Kemp a passo di cinema di Luigi Rossi
«Sogni di Hollywood» ha aperto il diciottesimo Vignale Danza «Sogni di Hollywood» ha aperto il diciottesimo Vignale Danza Kempq passo di cinema Premio del Festival al mimo inglese VIGNALE. Lindsay Kemp a braccetto con Marlene Dietrich e Rodolfo Valentino. Con i nuovi «Sogni di Hollywood», spettacolo di apertura del diciottesimo Vignale Danza, il fosforescente danzatore e mimo inglese torna ad un suo mito prediletto, quello del vecchio cinema, che aveva già trattato con successo in «The Big Parade» e in altri suoi spettacoli. Circondato da una sorprendente compagnia del Teatro Nuovo, che in una lunga preparazione ha perfettamente assimilato il suo stile e i suoi tic, Kemp si è mosso come un sarcastico demiurgo che evocava care ombre del passato di gloria. Si è presentato come un decrepito addetto a polverosi studios californiani che si trasforma di volta in volta in un regista pioniere con macchina da presa a manovella e megafono, oppure lui stesso attore come il colorato Dracula di Bela Lugosi o un danzatore in frac che affianca lo squadrone di «girls» in un «musical» di Busby Berkeley. Il musical è al centro della breve rievocazione, sia esso affidato al tango di Valentino (impagabili gli svenimenti delle partners tra le sue braccia) o alla immancabile rievocazione della coppia Ginger Rogers e Fred Astaire. Il finale, che porta all'entusiasmo il pubblico, è un po' modellato su «Chorus Line» e impegna i ragazzi torinesi ad una disciplina tipo Broadway non certo abituale nei nostri complessi. Pur con innumerevoli riferimenti e citazioni come quella de «La Bella e la Bestia» di Cocteau, Lindsay Kemp resta sempre se stesso, il poetico clown che conosciamo, forse con un po' meno cattiveria e grinta del solito e con una punta di malinconica nostalgia. Per riconoscere il suo impegno in favore del festival monferrino, al termine della rappresentazione, gli è stato consegnato il premio «Vignale Danza». La serata inaugurale si è avvalsa di un'altra prestigiosa ospitalità, quella dell'italiana Pompea Santoro, da anni ormai stella del Cullberg Ballet di Stoccolma. Ha eseguito un drammatico assolo di Carolyn Carlson su musica di Gavin Bryars «Sinking of Titanio», dedicandolo ad un'altra tragedia quella della Fenice. Con il suo abituale partner di compagnia Veli Pekka Peltokellio ha inoltre realizzato il passo a due dal «Focolare» di Mats Ek su musica di Philip Glass. La Santoro ha sostituito a sorpresa e con mirabile umiltà una collega indisponibile in «Jardi Tancat», espressione catalana come il canto di Maria Del Mar Bonet che lo accompagna, che significa «Giardino chiuso». Una appassionata invocazione della terra arida e desolata che il coreografo iberico Nache Duato ha affidato alla compagnia del Nuovo. Che, nel settore maschile, ha offerto anche una riuscita interpretazione dell'arduo balletto di Robert North «Troy Game». Replica venerdì 5 luglio. Luigi Rossi Lindsay Kemp star di Vignale Danza
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