Clinton sondaggio-brivido
Tredici arresti in Arizona grazie a un agente infiltrato, l'America ritrova l'incubo del terrorismo intemo Clinton, sondaggio-brivido Powell: i democratici volevano me IL PESO DEGLI SCANDALI WASHINGTON I vari scandali Whitewater, B Travelgate, dossier Fbi eccetera stanno cominciando a riflettersi nei sondaggi sulla corsa alla Casa Bianca, benché in misura inferiore a quanto potessero sperare i repubblicani. Si registra una leggera flessione nel vantaggio - comunque sempre consistente - di Clinton sullo sfidante Bob Dole. Un sondaggio condotto dalla tv «Abc» e dal «Washington Post» attribuisce a Clinton il 54 per cento delle intenzioni di voto contro il 40 di Dole. Alla fine di maggio, i dati erano 57 e 35. Un altro indice, quello di gradimento, vede il Presidente stabile al 56 per cento per Abc e Post, mentre risulta in calo dal 58 al 52 per cento rispetto a metà giugno secondo un'altra indagine compiuta da «Cnn» e «Usa Today». La maggioranza degli americani non crede alla spiegazione della Casa Bianca (un innocente errore burocratico) nella vicen¬ da delle centinaia di dossier riservati richiesti all'Fbi. Una quota compresa fra il 56 e il 60 per cento degli intervistati ri¬ tiene che lo staff del Presidente abbia intenzionalmente commesso un abuso di potere e fosse cosciente dell'illegittimità della richiesta. Quanto al Whitewater, circa la metà del campione sondato da Abc e Post è convinto che Clinton stia mentendo e il 46 per cento che abbia commesso irregolarità di qualche tipo. Un soccorso per Clinton arriva da New York, dove l'ex governatore Cuomo ha annunciato che lascerà il «Mario Cuomo Radio Show» per dedicarsi a tempo pieno alla campagnia elettorale del partito democratico in aiuto del Presidente. «La trasmissione potrebbe far sorgere conflitti di interesse con il mio impegno politico», ha detto ieri l'ex governatore motivando le dimissioni. Frattanto il generale nero Colin Powell ha rivelato che diversi esponenti democratici di primo piano volevano che entrasse in lizza per il loro partito sfidando la ricandidatura di Bill Clinton a novembre. L'ex capo di stato maggiore lo ha scritto nella prefazione all'edizione tascabile del suo best seller «My American Journey» (Il mio viaggio americano), senza però fare i nomi degli esponenti democratici che cercarono di contattarlo quando non aveva ancora deciso se correre o meno per le presidenziali. «Molti leader repubblicani hanno fatto pressioni su di me perché entrassi in gara coi colori del loro partito, ma anche un numero sorprendente di democratici delusi mi suggeriva di farlo magari come indipendente. Una delegazione di deputati democratici del Congresso ha perfino chiesto di incontrarmi per chiedermi di sfidare Clinton nella nomination del loro partito», ha scritto Powell. Che poi, come si sa, ha deciso di non farne nulla. [e. st.] Il generale Colin Powell e la first lady Hillary Clinton
Luoghi citati: New York
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