L'ex boss: «Prese una tangente di 200 milioni per aiutare un imprenditore vicino ai clan» Un pentito accusa Orlando

L'ex boss: «Prese una tangente di 200 milioni per aiutare un imprenditore vicino ai clan» L'ex boss: «Prese una tangente di 200 milioni per aiutare un imprenditore vicino ai clan» Un pentito accusa Oriundo // sindaco sotto inchiesta per corruzione PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ora ò il turno di Leoluca Orlando. E' indagato per corruzione. Nel tiro al bersaglio che a Palermo dà scampo davvero a pochi c'è dunque anche il sindaco «che non ruba», fondatore e leader della Rete, eurodeputato nel gruppo Verde a Strasburgo. C'è su di lui l'imbarazzante e grave dichiarazione del pentito Tullio Cannella che gli attribuisce una tangente di 200 milioni intascata dieci anni la dal costruttore edile Gaspare Finocchio. E ricevuta, per di più da Orlando, a detta del pentito, in società con l'allora vicesindaco e super-assessore Vincenzo Inzerillo del «grande centro» de, poi eletto senatore nel quartiere Brancaccio e ora, crollato, in prigione per mafia. La notizia è rimbalzata come una bomba ieri a Palermo da un punto all'altro della città dove Orlando aveva cominciato la giornata deponendo una corona di fiori con il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni a Capaci nel luogo della strage in cui furono massacrati Giovanni Falcone, la moglie e tre poliziotti. Dopo la ridda di indiscrezioni che per giorni si erano intrecciate con quelle secondo cui, sempre stando a Cannella, tempo fa la Rete sarebbe stata votata dalla mafia, in serata l'Ufficio Stampa del Comune ha diffuso una nota in cui si fa presente che Orlando «auspica la sollecita definizione dell'indagine e l'accertamento di ogni responsabilità». Nella nota, inoltre, si puntualizza che il sindaco e parlamentare europeo è stato già interrogato sull'argomento otto mesi fa dal sostituto procuratore Luigi Patronaggio e che «ha fornito ai magistrati inquirenti ogni chiarimento necessario e ogni documentazione e indicazione sugli atti amministrativi oggetto dell'inchiesta». Se non è tenero con Orlando, certamente Cannella finora non lo è stato neppure con Giulio Andreotti e con l'ex presidente della Provincia, Francesco Musotto di Forza Italia, l'uno e l'altro tutt'altro che amici del sindaco di Palermo. Con le sue dicliiarazioni, infatti, il collaboratore di giustizia ha contribuito ad aggravare la posizione processuale di entrambi, imputati in dibattimenti separati di concorso in associazione mafiosa. Ma che cosa ha detto Cannella su Orlando? In particolare che nel 1986 Orlando, allora sindaco di una giunta pentapartita dopo le traumatiche esperienze di Elda Pucci e Giuseppe Insalaco, avrebbe ricevuto con Inzerillo dal costruttore edile Finocchio una tangente di 200 milioni perché tutto filasse liscio per l'acquisto da parte del Comune di 90 alloggi costruiti dallo stesso imprenditore. Finocchio, un costruttore di ottima levatura e di buone frequentazioni che però, secondo alcuni pentiti, avrebbe avuto una certa «vicinanza» con esponenti mafiosi, nel 1985 avrebbe offerto gli immobili al Municipio. Si riteneva potessero essere assegnati a sfrattati e altri senzatetto, ma la documentazione antimafia dell'impresa Finocchio sarebbe stata incompleta e l'affare non giunse in porto. Mesi dopo - si era già nel 1986 - gli stessi appartamenti furono nuovamente offerti al Comune, stavolta dall'immobiliare «San Michele», amministrata da Giuseppe Bonanno che, secondo l'accusa, sarebbe stato null'altro che un prestanome di Finocchio, al punto che gli uffici dell'Immobiliare sarebbero stati gli stessi dell'impresa edile. Quanto all'ex senatore Inzerillo, un altro pentito, Giovanni Drago, tempo fa l'ha accusato anche di aver percepito una tangente di 800 milioni dal costruttore Giovanni Ienna, finito anch'egli in prigione per mafia. Antonio Ravidà A destra: Luciano Violante Qui sotto: Leoluca Orlando

Luoghi citati: Capaci, Palermo, Strasburgo