IL BARDO ECO BARDO' LA BARDOT di Stefano Bartezzaghi

IL BARDO ECO BARDO' LA BARDOT IL BARDO ECO BARDO' LA BARDOT Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibrì via Marena 32 ■ 10126 Torino ORREI riuscire a fare un po' di spazio a Ross Perot in questa strofa che mi ha mandato Umberto Eco (Milano): LA TEMPESTA Il grande anglista, in un momento prospero scrisse un saggio su Ariele (e anche su Prospero). «Ai miei lettori non importa un prospero», disse, «a me non può che far buon prò (spero)». La strofa si regge sul principio della «rima equivoca»: due parole uguali stanno in rima fra loro, avendo un significato differente per ogni verso. Così Prospero è nome proprio, aggettivo («favorevole») e sostantivo (romanesco per «fiammifero, zolfanello», da cui l'uso figurato per «cosa di poco valore»). Ma ecco già l'ultimo verso introduce il principio della «rima franta», che in enigmistica sarà suppergiù la sciarada; prò, spero. In un'altra strofa analoga, Eco LA TEMPESTA mette in posizione di rima le parole: bardo, Bardo, bar dò, Lombardo, Bardot. Capisco che questa sequenza di rime possa incuriosirvi, tanto più che il titolo della strofa è: Progetto infame di pellicciaio. Questa e altre strofe di Eco si potranno leggere la prossima settimana nel terzo numero di Golem, che è una rivista multimediale, ma così multimediale che ci sono dentro addirittura io. Posso farle pubblicità perché per ora è gratis. Gratis, quindi, quanto lo può essere Internet: gratis per chi ha il computer, e il modem, e lo spinotto, e l'accesso, e quant'altro serve a questo mondo per poter scrivere una sequenza di lettere (nel caso specifico: http://www.golem.iol.it) e trovarsi una bella rivista dentro al proprio computer. Ancora su Golem: il direttore è Danco Singer, gli danno una mano lo stesso Eco e Gianni Riotta. Ancora su Internet. Da qualche tempo vedo fra i titoli di coda di Blob un indirizzo Internet che sembra più che altro una parodia degli indirizzi In¬ ternet (per la precisione assomiglia al codice fiscale di un insulto: blbstczz). Sarà il primo caso di parodia degli indirizzi Internet? Mah. Torniamo alle rime di Eco. Bardo e Bardot non fanno rima, anche considerando che la T di Bardot non si pronuncia. Dirà il saggio: è una rima per l'occhio, funziona a vederla ma non a pronunciarla. Gli fa notare lo sciocco: no, perché l'occhio percepisce quella T in più nella grafia della Bardot, e allora non è rima all'occhio né rima all'orecchio. Normalmente il saggio a questo punto si mette a far della saggistica, e restiamo solo noi sciocchi, in compagnia di Eco che è saggio autore di saggistica, ma è anche più frivolo autore di queste ^definibili strofette (i saggi rimproverano a Eco questo genere di divertimenti: una volta lo hanno anche accusato di andare a mangiare in pizzeria). Diciamo che in questo gioco c'è una sequenza di lettere o suoni che deve trovarsi alla fine di ogni verso, indipendentemente dall'accento STEPHEN KING: LA TANA VGLTOFO guarda, figliolo/ un giorno TUTTO qufsto sara' tuo' aaa proprio nflla famiglia runa dovevo nasgfrf? ' aa LA VIGNETTA DI MARAMOTTI tonico: Se non bardo va il lomBARDO e la BARDOt, allora con Prospero ci può anche stare il viP ROSS PEROt. Se è una rima, è una rima che deglutisce di tutto, una rima esagerata (che, non per rima ma per assonanza, ci può ricordare la «Vita spericolata», «esagerata», «piena di guai» di Vasco Rossi; vengo a sapere dai giornali che di questi tempi Vasco Rossi canta quella sua bella canzone sostituendo alla parola vita un'assonanza che non è rima). Ho provato anch'io a fare una strofa in rima esagerata: L'AZZARDO DEAGA NELLA NUOVA SODOMA Di merce venduto un lotto in piazzai Lorenzo Lotto contro se stesso ei lottò per non giocar tutto al lotto sul 20, il 36, l'8 Infine incontrò Lot: «to'»! [sorpreso dall'incontro, il protagonista rimane di sale) In realtà è una strofa a rima esagerata-moderata: la rima esagera- ta-esagerata prevede tutte le parole che finiscono per -lotto: agnolotto, salotto, cubilotto, borlotto..., sifolotto. Ho scritto impunemente la parola sifolotto, che ai più non sarà familiare. Lo Zìffol è, in milanese, il fischietto o zufolo. Il dizionario del Cherubini, pudico, gli attribuisce anche significati gergali di «Zipolo, Zugo, Pinco, Mentula», e chi ha orecchio per intendere intenda. In qualche suo modo, sifolo arriva a estendere la sua regione semantica fino al significato aggettivale: «malfunzionante, di scemata efficienza» {gamba sifulina): leggermente zoppa; mente sifula: leggermente stupida). A un maldestro si dice «sifulott de-menta»: è un insulto a due livelli. Primo livello, surreale «sei una caramella di menta a forma di fischietto» (zufolo fatto di menta); secondo livello, letterale: sei un doppio idiota (sifolotto, demente). Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Milano, Torino