Mosca alle urne col brivido

Voci allarmanti sul Presidente, e Lebed lancia attacchi alla democrazia Voci allarmanti sul Presidente, e Lebed lancia attacchi alla democrazia Mosca, alle urne col brivido «Nuovo collasso, Eltsin si è aggravato» MOSCA NOSTRO SERVIZIO Tutto è pronto per un voto che potrebbe entrare nei libri di storia come un nuovo, inquietante capitolo, oppure come soltanto una riga in caratteri minuscoli. Boris Eltsin, l'ex comunista anticomunista, e Ghennady Ziuganov, il comunista da sempre diventato anche nazionalista, si fronteggiano oggi nell'ultimo duello. E Mosca viene scossa da voci che danno Eltsin, da 5 giorni in ritiro nella sua dacia per una misteriosa «laringite», come malato, in fin di vita e addirittura già morto. Il portavoce del Cremlino, interrogato in proposito, ha smentito seccamente: «Non diciamo sciocchezze, domani lo vedrete votare al suo seggio». Ma un anonimo alto funzionario del Comune di Mosca ha affermato ieri sera tardi che secondo quanto ha appreso dalle guardie del corpo presidenziali alle sette di sera di ieri Eltsin avrebbe avuto all'improvviso un collasso cardiaco. Una vigilia di suspense e di mistero per un duello dall'esito tutt'altro che scontato. La Commissione elettorale centrale ieri ha fatto appelli disperati ai russi per convincerli a preferire il seggio alla dacia. Ma si teme che nemmeno la metà dei 108 milioni di elettori vorrà partecipare a una scelta che molti considerano «tra due mah». E, secondo i sociologi, se la partecipazione scende sotto il 60 per cento, la situazione per Eltsin diventa critica. I due avversari ieri hanno mantenuto il silenzio, come da legge. Ma al posto di Eltsin ha parlato Aleksandr Lebed e, come sempre quando apre bocca, ha provocato un piccolo terremoto. Il generale ha ieri presentato il suo piano per la sicurezza della Russia. Un concetto che interpreta in modo incredibilmente elastico, che comprende tutto, dall'ecologia all'economia (per la quale chiede massicci interventi statali), fino alla tutela delle donne. Lebed ha poi precisato che «la democrazia parlamentare non fa per la Russia» e si è definito un «semidemocratico». «Non sono un mostro - ha detto -, ma voglio proteggere lo Stato». E lo proteggerà innanzitutto dal mondo esterno. Il generale ha annunciato che presto la Russia adotterà un «regime ristrettivo» di rilascio dei visti russi agli stranieri. «Non sarà una cortina di ferro», ha subito tranquillizzato, «ma dobbiamo difenderci». In più propone di classificare tutti i Paesi in base al loro «grado di benevolenza» e rendere ancora più complicato ricevere il visto russo per i loro cittadini. Una proposta - anzi, Lebed ne parla come di una decisione già presa - che costerà a Eltsin, se rieletto, parecchi problemi con i suoi «amici» occidentali che l'hanno appoggiato. E che ha già spaventato i democratici russi. In compenso può piacere agli elettori nazionalcomunisti, come anche il resto del programma di Lebed, nazionalista con punte di xenofobia. Il generale, da bravo ufficiale educato alle accademia dell'Armata Rossa, teme tutto quello che viene dall'estero: denuncia la dipendenza alimentare della Russia dai prodotti importati, promette di combattere contro l'espansione della cultura occidentale e le religioni non autoctone. E chiede anche - per lui questo fa parte dell'argomento sicurezza di ripristinare la rete statale dei campi estivi per i bambini e garantire la sanità e la sicurezza gratuite. Esattamente come i comunisti. Anna Zafesova Un portavoce «Basta con queste scemenze, prima delle elezioni c'è sempre qualche spiritoso in azione» Un seggio elettorale con la statua di Lenin Un'immagine di Eltsin sofferente nell'ultima apparizione pubblica e un russo moscovita che si è fatto un cappello col manifesto di Boris

Luoghi citati: Comune Di Mosca, Mosca, Russia