«Troppa politica in televisione» di Antonella Rampino

Sinergia nazionale-regionale «Troppa politica in televisione» Melandri: basta con iprogrammi usa e getta 1A QUERCIA E L'INFORMAZIONE UROMA NA rivoluzione copernicana. Dice proprio così Giovanna Melandri, deputato pidiessino con delega di Massimo D'Alema al sistema radiotelevisivo, riguardo alla proposta del suo partito per la Rai. Per il resto, la sua idea è fare della Rai non la Bbc, non la Cnn, e neanche la tv tedesca che tanto piace ad Antonio Maccanico. «Ma, mutatis mutandis, qualcosa di molto simile alla Walt Disney». La sua tv ideale è quella del «Maresciallo Rocca»? «A me è piaciuto. Si può fare di meglio, ma quello è stato un successo, no? Il punto strategico per la Rai è proprio il prodotto. E' da lì che bisogna partire». E' curioso, sentire da una pidiessina l'accusa alla Rai di essersi mossa al di fuori di una logica industriale... «Trascurando il prodotto, la Rai si ò mossa fuori dalla logica naturale del servizio pubblico. Che è quella della qualità». Basta con i nani e le ballerine... «Deve chiudersi la stagione dei prodotti usa-e-getta, dei prodotti monouso, dei rifiuti televisivi. E iniziare invece l'era degli audiovisivi, dell'informazione riutilizzabile, digitalizzabile, e finalizzata alle altre tecnologie». Quali tipi di programmi sono riciclabili attraverso le tecnologie avanzate? «In tv c'è troppa politica, e troppo talk show della politica. Se li ricorda i bei vecchi romanzoni di Sandro Bolchi? Chi li ha più visti? Ecco, i grandi sceneggiati sono il giacimento petrolifero del nostro servizio pubblico. Vanno restaurati. E bisogna produrne di nuovi». Lei dice basta alla Rai usae-getta. Però la Rai è stata usata, e gettata, soprattutto dai politici... «Il pds aveva presentato un progetto, separare la funzione di controllo e indirizzo politico, e quella di amministrazione e gestione. Ci è stato annunciato dal Polo un ostruzionismo pannelliano, totale. Ma la rivoluzione copernicana non si fermerà. Verrà ripresa nel lungo autunno delle riforme che abbiamo davanti». E che ne sarà del disegno di legge che Maccanico ha anticipato proprio al convegno di MicroMega? «Beh, vediamo cosa ne dirà il Parlamento». Nessuno ha capito, però, che cosa sia la «rete federalista». «Una rete che abbia capacità produttiva locale, attraverso tre o quattro strutture macro¬ regionali. Il punto è: con quanta parte del canone verrà finanziata la rete federalista?». Mi spieghi un'altra cosa. Walter Veltroni ha detto che la Rai deve essere co¬ me la Banca d'Italia... «Certo: via i politici dalla gestione dell'azienda. A noi resta, naturalmente, la politica della comunicazione». Già. Ma la Banca d'Italia ha autonomia nella politica monetaria, non solo nell'amministrazione e nella gestione. «Evidentemente la comunicazione è un prodotto diverso». Chi deve guidare la Rai? Tecnici? Professori? «Ci vogliono i professionisti della multimedialità». Fuori i nomi. «Nomi non se ne fanno». Marialina Marcucci? «Marialina ha una professionalità di quel tipo. Ma come lei ci sono moltissimi altri». Eppure Violante ha dichiarato che il peso delle donne, in Rai, è troppo poco. «Se ci sono donne che hanno in mente un telespettatore-citta¬ dino, e non consumatore, come era per la Moratti, ben vengano. Ma non ne farei una questione di genere». E' vero quel che si dice, che l'ultima parola sulla Rai l'avrebbero i popolari? «Senta, tutte le forze politiche di questo Paese sono interessate al sistema radiotelevisivo. Oggi, la classe politica ha il dovere di garantire una sola cosa. Che il governo della Rai sia competente, di altissimo profilo, che abbia idee strategiche e che ripristini pienamente la funzione del servizio pubblico». E ci sono, queste figure? «Le troveremo. Si tratta di un processo asintotico». Dal dizionario Devoto-Oli: Asintotico. Si dice di ciò che tende ad avvicinarsi sempre più a qualcosa, senza mai raggiungerla. Antonella Rampino Giovanna Melandri