Solo in serata il Commissario risponde L' inseguimento al telefono

I/inseguimento al telefono I/inseguimento al telefono Solo in serata il Commissario risponde CON ROMANO LROMA A censura di Romano Prodi nei confronti di Mario Monti rimbalza nei palazzi della politica romana. E subito quelle durissime parole pronunciate a Lione dal presidente del Consiglio vengono interpretate come una sorta di preavviso di licenziamento. Ma così non è. Al leader dell'Ulivo non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di dare gli «otto giorni» al commissario europeo. Innanzitutto perché «tecnicamente» non si può. Questo non è un novello «caso Mancuso» che si risolve grazie a una particolare interpretazione dei regolamenti parlamentari. I commissari europei, infatti, vengono indicati dai governi di appartenenza, ma ricevono la fiducia dal Parlamento europeo. Perciò la questione del «licenziamento» non si pone nemmeno. Ma c'è anche un altro moti- vo, prettamente politico, che sconsiglia comunque a Prodi di mettere in atto una simile iniziativa. Se il presidente del Consiglio, infatti, «cacciasse» un personaggio della statura di Mario Monti si aprirebbe sicuramente una «querelle» politica di dimensioni enormi e il Polo avrebbe gioco facile nel dare l'assalto al governo. Dunque, lungi dal leader dell'Ulivo l'idea di «deporre» il commissario. Questo però non significa che Prodi non se la sia legata al dito. Il che si arguisce anche dall'atteggiamento duro che il suo «braccio destro», il sottosegretario Enrico Micheli, che presidia Palazzo Chigi a Roma, assume nei riguardi di Monti. Perciò la replica particolarmente aspra del presidente del Consiglio, che era in parte scontata, rappresenta pure il tentativo di costringere il commissario europeo ad una «precisazione». E, chissà, forse addirittura di spingerlo alle dimissioni, anche se l'entourage del leader dell'Ulivo smentisce che il capo del governo miri a questo obiettivo. E proprio per arrivare ad un chiarimento, il presidente del Consiglio, da Lione, cerca Monti al telefono per tutto il giorno, ma fino al pomeriggio inoltrato non riesce a mettersi in contatto con lui, né a Bruxelles né a Milano. Che fa, il com¬ missario europeo, si nega a Prodi? Il leader dell'Ulivo comunque non demorde e alla fine, verso le otto di sera, riesce a parlare al telefono con Monti. Un colloquio lunghissimo e difficile, tra i due, che si conoscono da tempo (tant'è che c'è chi insinua che il loro sia il classico diverbio tra «professori»). Il presidente del Consiglio espone al commissario le sue ragioni, solleva obiezioni, fa presente che sia Santer sia il fondo monetario internazionale danno ragione al governo italiano. Monti dice la sua, spiega i motivi che lo hanno spinto a quelle critiche. La pace tra i «Professori» non è siglata, ma intanto, almeno, i due si sono confrontati direttamente, adesso ia prossima mossa spetta a Monti... [m. t. m.l Dopo lo scontro un lungo colloquio a muso duro ma non ci sarà il «licenziamento» A sinistra: Jacques Santer Qui sopra: Enrico Micheli

Luoghi citati: Bruxelles, Lione, Milano, Monti, Roma