La rivolta meritocratica dei diciassette baroni di Alberto Papuzzi

18 polemica. Professori universitari contro Berlinguer La rivolta meritocratica dei diciassette baroni FIRENZE CCADEMICI ((^.sinistra) all'attacco della^ riforma ri I universitaria. Senza farsi -sAJ condizionare da un ministro (di sinistra). Uscendo dalla tradizionale prudenza che caratterizza gli accademici italiani, un gruppo di docenti universitari, vicini al pds e all'Ulivo, ha preso posizione sulle linee di riforma della nostra università, in particolare contro un allargamento degli spazi di autonomia degli atenei. Chiedono, invece, un rafforzamento dei poteri centrali di controllo, soprattutto per quanto concerne la formazione del corpo docente. 11 loro documento, venti pagine, è un vero e proprio progetto legislativo, nella sostanza se non nella forma. Ma soltanto una parte della sinistra accademica è sulle medesime posizioni. In un momento cruciale, l'università fa i conti con le proprie speranze ma anche le divisioni. 11 malessere che cova da tempo nelle facoltà ò venuto allo scoperto, dopo che il ministero è stato affidato a Luigi Berlinguer, ex presidente dei deputati del pds: la sua nomina e stata interpretata come una svolta, rilanciando il dibattito e riattizzando polemiche. Vedi la vicenda del concorso per professori associati bandito, rinviato, contestato, ancora adesso in bilico fra un possibile rinvio e una riforma delle procedure. Vedi la storia dello scorni do pamphlet di Felice Froio, le mani sull'università, dove si raccontano con nomi e cognomi gli intrighi dei concorsi, respinto da editori come Einaudi, Feltrinelli, Laterza. In questo clima 17 accademici hanno costituito a Firenze il «Gruppo per l'elaborazione di politiche per l'Università», che ha diffuso un testo «per una legge sugli organici». Chi sono i promotori dell'iniziativa? Esponenti di un'ala elitaria e conservatrice della sinistra accademica, sparsi negli atenei di Pisa, Siena, Genova, Pavia, Padova, Trieste, Napoli e Messina, oltre che a Torino (anche al Politecnico). Che cosa significa ala elitaria? Per capirci con un esempio, tutti i firmatari giudicherebbero una catastrofe la perdita di valore legale della laurea, mentre c'è una parte della sinistra che non la pensa così. Incaricati di raccogliere le adesioni sono lo storico Mario Mirri (Pisa), il sociologo Alessandro Cavalli (Pavia) e il medievista Giuseppe Sergi (Torino). Fra i primi aderenti il filosofo Salvatore Veca (Milano) e lo storico Nicola Tranfaglia (Torino). Quali sono le proposte avanzate per il reclutamento di docenti? Innanzi tutto la formazione di liste di idonei sulla base di un concorso nazionale. Qualcosa di simile alle classifiche dei tennisti. Le singole facoltà avranno l'autonomia di scegliere chi vor¬ ranno, ma all'interno delle liste nazionali, sia per i professori associati sia per quelli ordinari. Dopodiché la nomina avverrà per chiamata, senza più altri concorsi. Le liste prevedono «un numero fisso di posti», l'idoneità non è eterna, ma «può anche decadere». Quanto ai ricercatori, giudicata fallimentare l'attuale procedura, si offrono due nuove vie: organico nazionale o con¬ tratti di docenza (limitatamente rinnovabili). Siamo di fronte a una precisa linea: la formazione delle nuove leve di docenti deve avvenire a un livello nazionale, non secondo le esigenze autonome delle facoltà. Questa scelta centralistica è ribadita da una dettagliata esposizione dei meccanismi concorsuali. Il Gruppo dei 17 vuole che l'ammissione alle liste nazionali di idoneità avvenga attraverso «un concorso nazionale per titoli ed esami», davanti a una commissione di cinque membri, non sorteggiati ma eletti. Sono previste anche norme che di fatto paralizzano gli esami di laurea, se gli insegnamenti non sono tenuti da professori usciti dalle liste di idoneità. Venerdì il ministro ha presentato i punti della sua ricetta, per i mali che affliggono la nostra università: stop ai concorsi nazionali, a parte una «abilitazione scientifica», e reclutamento dei docenti con corsi e contratti a livello locale. Il documento dei 17, messo a punto nei giorni precedenti, quanto è vicino o lontano dalle ipotesi formulate dal ministro? Difficile dirlo, finché la proposta di riforma non sarà più dettagliata. Su alcuni punti nevralgici (reclutamento dei ricercatoli e degli ordinari) neppure i diciassette sono del tutto d'accordo e hanno previsto due soluzioni alternative. La strada è ancora lunga. Però, se la politica di Luigi Berlinguer punta a un rafforzamento delle autonomie delle singole facoltà, con possibilità di propri concorsi e contratti, il Gruppo dei 17 rischia di gonfiare l'onda di una contestazione, non degli studenti, questa volta, bensì dei docenti. Alberto Papuzzi Nelle acque agitate degli atenei arriva la provocazione di un gruppo di accademici: più centralismo, meno localismi Da sinistra, Tranfaglia e il ministro Berlinguer; a destra l'inaugurazione di un anno accademico