Confronto D'Alema-Berlusconi per salvare l'accordo per il cda. Altrimenti decideranno Violante e Mancino Rai, si torna al capolinea di Maria Grazia Bruzzone

Confronto D'Alema-Berlusconi per salvare l'accordo per il cda. Altrimenti decideranno Violante e Mancino Confronto D'Alema-Berlusconi per salvare l'accordo per il cda. Altrimenti decideranno Violante e Mancino Rai, si torna al capolinea Polo: per noi il confronto finisce qui ROMA. Cda Rai al capolinea. Il presidente della commissione Vili del Senato, il pidiessino Claudio Petruccioli, non vuole ancora chiamarla rottura. Ma il senatore di An, Riccardo De Corato, è drastico. «Per noi il confronto finisce qui», dice ai giornalisti uscendo dalla commissione Vili di Palazzo Madama, dove si tenta di arrivare a un accordo sulle nuove norme di elezione del cda. E spiega: «La maggioranza vuole prendersi tutto: prima l'Enel, adesso la Rai. La proposta che ha presentato oggi l'Ulivo se non è zuppa è pan bagnato e non ci pare che cambi molto. Faremo duro ostruzionismo in commissione e in aula con 85 emendamenti». Petruccioli, naturalmente, la racconta diversamente «La divergenza è di principio. La proposta di legge presentata da Falomi (senatore del pds, ndr) di un amministratore unico puntava a un cda che non fosse più un organo di rappresentanza politica ma di gestione aziendale. Oggi poi, per venire incontro alle obiezioni dell'opposizione e di alcune minoranze, Falomi l'ha modificata prevedendo un cda con tre rappresentanti: il presidente e l'amministratore delegato, scelti insieme dalla Commissione di Vigilanza, più un terzo scelto dai presidenti delle Regioni». Il risultato è che il Polo ha detto no. Risponde Petruccioli: «Il Polo puntava a 4 consiglieri, due della maggioranza e due dell'opposizio¬ ne. Ma una volta introdotto il principio della rappresentanza politica, è difficile fermarsi. Del resto, lo stesso Ccd chiede 8 rappresentanti». Come Rifondazionc. «Esattamente, che ne fa una questione di pluralismo politico-culturale. Ma per noi si tratta di proposte difficilmente sostenibili, davanti all'obiezione che si voglia spartire per l'ennesima volta la Rai». Nulla di fatto, dunque. L'estremo filo per riuscire a trovare un accordo più ampio dell'Ulivo è appeso alla Lega. Che ieri in commissione era assente, ma potrebbe anche gradire il nuovo rappresentante delle Regioni. «In fondo Bossi chiedeva che un terzo del cda di 9 membri fosse eletto dalle Regioni», aggiunge Petruccioli. Preoccupato piuttosto dall'atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione che già paralizza l'attività parlamentare. E mentre si aspetta di conoscere l'esito del confronto D'AlemaBerlusconi che potrebbe ammorbidire l'atteggiamento del Polo, si ricomincia a parlare dei candidati al cda scelti da Violante e Mancino. Come presidente pare che il ministro delle Poste Maccanico vedrebbe bene Lorenzo Necci, attuale presidente delle FS e uomo di molte aree, che avrebbe però il gradimento solo di una parte del pds. Romano Prodi preferirebbe Alessandro Ovi, manager esperto di nuove tecnologie e uomo Iri, essendo cresciuto all'Istituto di via Veneto prima di diventare amministratore delegato della Tecnitel. Ma per la presidenza continuano a circolare anche i nomi del direttore del Corriere Paolo Mieli e del presidente di Finmeccanica Fabiano Fabiani. Ma lui continua a dire di no. D'Alema però avrebbe anche in serbo dei nomi «a sorpresa». Come è stato con Tato all'Enel. Per il cda, nuovo è invece il nome di Rodolfo Brancoli, editorialista del Corriere, cattolico ed esperto di media con un passato in Rai (fu portato al tg unico proprio da Fabiani), che sarebbe candidato dall'ala dell'Ulivo vicina a Liberal. Ma i Popolari preferirebbero lasciare l'attuale presidente ad interim Beppe Morello. E il Polo? Berlusconi e Giuliano Ferrara vedrebbero bene l'ex giornalista Rai ed ex parlamentare di Forza Italia Fabrizio Del Noce. Ma una sua candidatura aprirebbe la stura agli ex, come il Ccd Meocci e a Fulvio Damiani, che il ministro Lamberto Dini continua a proporre insistentemente, sostenendo la necessità di un rappresentante ad hoc per gli italiani all'estero. Se il presidente venisse dall'esterno, si parla di un direttore generale interno. E i nomi che si fanno sono oggi quelli dell'attuale direttore finanziario Francesconi, candidato aziendalista, e di Giovanni Minoli, sponsorizzato dal nume tutelare Ettore Bernabei. Maria Grazia Bruzzone Toto-candidati: Necci Ovi, Mieli, Fabiani o un nome a sorpresa Da sinistra Alessandro Ovi e Claudio Petruccioli qui sopra Lorenzo Necci, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato

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