«Monti ha detto cose giuste» di Flavia Amabile

«Solo due miracoli possono farci entrare subito in Europa». Santer: non condanno Prodi «Solo due miracoli possono farci entrare subito in Europa». Santer: non condanno Prodi «Monti ha detto cose giuste» Agnelli: ma il governo ha fatto il possibile ROMA. Pur osservando che con l'ultima manovra «il governo ha ottenuto il massimo possibile», anche il presidente d'onore della Fiat Giovanni Agnelli ha segnalato i «rischi» che l'Italia corre entrando più tardi nella moneta unica, dando ragione al commissario dell'Unione Europea Mario Monti. «Il problema - ha detto ieri - non è se è bene o male che il commissario Monti parli; il problema è se è vero e giusto quello che dice, e quello che dice corrisponde al vero». Perché secondo l'avvocato Agnelli solo due «miracoli» potranno favorire l'adesione dell'Italia alla moneta unica: «Che l'economia vada più forte di quello che si pensa o che ci siano accordi su base sociale migliori di quello che si prevede. Queste sono le uniche due incognite su base migliorativa», ha detto. E i tassi di interesse?, gli è stato chiesto. «I tassi d'interesse seguono e non precedono: a certe condizioni, i tassi scendono», è stata la sua risposta. «Entrando tardi si corrono inevitabilmente dei rischi - ha avvertito l'avvocato Agnelli -, si creerebbe una disaffezione all'interno del Paese e il Paese si abituerebbe a star fuori facendo svalutazioni competitive». Si corre anche il rischio di contare poco politicamente in Europa? «Quello è sicuro», è stata la risposta di Agnelli. Ma a preoccupare l'avvocato Agnelli sono anche le «tentazioni di chiedere più tempo o di allentare i severi criteri stabiliti da Maastricht». Ebbene, secondo l'avvocato Agnelli, «entrambe queste scelte avrebbero conseguenze molto gravi non solo sul progetto in sé, che si allontanerebbe in modo definitivo, ma anche sulle stesse economie europee». In realtà, «abbandonare gli sforzi quando si è giunti così vicino al traguardo sarebbe assurdo. Quindi non deve neanche essere presa in considerazione l'ipotesi di un fallimento. «La moneta unica - ha precisato deve partire il 1° gennaio 1999 e ha aggiunto in seguito - si farà. Non so con quanti e quando ma anche gli americani se ne sono resi conto, credo che ne dubitassero fino ad un anno fa, ma ormai sono rassegnati e abituati all'idea». L'avvocato Agnelli ha quindi sottolineato i meriti rappresentati dal trattato di Maastricht, «la medicina, amara certamente, che l'Europa ha saputo darsi per contrastare quella patologia che la stava portando verso il declino» e che si fondava sull'espansione costante dei deficit pubblici, sull'abnorme presenza dello Stato nell'economia e sull'inflazione». «Occorre - ha dunque avvertito Agnelli - anche predisporre le condizioni affinché questo nucleo resti sempre aperto a nuovi Paesi entranti». A questo riguardo, l'Avvocato ha ipotizzato «l'adozione di una forma di patto di stabilità che garantisca che le condizioni di stabilità finanziarie incluse nel trattato di Maastricht non vengano meno nel futuro». E la creazione di «un efficace organismo monetario internazionale, sulla falsariga di quanto è avvenuto nel campo del commercio con la creazione della World Trade Organization». Nel frattempo, da Bruxelles, giungono i richiami all'Italia e alla sua economia di Jacques Santer, presidente della Commissione Europea. «E' chiaro - ha spiegato il suo portavoce - che sarebbe meglio, secondo Santer, che anche l'Italia partecipasse già nel 1999 alla terza fase dell'Uem, con la banca centrale e la moneta unica. Ma la politica di bilancio è di competenza del governo il quale ne risponde davanti al Parlamento». Flavia Amabile

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