamica. Governiamo circa 6 milioni di sudanesi su un totale di 30 milioni». Ma due terzi del Paese rimangono sotto il controllo di Khartum. Che cosa le fa pensare che il regime islamico possa entrare in crisi? «Tra tutti i regimi islamici quello di Khartum è il più fragile. E' un sistema politico-religioso completamente estraneo alla società sudanese. Che rimane un crogiuolo di razze e religioni diverse: una sorta di micro-cosmo che riflette l'Africa intera». Di recente il regime di Khartum ha cercato accordi con organizzazioni del Sud, ha espulso alcuni terroristi. E' in atto una svolta? «El Tourabi vuol far credere che le macchie del leopardo stiano cambiando. Ma non stanno cambiando. E' tutta propaganda. Non c'è nulla di nuovo a Khartum. Le "ghost houses" continuano a esistere e noi continuiamo a ricevere bombe sulle nostre teste». La Comunità di Sant'Egidio è nota per aver mediato con successo in situazioni di guerra civile. Intravede un ruolo per la Comunità anche in Sudan? «Non sono qui per fare shopping di mediatori. Del resto le occasioni per parlare con il regime di Khartum non ci sono mancate in passato. Ma erano sempre loro a imporre il quadro di un accordo di pace. Ora le cose sono cambiate. Sono venuto in Europa per far sapere che non molleremo e che non abbiamo alcuna intenzione di farci assorbire dal Nord». Intravede una soluzione di compromesso con Khartum? «Non c'è nessuna possibilità di compromesso con un regime che vuole imporre la legge islamica a tutto il Paese. Se vogliono osservare la legge del taglione, amputarsi gli arti a vicenda, facciano pure. Ma senza di noi». E allora che soluzione intravede? «Dico che il nuovo Sudan che noi auspichiamo e il regime di Khartum possono coesistere, mantenendo una forma unitaria dello Stato sudanese, ma con amplissima autonomia per le due entità, che rimangono comunque sovrane». Una visione ispirata dal modello della Bosnia-Erzegovina? «Nient'affatto. Questo modello confederale è allo studio almeno dal 1993. E garantisco che è tutto "made in Sudan"». Andrea di Robilant «Al Tourabi si rassegni sul campo vinco io La soluzione? Due stati federati» Il leader ribelle sudanese John Garang ieri a Roma [foto ansa]

Persone citate: Al Tourabi, El Tourabi, Garang, Hassan Al Tourabi, John Garang, Khomeini