Le bacchettate di D'Alema «Si pensi all'occupazione»

Le bacchettate di D'Alema «Si pensi all'occupazione» Le bacchettate di D'Alema «Si pensi all'occupazione» LA STRATEGIA DELLA QUERCIA Lm ROMA ALTRO giorno Massimo D'Alema si è visto recapitare una busta. Mittente, Carlo i Azeglio Ciampi. Dentro, insieme ad un ironico biglietto d'accompagnamento, c'era la fotocopia di alcuni appunti clie Walter Veltroni aveva inviato al ministro del Tesoro: osservazioni, richieste, obiezioni al Dpef, tutte riguardanti solo ed esclusivamente materie di competenza del ministero dei Beni Culturali. Ed è proprio questo che ha fatto stizzire Ciampi, il quale, dal «capo delegazione» del pds al governo si aspettava piuttosto un documento sulle linee generali della manovra, sulla posizione della Quercia ih questo campo. Perciò quelle cartelline sono «volate» a Botteghe Oscure, dove hanno sortito l'effetto di innervosire pure D'Alema. Lo scambio di missive è uno dei tre episodi avvenuti in questi ultimi giorni che danno il senso di quello che sta accadendo all'interno della coalizione e in seno al partito di maggioranza. Il secondo, che è stato rivelato l'altro ieri dal «manifesto», è la riunione segreta, di lunedì sera, a casa Veltroni, a cui hanno partecipato i capigruppo della Quercia Salvi e Mussi, il se- grctario e tutti i ministri pidiessini, tranne Claudio Burlando. L'appuntamento era in via Velletri per le nove e mezzo, dieci. Ospite e artefice dell'incontro, il vice presidente del Consiglio. Qualche panino, alcune bottiglie di vino, noccioline a volontà. Insomma, poco cibo. In compenso, molti lamenti, critiche, accuse. Gli imputati? Ciampi e Visco (che è stato strapazzato dai compagni di partito per quasi tutta la serata), ma anche Prodi e il governo tutto, includendo, in una sorta di seduta di autocoscienza, pure i ministri pidiessini. Il problema dei problemi, comunque, è sempre il Dpef. La parola «tagli», specie se adoperata in modo secco, solleva reazioni a Botteghe Oscure. Particolarmente duro su questo punto, Giorgio Napolitano. «Non si può parlare solo di risanamento economico, ma bisogna pensare anche allo sviluppo», ha detto il ministro dell'Interno. Ma le critiche più forti sono giunte da D'Alema. «Non si può ragionare esclusivamente di "tagli" - ha spiegato il segretario - occorre impegnarsi sull'occupazione, sul Mezzogiorno. Bisogna metterci pure queste cose nel Dpef perché noi non possiamo andare contro il nostro mondo, contraddire il nostro programma elettorale. Eppoi non dimentichiamoci che non si possono trascurare le richieste di Rifondazione: per noi il rapporto con loro è importante» Ma non si è fermato qui, D'Alema, la cui critica ha investito il go¬ verno nel suo insieme coinvolgendo implicitamente anche Prodi e Veltroni: «Il problema - ha sottolineato il segretario - non sono però solo i tagli, pure quelli di noi che stanno al governo devono darsi da fare: qui manca la visibilità del progetto politico. Non si può andare avanti ad "annunci", le cose bisogna farle. Il governo deve dare dei segnali concreti e invece assistiamo a singole uscite di alcuni ministri che danno il senso di una scarsa collegialità e di carenze nella direzione politica dell'esecutivo. Comunque, il pds deve avere anche una sua autonoma iniziativa politica». E queste ultime parole sono state interpretate come la volontà, da parte di D'Alema, di non appiattirsi sul govero. Sempre a casa Veltroni è nata poi l'idea del segretario, lanciata ufficialmente il giorno dopo, di costituire im coordinamento dell'Ulivo: un modo come un altro per ripristinare i «vertici di maggioranza». Il terzo episodio della serie, l'ultimo in ordine cronologico, risale invece a ieri mattina, e riguarda Prodi che, dopo aver saputo dell'articolo del «manifesto» sulla cena segreta a casa Veltroni, ha fatto fuoco e fiamme con Botteghe Oscure e con il suo vice. Uno, due, tre episodi che la dicono lunga. Raccontano ima storin di incomprensioni, di diffidenze reciproche (tra il pds e il ministro del Tesoro, tra Veltroni e D'Alema, tra quest'ultimo e Prodi), e di timori. Come la paura che attanaglia la Quercia: paura delle reazioni di Rifondazione e Cgil, paura di dover portare avanti una politica economica che non è quella del pds. Una paura che D'Alema ha esorcizzato con ima battuta: «Questo - ha detto il segretario del pds - ormai è diventato il governo Ciampi». Maria Teresa Meli All'incontro segreto in casa Veltroni il segretario rimprovera i ministri pds

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