Mafia forse sentito Berlusconi di Francesco La Licata

Tam-tam nel palazzo di giustizia di Palermo: il Cavaliere ascoltato come testimone Tam-tam nel palazzo di giustizia di Palermo: il Cavaliere ascoltato come testimone Mafia, forse sentito Berlusconi Dell'Utri interrogato 10 ore: «Esame superato» PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Dice Marcello Dell'Utri, abbandonando i corridoi della procura della Repubblica: «Berlusconi? Non vedo come possa essere coinvolto in questa indagine. Neppure come persona informata dei fatti». I cronisti incalzano: non sarà interrogato anche il Cavaliere? «Non mi è stato detto da nessuno», è la risposta. Eppure da ieri mattina è in azione un martellante tam-tam che dà per certa la convocazione «nell'immediato» di Silvio Berlusconi. Anzi, visti i tempi dell'inchiesta (il 20 luglio scadono i termini), c'è qualcuno che ipotizza l'interrogatorio dell'ex presidente del Consiglio «entro questa settimana». Naturalmente senza «complicazioni» - leggi avvisi di garanzia o altro - che possano allungare i tempi dell'inchiesta. Questa volta non si è arrivati alle 12 ore di confronto, per il parlamentare di Forza Italia. Il faccia a faccia coi magistrati della procura di Palermo - che ipotizzano il reato di concorso esterno in associazione mafiosa - è durato soltanto dieci ore e trenta minuti, con qualche pausa «fisiologica». E deve essere stato un incontro più rilassato del precedente, se è vero che l'indagato non ha voluto sottrarsi al fuoco di fila delle domande dei giornalisti. E' stato di parola, Marcello Dell'Utri. Ieri mattina, avviandosi verso il corridoio del secondo piano, aveva promes- so ai cronisti: «Ci vediamo, tranquilli. Questa volta non me ne vado». Unica precauzione del parlamentare, rispetto a mercoledì scorso: neppure una sillaba in dialetto palermitano. Dell'Utri ha risposto a tutte le domande dei cronisti, sottoli¬ neando che la sua impressione è che l'interrogatorio «è andato bene, anzi benissimo». Si è concessa anche qualche battuta: «Credo di aver superato gli esami, vedremo gli scrutini». Ha paura? «Non ho paura di nessuno». La stessa risposta l'ha data quando gli è stato cliiesto se temesse il «peso» delle rivelazioni dei pentiti. Quanti sono i collaboratori che l'accusano? «Non so, due, tre. Sono tanti». Crede in un complotto? «Non si tratta di queste. I magistrati possono essere in un certo senso fuorviati da quanto dicono i pen¬ titi». La famosa sua teoria del quadro impressionista? «Sì, loro compongono un quadro spesso confuso con qualche pennellata verista». Ma la cena con Calderone c'è stata, vero? «Io direi che non era una cena con Calderone, né un summit come qualcuno ha scritto. Eravamo a tavola con Mangano e c'era anche Calderone che non conoscevo allora e non conosco neppure adesso». Ma Mangano... «Era un nostro dipendente, faceva il fattore ad Arcore, non lo stalliere. Accompagnava a scuola i figli di Berlusconi». Pentito di quella conoscenza? «Io un catte con Mangano lo prenderei persino oggi, anche se è stato in carce¬ re. Non vedo il motivo di rinnegare le vecchie conoscenze, e comunque sono l'atti molto lontani negli anni». Si ò parlato molto di Mangano, ma anche di Gaetano Cina. «Certo che lo conosco Cina. Avete scritto che è mafioso, ma questo non risulta a nessuno. E' un'amicizia che risale a quando ero presidente della Bacigalupo». E si e parlato di politica. E' lo stesso Dell'Utri che sposta il discorso. Esordisce con una «lode» peri magistrati: «Hanno premesso che quanto mi avrebbero chiesto oggi non aveva nessuna attinenza con la politica». 1 discorsi, tuttavia, hanno riguardato Forza Italia e le presunte infiltrazioni mafiose paventate da più parti. «Mi sono stati fatti nomi di Palermo, di Catania, nomi trovati nelle mie agende: ho avuto modo di specificare quelli che conosco e quelli che non ho mai visto». E si è parlato di aziende e società. «Mi è stato chiesto di Pino Mandalari, ma non lo conosco». E" stato fatto il nome di Ciancimino o di prestanomi dell'ex sindaco? «Di prestanomi non si e parlato, di Ciancimino abbiamo parlato la volta scorsa». Le è stato contestato il riciclaggio? «Assolutamente no». Scambio di voti, alle recenti toniate elettorali? «E' stato sempre esercitato il controllo sulle candidature di Forza Italia». Pentito di aver indotto Berlusconi ad entrare in politica? «E perché? E' una cosa che andava fatta». Dell'Utri non si ferma e a mitraglia risponde alle mitragliate dei giornalisti: «Non abbiamo chiesto nessun confronto, non spettava a me d'altra parte». «Il triangolo mafia-politica-Forza Italia non esiste. E' chiaro che si è parlato di possibili pressioni di ambienti maliosi, ma roba che è uscita su tutti i giornali». Insomma, per Dell'Utri tutto è chiarito. Bisognerà vedere cosa ne pensa la procura. Lui, intanto, respinge qualunque invito alla polemica e a chi gli chiede cmal è stato il momento più sgradevole della giornata, risponde: «Un caffè troppo zuccherato». Francesco La Licata Il manager sotto inchiesta: «Non ho paura di nessuno Aspetto gli scrutini e spero in un bel voto» Il parlamentare di Forza Italia Marcello Dell'Utri, ex «numero uno» di Publitalia. In alto: Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Arcore, Catania, Cina, Palermo