Sopaf-Akros nozze sfumate
L'assemblea boccia il piano di Roveraro. Cambia il consiglio L'assemblea boccia il piano di Roveraro. Cambia il consiglio Sopqf-Akros, none sfamale Salta la superSim da 4200 miliardi MILANO. Promessi sposi per un mese e poi la rottura: niente da fare, il matrimonio tra la Akros di Gianmario Roveraro e la Sopaf di Jody Vender non s'ha da fare. Così ha sentenziato, ieri pomeriggio, la maggioranza degli azionisti della Sopaf che ha anche auspicato un futuro aumento di capitale da 85 miliardi e votato un ribaltone nel consiglio d'amministrazione. Non rieletti l'ex presidente Francesco Corbellini, i consiglieri Francesco Ceccarini, Lanfranco Girini, Luigi Guatri, Piercarlo Marzani, Emilio Zanetti. Al loro posto Arturo Bastianello (figlio del presidente del gruppo Pam, Tito Bastianello), Vincenzo Morlini, presidente della Cassa di risparmio di Reggio Emilia, Stefano Tanzi, Francesca Zambon, Oscar Zannoni, Nanni Fabris. Dunque, nuovo consiglio, nuovo presidente (forse Giuliano Graziosi, ex Stet). E nuove strategie. Si vedrà. Per ora è accaduto quello che da giorni si vociferava nel mondo finanziario milanese. La «Supersim» di Vender e Roveraro, come era stata subito ribattezzata la nuova Akros Investimenti, 50% Akros, 50% Sopaf, frutto dell'accordo di fine maggio per dar vita a uno dei maggiori gestori italiani non bancari (4200 miliardi di massa gestita, 17 fondi comuni d'investimento, 427 promotori finanziari) era un progetto che trovava molte resistenze dentro la Akros dove la leadership di Roveraro, il fondatore, l'uomo che più di tutti voleva l'accordo con Sopaf, non è più indiscussa. Molti soci, primo tra tutti il gruppo Pam a capo di una specie di cordata dei «piccoli», preferivano strade diver¬ se. In sintesi: non un accordo a metà con Sopaf ma una fusione di Akros in Sopaf. E il perché è facile da spiegare: piuttosto che essere azionisti di una Akros non quotata in Borsa e che sta attraversando un brutto momento (il bilancio '95 si è chiuso in rosso per 111 miliardi, tutti dovuti al settore immobiliare), meglio essere soci di una Sopaf quotata in piazza Af¬ fari dove la partecipazione si può monetizzare in ogni momento. Un'ipotesi, questa della fusione, confermata dal consigliere delegato di Sopaf Giuseppe Daveri: «Molti piccoli azionisti Akros si sono messi in contatto con noi chiedendo la fusione ma l'eventualità era troppo rischiosa». Non ha accettato le avance, la Sopaf. E così, dall'accordo di fine maggio si è passati alla separazione immediata. Lo scontro assembleare tra Roveraro e i dissenzianti (i piccoli, il gruppo Pam, tutti rappresentati dall'avvocato Mario D'Urso) è finito con la bocciatura del progetto proposto dall'amministratore delegato. Archiviato l'accordo, venuta meno l'iniezione di 82,5 miliardi che la Sopaf avrebbe dovuto mettere nella Akros, è stato deciso di convocare una prossima assemblea straordinaria per varare un aumento di capitale da almeno 85 miliardi: ricapitalizzazione nella quale dovrebbero partecipare aumentando la propria presenza (ora che è stato abolito il tetto del 10% per ogni socio) nuovi e vecchi azionisti come la Parmalat di Tanzi. Insomma, pari e patta tra dissenzienti e Roveraro che, stoppato sul fronte Sopaf, si è preso la rivincita imponendo nel nuovo Cda una sua lista. Come dire, da fidanziati a prematuri divorziati. Un esito clamoroso, accolto con apparente fair-play dagli ex promessi sposi. Jody Vender, presidente della Sopaf, si autoassolve da ogni responsabilità: «Ce l'aspettavamo perché avevamo avuto richieste tese a modificare l'accordo che avevamo raggiunto con la Akros, richieste che andavano nella direzione di favorire gli azionisti della Akros: le abbiamo respinte perché oltre certi limiti non si poteva andare». Gianmario Roveraro, amministratore delegato e vicepresidente di Akros, pensa già al futuro, sempre arbitro sia pure con altri soci: «Sono dispiaciuto ma non posso non rilevare come gli azionisti abbiano deciso di dare fiducia alla società». [a.z.]
Luoghi citati: Milano, Reggio Emilia
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