CALCIO ANTICO di Roberto Beccantini
Oggi a Palermo CALCIO ANTICO che sbandiera un fuorigioco (di Kuntz) che l'arbitro (Pairetto) non coglie e, quando i cechi lo invitano a chiedere lumi, giudica, con una buona dose di faccia tosta, passivo, preso com'è a non guastare il tripudio teutonico. Visto che è la terza volta che i tedeschi salgono sul podio più alto, la terza in dieci edizioni, andiamoci piano con le etichette, con gli slogan, con i giudizi sommari. Mai ci saremmo immaginati che la coppa destinata a Matarrese potesse venir consegnata da una allibita Elisabetta a uno scarto dell'Inter, Oliver Bierhoff, entrato al 69' e autore della doppietta che ha steso gli orgogliosi cechi, lanciati in orbita da un ri¬ gore fasullo (ahi, Pairetto), propiziato da un ombroso Poborsky e trasformato da Berger. Reti d'oro, quelle di Bierhoff. In tutti i sensi: specialmente l'ultima, all'avvio dei supplementari, favorita da una topica del portiere e avvolta nel giallo di una bandierina platealmente agitata. E' stata una finale noiosa, confusa, a lungo inguardabile, specchio fedele di un rodeo avvilente, funestato da arbitraggi scandalosi. I tedeschi ci erano arrivati a pezzi, e sull'onda di censurabili favoritismi. I cechi, già sazi dei passi compiuti, si sono votati a un mordi e fuggi di italianissima memoria. Berti Vogts ha ruotato le forze residue come meglio non avrebbe potuto. Che a risolvere sia stato un panchinaro bocciato e avvilito, contribuisce a rendere ancora più paradossale l'esito. . . La lezione della Germania e l'albo d'oro, tre titoli mondiali e, da ieri notte, tre titoli europei, il potere che smuove dietro le quinte, la scorza leonina di chi ne indossa la casacca, non la fragranza della manovra, non la smania di lasciare messaggi ai posteri. Sì, sono stati Europei tecnicamente orrendi, e allora? Scandalizzarsi è più ipocrita che inutile. E coloro che, alla vigilia, farneticavano di calcio avvolgente, abbiano il buongusto di battersi il petto. Dov'erano quando gli allenatori, nel più conformista dei silenzi, hanno scalzato i giocatori dal cuore del gioco, riducendoli a banali rotelle, invidiosi del loro ruolo? Ha vinto la gabbia, il catenaccio mascherato, la cultura, proterva, di un esasperante tatticismo. E' tornato il libero, ammesso che qualche volta si fosse assentato. Gli arbitri ne hanno combinate più di Carlo in Francia: e questo, perché imbottiti di prediche e drogati di suppliche, quasi sempre contraddittorie. L'Italia, in compenso, è stata l'unica a pagare per essersi staccata troppo da terra. Suo rimane il calcio più gradevole (il secondo tempo contro la Russia, la prima mezz'ora contro i tedeschi), ma anche il rimorso più devastante. Sarebbe stato sufficiente non prendere sotto gamba i cechi, tranello nel quale è caduto Sacchi. Gli dei ti perdonano tutto, tranne i deliri di onnipotenza. E così, per spegnere le luci di Wembley, abbiamo dovuto fare un fischio a Pairetto. Che, dalla fretta, le ha pure spente male. Roberto Beccantini
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