Da Belgrado arriva un difensore, ma l'accusa si oppone: «Porti il suo cliente» «Imputato Karadzic, assente»

Da Belgrado arriva un difensore, ma l'accusa si oppone: «Porti il suo cliente» Da Belgrado arriva un difensore, ma l'accusa si oppone: «Porti il suo cliente» «Imputato Karadzic, assente» All'Aia processo «virtuale» al boia di Bosnia BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dodici testimoni erano pronti a parlare. Nella asettica sala del Tribunale internazionale per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia c'era il pubblico delle grandi occasioni: giornalisti, diplomatici, e studenti di giurisprudenza dell'università dell'Aia, dove il Tribunale ha sede. Alle nove la Corte ha fatto il suo ingresso nell'aula. Il giudice francese Claude Jorda, la costaricana Elisabeth Odio Benito, e l'egiziano Fouad Riad. Ma il grande accusato, il «presidente» serbo bosniaco Radovan Karadzic, aveva preparato una sorpresina. L'avvocato belgradese Igor Pantelic, che già difende altri serbi accusati di atrocità, si è presentato in aula con una lettera indirizzatagli due giorni prima proprio da Karadzic: «Autorizzo l'avvocato a rappresentarmi davanti al Tribunale e a prendere tutte le misure giuridiche nel mio interesse». La sorpresa è stata grande. E anche l'avvocato ha detto: «Non me l'aspettavo assolutamente. Il mandato che mi è stato conferito prevede che segua la procedura e tenga informato Karadzic». La prima reazione dei giudici dell'Onu è stata di compiacimento. L'accusatore Eric Ostberg, svedese, ha definito la cosa «positiva, perché rappresenta un primo passo di Karadzic nel riconoscere l'esistenza del Tribunale». E la Corte, ritiratasi per decidere, ha poco dopo annunciato di accettare la presenza di Pantelic. Ma Ostberg si è subito opposto: «Venga con Karadzic, o si accomodi tra il pubblico». La procedura aperta ieri contro Karadzic ed il comandante dell'esercito serbo-bosniaco Ratko Mladic, infatti, non è un vero e proprio processo. Il Tribunale dell'Aia può procedere formalmente solo se gli imputati sono presenti. E i due, ovviamente, non c'erano. La procedura, definita «artico lo 61», è stata messa a punto per rispondere alle pressioni internazionali, e viene chiamata «la voce delle vittime», perché con¬ sente di esporre gli atti d'accusa e ascoltare i testimoni. La presenza dei difensori, invece, non è prevista, proprio perché non si tratta del vero processo. Vista l'opposizione dell'accusa, dunque, la Corte si è di nuovo ritirata, e solo dopo tre ore il giudice Jorda ha potuto annunciare la decisione: Pantelic può rimanere in aula durante la lettura dell'atto di accusa, ma poi dovrà sedere nella galleria del pubblico, dove gli sarà riservato «un posto adeguato». Così è stato. «E' una decisione che non mi ha sorpreso, ma sono deluso dell'atteggiamento del Tribunale nei confronti dei diritti umani di un accusato», ha detto l'avvocato, affermando di voler restare come osservatore fino al 5 luglio, quando si terrà l'ultima udienza di questo «processo virtuale», ma annunciando di aver rinunciato alla difesa di Karadzic. Il suo primo scopo però, il leader serbo l'ha ottenuto: bloccare l'a¬ pertura della procedura. Eppure i giudici dell'Aia non si fermano. Ieri hanno messo sotto accusa altri 8 serbi e 9 croati. I primi colpevoli di atrocità a Foca, città musulmana dove, a fine '92, le donne musulmane vennero rinchiuse in campi «tenuti come bordelli», e sottoposte a «stupri quasi continui, assalti sessuali e torture». Tra le donne c'era anche una quindicenne indicata con la nuda sigla FWS-87. E' stata ridotta in schiavitù, torturata e violentata da un incalcolabile numero di serbi per otto mesi, poi venduta a due montenegrini come schiava per 500 marchi: mezzo milione. Il comandante Mladic non si è curato di inviare difensori all'Aia. Ieri ha lanciato un proclama all'esercito, avvertendo di tenersi pronti ad un nuovo scoppio della guerra. In attesa, lui si dedica all'apicultura. Fabio Squillante «0 date garanzie a me e al mio popolo o resto, mi presento al voto e stravinco» Due componenti del tribunale dell'Aia il francese Claude Jorda (con le braccia aperte) e l'egiziano Fouad Riad (a destra; in prima fila un funzionario) davanti a cui si è aperto ieri il processo a Radovan Karadzic (qui a fianco)

Luoghi citati: Belgrado, Bruxelles, Jugoslavia