Dell'Utri: il match continua «Non mi agito per le accuse dei pentiti»

Dell'Utri: il match continua AmaboWi Dell'Utri: il match continua «Non mi agito per le accuse dei pentiti» L'EX NUMERO DUE DEL BISCIONE LPALERMO A voce di Marcello Dell'Utri è, come sempre, controllata. Si è imposto il silenzio, almeno fino a quando non si sentirà svincolato dal dovere alla riservatezza, necessario anche perché l'interrogatorio dei magistrati palermitani non si è concluso e riprenderà la prossima settimana. Eppure una frase se la lascia sfuggire: «Sono tranquillo. Lunedì - dice - continuerà il secondo tempo della partita. Non agitiamoci, che non è il caso». Inutile tentare l'approccio sull'incontro coi magistrati di Palermo: tra indagato e indagatori si è stabilito una sorta di patto per non far trapelare neppure la più piccola indiscrezione. «Comunque - taglia corto Dell'Utri - una cosa è certa: la realtà che esce fuori dai giornali è lontanissima dalla realtà». Non sembrano dello stesso avviso i pubblici ministeri, che ostentano una certa sicurezza di poter motivare abbondantemente i loro so- spetti. Anche se nel primo lunghissimo faccia a faccia di mercoledì la linea della difesa è stata quella di far rilevare che le accuse, alla fine, erano affidate alla voce dei numerosi collaboratori di giustizia presi a verbale. Già, i pentiti. Sono loro che hanno offerto il «quadro di insieme», il mosaico degli ultimi venti anni di Marcello Dell'Utri, anni durante i quali il deputato di Forza Italia ha lasciato Palermo per imbarcarsi nell'avventura milanese, fino a di- ventare il numero due dell'impero berlusconiano. I filoni di indagine seguiti dai magistrati sono tanti: innanzitutto la vicenda del fallimento della Venchi Unica, protagonisti Vito Ciancimino e il suo uomo di fiducia Francesco Paolo Alamia; la storia della Cassa Rurale ed Artigiana di Monreale; le ultime vicende, recentissime, portate alla luce dai pentiti Cannella, Pennino, Caneemi e Ganci, relative ad una vicenda che ha visto coinvolti l'ex senatore di An Filiberto Scalone e personaggi del sottobosco politico palermitano come i fratelli Gaetano e Pierino Di Napoli, personaggi legatissimi a Vittorio Mangano, boss mafioso ed ex stalliere di Arcore rimasto in contatto con Dell'Utri fino al 1993. Sono proprio questi ultimi i personaggi che sembrano svolgere ruoli centrali nell'inchiesta. Tanto che i magistrati di Palermo, approfittando della pausa fino a lunedi, hanno deciso di risentirli nel carcere di Pianosa, dove sono detenuti. Interrogatorio messo in forse da alcune difficoltà tecniche (il pomeriggio non c'è servizio di collegamento con la terraferma) che impediscono agli avvocati di poter rimanere nell'isola oltre le ore 14. Vittorio Mangano, a parte le vicende «milanesi», è importante per spiegare - secondo i pm - come sarebbe nato il presunto contatto con esponenti di Cosa Nostra. Un punto centrale del nuovo interrogatorio di Mangano potrebbe riguarda¬ re la Cassa Rurale ed Artigiana di Monreale. In precedenza, infatti, l'ex stalliere aveva detto di non sapere di eventuali punti di contatto tra Dell'Utri e la «Cram». A Pierino Di Napoli, boss di Malaspina, sarà chiesto presumibilmente di parlare delle vicende riguardanti ^Immobiliare Malaspina» e, soprattutto, dei legami politici del fratello Gaetano, morto alcuni anni fa, avvocato ed ex assessore comunale. I magistrati sono convinti che Di Napoli (Pierino prima di essere arrestato gestiva una bisca in piazza Diodoro Siculo) sappia molto del fiume di soldi che Cosa Nostra reinvestiva a Palermo e a Milano e sappia come Dell'Utri possa entrare nella storia. Ci sono, infine, le ultime rivelazioni di Cannella (a proposito di politica e Massoneria) e il rapporto della Guardia di Finanza su alcune società sospettate di gestire soldi della mafia. E, infine, ci sono le agende di Dell'Utri coi riferimenti a recenti contatti, ancora con Vittorio Mangano. [f. 1.1.) Lunedì riprende l'interrogatorio Sentito pure Mangano Marcello Dell'Utri ex dirigente Publitalia

Luoghi citati: Arcore, Milano, Monreale, Palermo