L'AVO DI FORREST di Oreste Del Buono

L'AVO DI FORREST L'AVO DI FORREST / Gumps, una genealogia d'America che ritorna nel film di Robert Zemeckis A destra, una scena del film «Forrest Gump» e una vignetta dì Gud Edson, il continuatore diSyd Smith (1939) Sotto: la signora Gump La striscia, prima disegnata da Smith, poi da Edson, durò fino al '59 L caro Stephen Becker nel suo insuperabile studio Comic Art in America, già citato, diceva dei Gumps: «Se Andy Gump fosse reale sarebbe un mostro - non ha mento né capelli, la sua bocca è una fessura sotto i mustacchi da orecchio a orecchio. Non è reale, e non sono reali le specifiche avventure della famiglia Gump. Ma i moventi che animano i Gumps sono i moventi che animavano gran parte delle famiglie americane negli Anni Venti, e continuano ad animarle. Son quelle cose che si tende ancora a definire come le "antiche virtù americane". Ambizione è una, orgoglio è un'altra. Andy potrà apparire ridicolo, ma non s'inchina a nessuno; potrà apparire povero, ma è astuto e coraggioso quanto il miliardario Uncle Bim...». Nell'entusiasmo, l'autore di Comic Art in America non riusciva a fermarsi, e continuava: «La moglie di Andy, Min, non sarà una bellezza e questo è il massimo a cui arrivi la nostra galanteria in proposito - ma ha una famiglia, e alla famiglia monta la guardia con la ferocia di una mamma orsa. Anche il giovane Chester ha una personale tenacia: l'ambizione e l'orgoglio ereditati dal padre, con l'aggiunta della naturale cocciutaggine di un giovane che si misura con gli adulti, Tilda, la vecchia zitella, è repellente quanto Andy fisicamente, e, quanto Andy, è accanita socialmente...». Forse Becker, curioso appassionato, affettuoso osservatore di un fenomeno che lo divertiva, per render giustizia ai personaggi di Syd Smith svillaneggiati dall'impareggiabile Gilbert Seldes peccava per un difetto diverso ma ugualmente fazioso di quello del loro denigratore? Mentre Seldes in quella striscia non aveva visto nulla, Becker insomma ci vedeva tutto, e qualcos'altro, di più. La sua interpretazione dell'immediata fortuna dei Gumps è abbastanza azzardata: «Min era casalinga», scrive Becker, e vai la pena di ricordare che homeling in inglese significa sia «casalingo» sia «brutto», «e questo era il destino delle lettrici dei giornali perché a leggere a casa non restavano le non brutte, tutte fuori a mettersi in mostra e a ballare. Ogni donna americana per la quale la bellezza e la frivolezza fossero un affronto e ce n'erano una quantità agli inizi degli Anni Venti - approvò Min Gump, e simpatizzò con la sua causa e Andy si ebbe un'approvazione maschile perché era uglyi>, che in inglese significa sia «energico» sia «brutto». Il segreto del trionfo della mostruosa famiglia - in confronto ai Gumps gli Addams sono tutti opere d'arte, cesellate, leccate, stucchevoli - sarebbe consistito, dunque, secondo Becker nel loro essere homely e ugly casalinghi e brutti, brutti ed energici. Quelli che, per forza, non mollavano, che si rifiutavano di lasciarsi travolge re. A lungo andare, la striscia di ventò un gran rigurgito di discus sioni economiche sempre meno grandiose, di calcoli sempre più accaniti, di progetti sempre meno generosi. Una resistenza gretta in cui le «antiche virtù americane» finivano per irrancidire, l'ambizione e l'orgoglio si trasformavano nell'ottusa intolleranza di chi si ostina a temere e odiare la diversità. Dopo sei anni di trionfi, Syd Smith firmò nel 1925 un fastoso contratto da un milione di dollari, centomila dollari all'anno per dieci anni. E nel 1935 ne firmò un altro da centocinquantamila dollari all'anno per cinque anni, ma non potè goderne molto. Un'ora dopo aver firmato, infatti, era già morto per un incidente d'auto. La passione per le automobili fu fatale a più di un autore di fumetti. Rapì anche il grande Alex Raymond, creatore di Flash Gordon e di tanti altri eroi avventurosi. Naturalmente, i Gumps non potevano non sopravvivere a Syd Smith. Erano un filone troppo fruttuoso perché la scomparsa del loro titolare potesse significare la loro scomparsa. Del resto Syd Smith, che pur si vantava di riuscire a disegnare una strip intera in 59 secondi, si era giovato sin dai primi successi di validi collaboratori. Harold Gray, futuro titolare di Little Orphan Annie, lo aveva aiutato per ì disegni e Sol Hess, futuro titolare di Tlie Nebbs lo aveva aiutato per i dialoghi. Brandon Walsh, futuro titolare di Little Annie Rooney, lo aveva aiutato in buona parte delle sceneggiature che poi erano state disegnata da Stanley Link. Ma Stanley Link che, come Brandon Walsh, aveva tentato nuove vie, anche esotiche, per i Gumps, puntando più che sul padre o la madre, sul figlio Chester, appioppandogli la compagnia del sentenziosissimo Ching Chow, rifiutò esplicitamente di succedere a Syd Smith e il Ctnyns ovvero il Chicago Tribune New-York New Syndicate, fondato nel 1919 dal capitano Joseph Patterson, bandì una specie di concorso per la successione. S'impose Gus Edson, un discreto cartoonist che prima di arrendersi al fumetto aveva compiuto qualche tentativo per farsi strada in pittura. Il primo incontro tra Gus Edson e il capitano Joseph Patterson fu significativo. Il padrone ci teneva a sdottorare sulla filosofia del suo sindacato che consisteva nel mettere insieme nella stessa striscia i generi più diversi, humour, soap opera, family strip, adventures. Compiaciutamente, dichiarava di preferir la «verità umana» all' «umorismo». Gus Edson si sforzava di mostrarsi deferente e riconoscente per la lezione. Ma i discorsi generici si prolungavano troppo. Più il padrone magnificava le inesauribili proprie doti, più in Gus Edson aumentavano la diffidenza e l'impazienza. E così, a un certo punto, si trovò a interpretare un'esemplare situazione da Gumps. «E allora il nostro contratto?...». Gus Edson interruppe gli sproloqui del capitano Joseph Patterson sulle virtù del defunto Syd Smith, ovvero sulla capacità che aveva avuto il predecessore nel realizzare i suoi suggerimenti. «Il contratto?», si stupì il capitano Joseph Patterson e aggiunse in un miscuglio di risentimento per la mancanza di rispetto da parte dell'interlocutore e nel ricorso alla megalomania padronale per ristabilire le doverose distanze sociali: «Non si usano contratti qui da noi. Neppure io ne ho uno...». «Sì, ma voi non ne avete bisogno», replicò Gus Edson, come avrebbe replicato Andy. Il contratto fu fatto e rispettato da tutt'e due le parti. Per vendicarsi di quella msuborclinazione iniziale ma anche per interesse commerciale, il capitano Joseph Patterson non smise di predicare al successore l'imitazione in tutto e per tutto dello stile del predecessore Syd Smith. Ma già da quella imitazione tassativa si poteva intuire che Gus Edson era miglior disegnatore di quanto lo fosse mai stato Syd Smith. Ovvero era peggiore nel senso che ricorreva al manierismo per rimediare al fatto che di per sé era meno istintivo, meno popolaresco, meno legato e meno confondibile con i personaggi ereditati. Successivamente furono i personaggi stessi a raffinarsi, al modo, ovviamente, in cui possono raffinarsi dei Gumps. La striscia durò sino al 1959. Gus Edson morì noi 1966, ma non disegnava più, scriveva i testi per Don di, una striscia disegnata da Irwin Hasen che narrava la delicata storia di un orfano di guerra italiano adottato da una famiglia americana in una piccola città. Di Gumps e Gump, però, si direbbe esista una certa robusta nostalgia. Almeno a giudicare dai sei Oscar assegnati per il 1995 (miglior film, miglior regista, miglior interprete ecc.) a Forrest Gump di Robert Zemeckis, vicenda di un uomo dall'intelligenza tanto limitata da diventar stupidità che percorre a gran velocità trent'anni di Storia americana conquistandosi vittorie, celebrità, ricchezza e amore. Un povero di spirito gratificato da una fortuna scandalosa. Oreste del Buono ìhhì ^

Luoghi citati: America, Syd Smith