D'Alema difende la Cgil: stimolo importante di Alberto Rapisarda

Treu: «Sono stati sollevati problemi molto seri, anche noi vogliamo bilanciare i sacrifìci» Treu: «Sono stati sollevati problemi molto seri, anche noi vogliamo bilanciare i sacrifìci» D'Alenici difende la Cgil: stimolo importante «Terremo conto delle osservazioni in Parlamento» ROMA. La Cgil è contro la politica economica del governo e Massimo D'Alema, che il governo sostiene, deve tenerne conto. Cercando di non drammatizzare la situazione ma ammettendo die, sì, qualcosa da rivedere può esserci. «Le osservazioni di Cofferati devono essere valutate come uno stimolo di cui tener conto in sede di discussione parlamentare» promette il segretario del pds. «Si tratta di un contributo molto importante cui cercheremo di dare risposte e che deve essere motivo di riflessione». Dato questo a Cofferati, D'Alema dà una mano a Prodi quando spiega che «il sindacato non ha il compito di difendere il governo, di fargli da supporter, ma quello di rappresentare i lavoratori in piena autonomia rispetto alle forze politiche al governo». A Palazzo Chigi hanno accolto la requisitoria di Cofferati sdrammatizzando. Dura ma non traumatica. Tale, cioè, da mettere in pericolo la sorte del governo appena nato o mettere in seria difficoltà il pds. Insomma, si aspettavano di peggio. Il ministro del Lavoro Treu, che era a Rimini, ha dato voce ufficiale a questa linea di Prodi tesa ad incassare il colpo senza drammatizzare: «Cofferati ha sollevato problemi seri, in particolare quello di bilanciare i sacrifici. E' una cosa che vogliamo fare anche noi. Io lo prendo come uno stimolo a controllare meglio le variabili importanti: i prezzi, la lotta all'evasione, uno stimolo a fare interventi di razionalizzazione della spesa e non dei tagli indiscriminati allo Stato sociale». Si vedrà presto cosa intendono pds da una parte e governo dall'altra con la parola «stimoli». Il 16 luglio si terrà in contemporanea alla Camera e al Senato un dibattito proprio per valutare la programmazione economica per il 1997 decisa dal governo. Ieri il presidente del Consiglio, Prodi, ha concordato con i presidenti delle Camere Mancino e Violante la tabella di marcia del governo in Parlamento per il mese appena iniziato. E ci sarà un dibattito (il 17 e 18) anche sulle riforme da fare. Al termine dovrebbe essere approvato un documento di indirizzo, non si sa se comune tra maggioranza e opposizione o separato. Al momento, però, il problema principale per il governo rimane la finanziaria per l'anno prossimo (le riforme competono al Parlamento). Il doppio intervento critico di Mario Monti, commissario italiano all'Unione europea, ha lasciato il segno. Ieri il segretario del pri, Giorgio La Malfa, ha fatto sapere che già il 26 giugno aveva scritto a Prodi per dirgli che «così non va». «Senza modifiche non saremmo e non potremmo essere d'accordo». La Malfa, cioè, chiede vincoli che permettano all'Italia di entrare nel primo gruppo che concorderà la moneta unica europea. Dall'estrema sinistra, anche Cossutta, presidente di Rifondazione comunista, dice che così non va, ma per opposte ragioni: «E' positivo che anche il pds si sia reso conto che il Dpef non va bene e che D'Alema si sia detto disponibile a riaprire una riflessione in Parlamento. Nelle sue forme attuali non può essere accettato da Rifondazione. Speriamo di poter contribuire a cambiarlo nella sostanza». Di fatto, gli interventi del professor Monti hanno creato le prime, serie difficoltà per Prodi. E così c'è anche chi, come i popolari, alleati di Prodi, che cominciano a far aleggiare sulla testa del commissario europeo (nominato dal governo) la minaccia del dimissionamento. «C'è un problema di opportunità politica»: segnalava ieri Pierluigi Castagnetti, del ppi. Pronta le replica di Gustavo Selva, di An: «Solo il Parlamento europeo può farlo dimettere». E si fa avanti ad offrire a Monti «un ruolo importante nella politica italiana, nel Polo, che condivide le sue idee». E l'altro commissario italiano, Emma Bonino, ricorda che i commissari «esercitano le loro funzioni in piena indipendenza, non sollecitano né accettano istruzioni da alcun governo». Di fatto, nel Polo in crisi e alla ricerca di un nuovo capo, il posto di Berlusconi viene offerto anche a Monti. Si spiega così la reazione più misurata di Berlusconi a Monti, rispetto all'entusiasmo dei suoi alleati. Intervento «doveroso». Alberto Rapisarda

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