Enel a alta tensione «Ai privati nel '97»

Enel a alta tensione «Ai privati nel '97» Enel a alta tensione «Ai privati nel '97» ROMA. L'anno che verrà porterà la privatizzazione dell'Enel. All'inizio del 1997 sarà possibile vendere le azioni dell'azienda elettrica, assicura il ministro dell'Industria Pierluigi Bersani. E' tardi? Si può procedere prima? Bersani, intervenuto alla commissione Attività Produttive della Camera, garantisce di non voler «frapporre indugi alla privatizzazione, ma mettere il mercato nelle condizioni di valutare uno scenario in cui sia più chiara l'idea strategica». In altre parole, al collocamento dell'Enel si arriverà dopo aver ridisegnato la presenza della società e l'assetto del settore elettrico in Italia. Secondo Bersani prima di privatizzare devono esse- re rispettate quattro condizioni: 1) avvio del funzionamento dell'authority (l'organo di tutela di investitori, operatori e utenti); 2) accoglimento della direttiva europea sulla liberalizzazione del mercato; 3) superamento del monopolio Enel; 4) ripensamento del sistema tariffario. Per il ministro, rispettando queste condizioni, «in qualsiasi giorno si decida di aprire la privatizzazione» c'è «un passo in più sulla strada della chiarezza». Sta così prendendo corpo l'intervento del governo di Romano Prodi per il settore elettrico. Non mancano gli attriti con l'opposizione, in particolare per la scelta di Chicco Testa (proveniente dall'Acea, l'azienda elettrica romana) e Franco Tato (in arrivo dalla Mondadori) a presidente e amministratore delegato dell'Enel. Per Alleanza nazionale, il vicepresidente della commissione Industria del Senato Giuseppe Turini chiede l'audizione di Bersani e del ministro del Teso¬ ro Carlo Azeglio Ciampi per un chiarimento sui criteri delle nomine. Turini contesta che due laureati in filosofia sostuiscono due ingegneri, che Testa è «promotore di cause proprio contro l'Enel» e che Tato è «esperto di liquidazioni». Immediata la replica di Bersani: «Chi si appresta a fare un mestiere nuovo cambia anche giacca». Il ministro non crede che «Tato abbia la vocazione, dalla nascita, a interventi di ristrutturazione pesante». E si dice convinto che «Testa abbia maturato un'esperienza anche gestionale con successo». E «quanto ai filosofi che guidano le aziende questi sono per definizione persone duttili che sanno quadrare le esigenze del momento». Dopo l'intervento di Bersani alla Camera, è Testa a far sapere di giudicare «ampiamente condivisibili» e utili per il lavoro del nuovo consiglio di amministrazione dell'Enel le indicazioni date «sui problemi legati alla privatizzazione». L'azienda dovrà tener conto, anche attraverso modifiche della propria organizzazione societaria, dell'evoluzione del mercato che il governo sta immaginando: progressiva liberalizzazione della produzione di energia, l'attività di trasmissione considerata come una funzione neutra di garanzia, una vera concorrenza nella distribuzione fra varie società (Enel, municipalizzate, privati). Chi produrrà energia non darà per scontato di vendere all'Enel, ma «si dovrà cercare il cliente». Parallelamente, il ministro prevede un nuovo sistema tariffario per rimediare alla «stratificazione» delle voci della bolletta «molto confusa, scarsamente trasparente», ricordando che «la tariffa non è un'imposta, lo Stato non è l'Enel». In particolare per le quote prezzo (l'elemento più controverso che concorre a determinare il costo dell'elettricità), Bersani annuncia che non intende ripresentare il decreto legge del precedente governo così com'era, «sic et simpliciter». Comunque non bisogna «illudere nessuno»: le tariffe non scenderanno, [r. ipp.] Offensiva di An che attacca il governo sulle nomine Il ministro dell'Industria Pier Luigi Bersani

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