«Massimo e Occhetto volevano annientarli» di Augusto Minzolini

«Massimo e Occhetto volevano annientarli» «Massimo e Occhetto volevano annientarli» IL RIFORMISTA MACALUSO ROMA EL pds durante Tangentopoli ci fu chi ritenne che si poteva distruggere il psi per poi prenderne i cocci. Tranne noi riformisti, tutto il gruppo dirigente di Botteghe Oscure, da Occhetto a D'Alema, seguì questa linea. I due erano d'accordo. Si differenziarono solo sul governo .Ciampi: Occhetto voleva che il pds partecipasse, mentre D'Alema fece di tutto per evitarlo». Ricordi di Emanuele Macaluso, cioè dell'esponente pidiessino che più di tutti si è gettato in questa avventura di rimettere insieme la sinistra italiana. A dir la verità lui è da quarant'anni che ci prova e i buoni e i cattivi momenti di questo difficile rapporto li ha vissuti tutti. Macaluso esordisce con l'immancabile citazione di Norberto Bobbio: «Gliela leggo è del '76: "Tanti che si preoccupano del destino del partito socialista e non si rassegnano a considerarlo un cadavere perchè una volta sepolto si sentirebbero orfani e derelitti"». Sì, ma voi ci avete provato ad uccidere il psi? «Purtroppo sì. Pure nel 76, dopo quel risultato elettorale catastrofico per i socialisti, molti, a cominciare da Berlinguer, considerarono chiusa la partita e affrontarano il problema di come assorbire quel 10%. Il Midas fu la reazione giustificata del psi». Questa è stata solo la prima volta... «C'è un lungo elenco di guerre e di occasioni perdute, in cui l'unità a sinistra poteva essere fatta. Ma le responsabilità ricadono su entrambi. Alla fine della solidarietà nazionale, ad esempio, il pei snobbò il primo tentativo di Craxi di fare un governo. Poi, nei primi mesi dell'81, Berlinguer fece un discorso a Cagliari che fu interpretato come un "sì" alla candidatura di Visentini e una non chiusura ad una presidenza socialista. Un mese dopo in un'intervista io stesso dissi di sì all'ipotesi di Craxi a Palazzo Chigi ponendo come condizione l'unità della sinistra. L'indomani la segreteria del partito mi sconfessò. Insomma, per il pei un socialista mai». Craxi presidente del Consiglio lo è diventato lo stesso... «E Luciano Lama che apprezzò la cosa fu lapidato dal pei. E quello era il psi che stava attraversando la sua fase migliore, quella che adesso D'Alema giudica positiva... In realtà oltre alla politica c'era la diversità di carattere tra Berlinguer e Craxi, non si prendevano. Berlinguer proprio non lo sopportava... E pensare che nel febbraio dell'83, dopo un incontro alle Frattocchie, i due firmarono un documento contro l'uso politico della giustizia». Erano i tempi del «craxismo buono»? «Già, dopo sbagliò Craxi. Cambiò linea e si legò alla de in un rapporto di potere. Nell'87 Natta tentò ancora ma la politica di Craxi divenne disastrosa. La nostra opposizione si fece aspra e il solco incolmabile». E arriviamo ad Occhetto. Fu lui a perseguire la strategia dell'annientamento del psi? «No, fu una nobile gara tra Occhetto e D'Alema. Quest'ultimo prima andò nel camper di Craxi con Veltroni per far capire al segretario del psi che doveva scegliersi come interlocutori nel pei, non i riformisti come me, ma quelli come lui. Poi aderì nell'ultima fase a quell'iniziativa che fu chiamata "sinistra di governo", lanciata da noi riformisti che puntava all'unificazione dei due partiti. Ma arrivò Tangentopoli e spazzò via tutto...» Ci furono anche le monetine contro Craxi. Oggi Folena parla di sbaglio. Ma quella manifestazione fu del pds? «No, non credo. Era l'atmosfera. E' vero, però, che non fu stigmatizzata dal partito. Però i maggiori errori furono commessi dai socialisti. Se ci fosse stata più democrazia in quel partito poteva venir fuori un'alternativa a Craxi e 0 partito socialista si sarebbe salvato». Il pds potrebbe avere la stessa degenerazione? «L'antidoto è che le scelte sulle nomine degli enti le debbono fare le istituzioni». Riserve su Testa all'Enel? ((Appunto. Eppoi deve essere garantita la democrazia nel partito, non deve esserci un deus ex-machina». Chi coltivò buoni rapporti col psi fu perseguitato? «Certo! Nel '92 ero capolista a Palermo e non c'è stata nessuna delle federazioni della mia circoscrizione che ha indicato il mio nome in una sezione. Anzi, il partito pilotò una campagna elettorale a tappeto contro di me, dicendo che chi votava me, in realtà, votava Craxi. E pensare che io non l'ho mai incontrato, ero diffidente». Il problema Craxi, comunque, rimane un macigno nel rapporto tra voi e i socialisti... «Che lui abbia delle responsabilità penali non c'è dubbio. Lui è andato oltre il finanziamento della politica. Poi, qualche giudice ha esagerato. C'è stato un giudice di Napoli che addirittura lo ha indicato come uno dei mandanti del rapimento del figlio di De Martino. Non accetto, però, la teoria del complotto. Si può dire che si è sbagliato a dare un'im- magine delle vicende di Tangentopoli per cui tutto il marcio, tutta la corruttela era nel psi, ma questo non significa che Craxi non ha le sue colpe, pesanti. La contessa Agusta, Troielli esistono...» Folena è disposto a far tornare Craxi in Italia se ha bisogno di cure... «Sono d'accordo. Sarebbe la dimostrazione che non c'è accanimento». E adesso? «Il problema socialista non si risolve mettendo insieme Boselli, Spini e gli altri. Né con il rapporto diplomatico tra D'Alema e Amato. Bisogna coinvolgere quelli che erano i quadri medi del psi, gli elettori. E' importante come prepareremo il nuovo partito, come faremo il congresso. Ha ragione Occhetto quando dice che il pds non deve presentarsi come blocco. Il gigante non può federare i nani. Visto che il pds ò composto da anime e bene che si scomponga. Così quelli che hanno nel pds più affinità con Amato potrebbero fare una loro componente, Tortorella potrebbe fare la stessa cosa con i comunisti unitari. Così pure D'Alema, Occhetto. Ci vuole un'operazione verità. E' essenziale. Non dimentichiamoci che la sinistra è al suo minimo storico sul piano dei voti». Lei ci crede? «Sì, ma non quando leggo Veltroni. Dice cose del tutto diverse da D'Alema, ma non presenta una mozione congressuale. Questo è doroteismo. Il confronto politico tutti e due lo fanno con le interviste. Questa è ima concezione craxiana dei partiti». Augusto Minzolini «Facevano a gara per cancellare anche le cose buone di Craxi» Nella foto grande: Emanuele Macaluso In alto a sinistra: Fausto Bertinotti Qui accanto: Massimo D'Alema

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