Fusione miliardaria nei cieli di Francia di Enrico Benedetto

Fusione miliardaria nei cieli di Francia Fusione miliardaria nei cieli di Francia PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non è un matrimonio d'amore. Ma può vantare una dote da quasi 20 mila miliardi e per sensale nientemeno che l'Eliseo. Dunque si farà. Dassault la privata e Aérospatiale la pubblica andranno a nozze sin dal '97. Formando un polo aeronautico di primissima grandezza. E sarà una «coppia aperta». British Aerospace e Daimler-Benz Aerospace (Dasa) insomma, le grandi rivali - dovrebbero presto entrare a farne parte. In gioco, beninteso, anche il futuro di Airbus. Unica certezza, per ora: la futura «DassaultAérospatiale» (ovvero «Aérospatiale-Dassault», la pole position è ambitissima in termini simbolici) sarà impresa statale. Jacques Chirac voleva la fusione. E lo disse in termini chiari fin dal 30 gennaio, sorprendendo gli osservatori. L'ha avuta. E con solo 24 ore di ritardo sui tempi concessi ai nubendi per mettersi d'accordo. Scaduto l'ultimatum del 30 giugno, ieri il premier Juppé ha reso pubblica nelle linee generali l'intesa. I dettagli entro il gennaio '97. Si ipotizzava, per realizzarla, il '98. E invece il governo gioca d'anticipo. Già fioriscono le indiscrezioni. La famiglia Dassault conserverebbe il 27% della nuova superazienda. Bottino non disonorevole, ma insufficiente per bloccare decisioni che non le aggradino. L'erede Dassault, Serge, si mostrò peraltro ostile fin dall'inizio all'unione, presagendo massicce interferenze pubbliche. E ancora ieri sera cercava di guadagnare tempo. Vorrebbe prorogare alla primavera ventura l'intronizzazione del colosso. Che, al contrario, Matignon desidera sia ratificata per febbraio. Dicono che Chirac, non perdonandogli l'appoggio a Edouard Balladur nelle Presidenziali '95, abbia voluto punire l'erede di Marcel Dassault. Possibile. Ma pur non escludendo ripicche, lo scenario è meno romanzesco. Le ragioni oggettive per giustificare il nuovo cor- so abbondano. La Francia ha appena varato ristrutturazioni militari severe. Armée professionale, budget al ribasso in ogni settore, arsenali dove gli impieghi da eliminare superano i 10 mila. Il dispositivo non poteva escludere Dassault. Curioso destino, il suo. Ancora 10 anni fa, lavorava all'80% per la Difesa ma gelosa della sua autonomia. Lo Stato non provò mai a inglobarla malgrado l'evidenza strategica lo suggerisse. Sarà che il vecchio Marcel era (come l'intera dinastia) un gollista purosangue, devotissimo alla causa e generoso nelle contribuzioni elettorali. E tuttavia, l'antagonismo con Aérospatiale finiva per danneggiare una Francia che reclamava servigi da entrambi. Così l'establishment ha deciso. Il Mirage e Ariane flirteranno in onore alla raison d'Etat. Ma l'embrassonsnous non s'annuncia totale. Sui motori aerei varrà la separazione dei beni. In altre parole, ciascuno a modo suo. Il resto - da ricordare, fra gli altri, elicotteri, jet executive, iniziative spazial-satellitari, caccia, missili, carghi... - diviene patrimonio comune. Incluse - parrebbe legittimo attenderlo - alleanze e associazioni con gli europartner. Alenia, per esempio. Sarà arduo trovare un assetto istituzionale valido per l'alleanza monstre. Occorre chiarezza, efficacia, precisione. Persuaso, Alain Juppé giocherà forse la «carta tedesca». Cioè direttorio e consiglio di sorveglianza. Sarebbe una première oltralpe. Ma renderà appetibile l'ingresso a eventuali soci esteri. Enrico Benedetto Domenico Cempella

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