Ha pagato a caro prezzo l'abitudine a lasciarsi accarezzare e avvicinare senza diffidenza Tradito dall'ingenua fiducia nell'uomo

Ha pagato a caro prezzo l'abitudine a lasciarsi accarezzare e avvicinare senza diffidenza Ha pagato a caro prezzo l'abitudine a lasciarsi accarezzare e avvicinare senza diffidenza Tradito dall'ingenua fiducia nell'uomo Corrado Grandesso SI direbbe che il motto di certa gente sia: «Fa molto fino dar la caccia al delfino». Era già successo qualche anno fa nel Mar Ligure, punto base il porto di Camogli. Da qui partivano i tifosi del nuovo sport. Avevano scoperto che nel Mediterraneo bazzicano ancora molti delfini, giocherelloni, ignari, fiduciosi. Quando avvistano un uomo lo credono amico e si mettono a dare spettacolo delle loro prodezze. Senza sapere che quell'uomo è animato da ben altri propositi. E si diverte a fare il tiro al bersaglio. Ma come si fa a sparare contro una creatura cosi sensibile e intelligente? Non c'è spettacolo più bello di quello di un branco di delfini che si esibisce a fare salti, tuffi, piroette, tra lo spumeggiare delle onde, come se volesse giocare a nascondino. Parlano tra loro con tutta una gamma di fischi, di urletti, di gridolini ne conosciamo almeno una ventina - e poi anche con gli ultrasuoni che il nostro orecchio imperfetto non riesce nemmeno a percepire. Se un delfino è malato o ferito, gli altri del branco si fanno in quattro per sostenerlo a fior d'acqua e dargli modo di respirare. Le madri poi sono attaccatissime ai piccoli. Li allattano per quasi un anno. E li difendono con grande coraggio dagli attacchi degli squali. Hanno un sistema brevettato per renderli inoffensivi. Si coalizzano in gruppo e si scagliano come siluri, puntando diritto alle branchie, la parte più sensibile di questi formidabili predatori. Il delfino - bisogna dire che è davvero un ingenuo - si affeziona all'uomo. Si lascia accarezzare e perfino cavalcare dai bambini, come succede nella Monkey Mia Bay in Australia. Ignaro di tutti i misfatti che l'uomo compie ai suoi darmi. Ignaro del tributo spaventoso che le sue varie specie pagano ogni anno alla pesca del tonno. I delfini che accompagnano i branchi di tonni condividono la loro sorte e vengono a trovarsi anch'essi prigionieri quando le navi tonnare dispiegano le grandissime reti di accerchiamento. Restano intrappolati, trattenuti forzatamente sott'acqua. Eppure è così disarmante quel largo sorriso che hanno stampato perennemente sul muso. Come se ci dicessero: «Sei malvagio, uomo. Ma noi siamo generosi. Ti vogliamo bene lo stesso». Un atteggiamento che ci fa sentire ancora più colpevoli. Isabella Lattes Coif manti

Persone citate: Corrado Grandesso, Isabella Lattes

Luoghi citati: Australia, Camogli