Cosa Nostra si vendica tre volte

GUERRE DI MAFIA Palermo, i cadaveri semicarbonizzati scoperti dai carabinieri dopo una telefonata anonima Cosa Nostra si vendica tre volte Torturati e incaprettati nel paese del boss Brusca GUERRE DI MAFIA PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tre vittime della mafia in una notte, due a San Giuseppe Jato e un terzo a Bagheria. I primi due sono stati torturati e incaprettati per morire strangolandosi da soli appunto come fanno i capretti negli ovili. Quindi bruciati nel rogo della Fiat Regata di un amico. Questa la terribile fine di due «picciotti» di San Giuseppe Jato, il paese del boss-animale Giovanni Brusca, il figlioccio di Totò Runa accusato di aver rapito e fatto strangolare dopo due anni di segregazione il bambino Giuseppe Di Matteo figlio del pentito Santo Di Matteo e di averne fatto sciogliere il gracile corpicino in un bidone colmo di acido. «Le due vittime rinvenute carbonizzate ieri notte dopo una telefonata anonima ai carabinieri sono Benedetto Gambino di 27 anni e Pietro Lo Re che i 25 anni li compiva proprio sabato. Nella piccola trazzera che taglia in due un fitto canneto nelle campagne di contrada Muffoletta di San Cipirello (paese attaccato a San Giuseppe Iato da cui lo separano ormai soltanto antiche rivalità campanilistiche) i carabinieri sono andati a colpo sicuro su indicazione dell'uomo che, dopo averli avvertiti alle 2 di notte, ha immediatamente interrotto la comunicazione. Gli inquirenti son quasi certi che il telefonista sia imo degli assassini. Una scena raccapricciante. Lo Re quasi liquefatto era legato con un filo spinato nel bagagliaio della regata, Gambino era pochi passi più in là, pure lui con filo spinato attorno al collo, ai polsi e alle caviglie. Il luogo è nei pressi del bunker scoperto due mesi e mezzo fa in cui Giovanni Brusca aveva fatto imprigionare il piccolo Di Matteo e in cui, in un sotterraneo impenetrabile, la cosca aveva un vero arsenale comprendente un lanciamissili e 10 bazooka oltre a un'impressionante quantitativo di mitra, bombe, fucili, rivoltelle e pistole. Scarne le informazioni date da familiari e amici delle due vittime. A San Giuseppe Jato, da quando Brusca è latitante, e forse di più, ora che è stato final¬ mente catturato, la paura come si suol dire si taglia a fette. Maria Maniscalco, 5 sindaco donna del pds ha subito un attentato, ma non ha ceduto di un centimetro e il suo esempio ha incoraggiato la gente, ma è indubbio che la mafia qui fa ancora tremare. Giuseppe Monticciolo, il pentito che con le sue preziose rivelazioni ha contribuito a incastrare il boss del paese a 35 chilometri da Palermo, ha avuto incendiata la casa. Ritorsioni so¬ no state messe in atto anche nei confronti di suoi parenti. I carabinieri adesso tentano di scoprire se, e in quale misura, Pietro Lo Re e Benedetto Gambino possano essere entrati nelle sconvolgenti ultime vicende del clan di San Giuseppe Jato. E' questo il nucleo stproco di Cosa Nostra che con la cosca della «alta mafia» della vicina Monreale il Primo Maggio 1947 gestì la strage di Portella della Ginestra (11 morti oltre 50 feriti) eseguita poi dalla banda Giuliano. Le indagini sono ostacolate dall'omertà. I due giovani, mercoledì sera, non erano rincasati. Non se n'era saputo più niente. Può darsi che siano stati uccisi quel giorno stesso o la notte seguente o che siano stati trattenuti in un covo della mafia nella zona per essere poi uccisi, bruciati, abbandonati ieri notte. Il terzo delitto a Bagheria: Filippo La Mantia, 21 anni, è stato assassinato con due colpi di pistola in un agguato in via Consolare a Bagheria. Gli hanno sparato mentre era sulla sua moto nel cortile di un antico edificio abbandonato nel centro del paese. Si batte la pista del regolamento di conti nel mondo della droga, controllato dalle cosche, [a. r.] Killer in azione a Bagheria Capoclan massacrato mentre viaggiava in motocicletta Uno dei due cadaveri trovati a San Giuseppe Jato