«Il cinema italiano è la mia missione» di Giuseppe Ballaris

Scorsese vuol farlo conoscere in America Scorsese vuol farlo conoscere in America «Il cinema italiano è la mia missione» NEW YORK. Martin Scorsese si è dato un compito, anzi una missione: far conoscere il cinema italiano negli Stati Uniti. Insieme con Franco Lucchesi, dell'Ente Cinema, ha varato un'operazione dal titolo «Martin Scorsese presents and Cinecittà International» : porterà nei circuiti culturali di tutt'America una serie di capolavori, ma anche pellicole meno note, e mai arrivate negli Usa, scelti tutte da lui. Saranno copie ristampate, sottotitolate, e, se necessario, restaurate, e si parla anche di una possibile distribuzione home video e televisiva. Spiega Scorsese: «Vogliamo far conoscere questi film nella loro forma migliore soprattutto alle nuove generazioni: chissà che qualche giovane, magari in Ohio, chissà, non diventi scrittore o cineasta... Per esempio a vedere i film di Fellini, qui a New York, è venuto un pubblico compreso, in maggioranza, tra i 18 e i 32 anni. Metterò in rassegna Lattuada, Monicelli, Bolognini, Bava, Cottafavi, Olmi, Blasetti, Totò, tutta la commedia all'italiana; e presenterò pure alcuni film muti, come «Cabiria» di Giovanni Pastrone, che fu realizzato a Torino agli albori del cinema. Per molti, vederlo sul grande schermo, sarà una rivelazione, un kolossal al quale si ispirò anche Griffith». «I primissimi film italiani li vidi su una tv da 16 pollici - prosegue - continua Scorsese avevo sei anni e, se ricordo bene, li trasmetteva il venerdì sera Canale 13, o 11. Li vedevo assieme a genitori, zii, e i nonni, siciliani, che, tra l'altro, non hanno mai preso la cittadinanza americana. Mi spiegavano ciò che succedeva, non capivo la lingua: ma son rimasti fortemente im¬ pressi nella mia mente: penso a "Ladri di biciclette", "Paisà", "Roma città aperta". Quale fu il primo fibn che vide sul grande schermo? «"La Strada", doppiato; e col doppiaggio si perdono il senso dello humour e la sensitività del linguaggio». Ha mai pensato a doppiarli? «Più d'una volta, ne ho parlato con la Miramax, e avevavamo in mente attori del calibro di Pacino, De Niro. Volevamo portare a New York "La voce della luna", l'ultimo film di Fellini, ma non ha funzionato. Era il '92, e Miramax e Cecchi Gori si sono impegnati, ma le sale non l'hanno voluto, qui sono soltanto interessati ai soldi». Pensa che qualche film italiano non sia stato abba- stanza pubblicizzato? «"Il Gattopardo". E' tratto da un libro straordinario, e va visto nella sua intera gloria». Pensando al cinema italiano, quale film le viene subito in mente? «"Otto e mezzo", con quella macchina da presa così fluida: fa tuttora apparire l'Mtv anziana. Presto girerò un documentario sulla storia del cinema italiano. Spiegherò che cosa ha significato per me; e Suso Cecchi d'Amico curerà la sceneggiatura». Girerà in Italia? «Sì, in parte. Ci andrò probabilmente a dicembre, non appena terminato il mio prossimo film, "Kundun". Penso inizieremo dalla Sicilia». Che cosa manca al nuovo cinema italiano? «Devo dire che, invecchiando, vedo meno film, e poi devo anche trovare il tempo di lavorare. Sono soprattutto gli amici a consigliarmi. Conosco i lavori di Amelio, Tornatore, Moretti, Nichetti, "Il postino", "Mediterraneo", e non posso più parlar italiano...». Il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, Gioacchino Lanza Tornasi, ha quindi annunciato un festival su Monicelli, nel '97, oltre a Visconti, completo e restaurato. E' intanto già cominciata la quinta edizione dell'Italian Summer Film Festival, che durerà fino al 21 luglio. Giuseppe Ballaris Qui sopra Martin Scorsese: il regista vuole fare conoscere in America il cinema italiano, al di là dei cliché. A sinistra Totò