Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Contestato anche il reato di riciclaggio Dell'Utri, undici ore sotto torchio

Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Contestato anche il reato di riciclaggio Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Contestato anche il reato di riciclaggio Dell'Utri, undici ore sotto torchio Interrogato in procura a Palermo, confronto molto teso PALERMO DAL NOSTRO INVIATO «Mi aspetto una discussione coi magistrati». Così aveva detto ieri mattina Marcello Dell'Utri, ex «numero uno» di Publitalia oggi parlamentare di Forza Italia, varcando la soglia d'ingresso del palazzo di giustizia. E invece non deve essere stato un incontro sereno, quello che il deputato forzista ha dovuto sostenere coi pubblici ministeri palermitani. Una guerra dei nervi che si è protratta per undici ore, un confronto duro che poco deve aver concesso al «fair play», a giudicare almeno dalle grida che filtravano dalla porta della stanza del procuratore aggiunto Guido Lo Forte. Insomma, tutt'altro che un interrogatorio di routine. E d'altra parte era pure intuibile che non sarebbe stato imo scambio di idee davanti ad una tazza di caffè, se è vero che l'argomento - mafia, affari e riciclaggio dei soldi di Cosa nostra - poco si presta agli interrogatori indolori. L'atteggiamento dcll'on. Dell'Utri non ha molto ceduto alle «richieste» dei magistrati palermitani, fra le due parti c'è stato un muro di no contro un muro di contestazioni: non si spiegherebbe altrimenti la durata del faccia a faccia, molto probabilmente neppure esaurito con la odierna «tornata» e senza che risultasse variata l'ipotesi di reato che ha portato a Palermo fon. Marcello Dell'Utri, indagato per concorso esterno in asso- dazione mafiosa. Il parlamentare era stato convocato la settimana scorsa. Si dice che la procura di Palermo abbia ritardato l'evento, in attesa che si concludesse la campagna elettorale in Sicilia, per non caricare di significato politico una indagine in piedi da diversi mesi e che poco sembra aver a che fare con la politica. L'appuntamento era per ieri mattina alle 10. Marcello Dell'Utri è arrivato a piazza Vittorio Emanuele Orlando con cinque minuti di ritardo, dopo l'atterraggio su un aereo privato avvenuto a Punta Raisi, intorno alle 9,30. A palazzo di giustizia è giunto a bordo di una Mercedes scura con autista. Accompagnato dal suo legale, prof. Oreste Dominioni, ha resistito egregiamente all'assalto di fotografi, giornalisti e cineoperatori. Ha ascoltato, sfode¬ rando un sorriso accattivante e per le risposte si è affidato al suo dialetto, il palermitano autentico. Come a cercare l'afflato con gli operatori dell'informazione della «sua» città, quella Palermo che secondo Silvio Berlusconi - è la vera colpa che i magistrati attribui- scono a Dell'Utri. Elegantissimo e sobrio, non ha avuto difficoltà a dominare la calca, proprio come si addice ad un capo. Non gli è mancata l'ironia. E così a chi gli chiedeva un commento sulla sua «colpa» di essere palermitano, il parlamentare ha risposto: «E chi ci putemu fari», cosa possiamo farci. «Comunque - ha voluto sottolineare - sono orgoglioso di essere nato a Palermo. E' bellissimo essere palermitani». Quindi, quasi premuroso e confidenziale con la folla: «Accurati picciotti, ca sbattiti», non spingete, ragazzi, perché potreste sbattere. Soltanto una volta gli si è letto un lampo negli occhi. Ma si è trattato di un attimo, superato da un buon selfcontrol. E' stato quando una giornalista gli ha chiesto un commento sulle sue presunte «cattive amicizie». Dell'Utri si è fermato, ha gettato lo sguardo sul logo del microfono della giornalista (Tmc), poi ha serrato le mascelle andando oltre senza rispondere. Il deputato di Forza Italia è sparito dietro i vetri blindati dell'anticamera del gruppo dirigente della procura, ieri quasi sigillata, impenetrabile, molto più simile ad una sala operatoria che ad un ufficio giudiziario. Nella stanza di Lo Forte lo attendevano anche i sostituti Enza Sabatino, Domenico Gozzo. Successivamente è entrato Caselli. E' paragonabile ad una «enciclopedia» la mole di documenti che contiene l'ipotesi accusatoria dei pubblici ministeri. La storia della Fininvest, di Publitalia, passata al setaccio, insieme con le origini dell'impero milanese che ha fatto capo a Dell'Utri e a Silvio Berlusconi (quest'ultimo, però, sembra destinato ad uscire - almeno per il momento - dall'inchiesta che si concluderà entro la fine di luglio). Eppure i magistrati non dispongono solo di «vecchie carte». Oltre alla storia della frequentazione di Dell'Utri con Rapisarda (cui sarebbe stato raccomandato dal boss Bontate) e la conseguente indagine sulle società che vedevano protagonisti personaggi come Francesco Alamia o lo stesso Vito Ciancimino, oltre alle dichiarazione dei pentiti Mannoia, Cancemi, Cannella, (forse lo stesso Ciancimino), Pennino e D'Agostino, oltre a qualche ammissione di Vittorio Mangano, l'ex stalliere di Arcore, c'è dell'altro. C'è qualcuno che ha parlato di finanziarie riconducibili al gruppo di Dell'Utri sospettate di essere coinvolte nel riciclaggio dei soldi del clan Graviano, i boss palermitani che frequentavano Milano, dove sono stati arrestati l'anno scorso. Ci sarebbe anche un rapporto della Guardia di Finanza, tanto esplosivo da aver provocato oscure minacce per alcuni investigatori delle Fiamme Gialle. L'interrogatorio è terminato alle 21,37. Dell'Utri è stato fatto uscire da una porta secondaria. Il pm Lo Forte ha detto: «Riprenderemo la prossima settimana». Francesco La Licata GII INTERROGATORI PIÙ' LUNGHI 18 ore Antonio DI PIETRO a Brescia da Sdiamone 12 ore Silvano LARINI nel carcere di Opera da Di Pietro 8 ore Cesare ROMITI a Torino da Maddalena 7 ore Paolo BERLUSCONI a Milano da Di Pietro 6 ore Mario CHIESA a Milano da Di Pietro 6 ore Pippo BAUDO a Milano da Borrelli Marcello Dell'Utri ex «numero uno» di Publitalia oggi parlamentare di Forza Italia è stato interrogato per circa I I ore Oggi il Csm decide se continuare l'inchiesta sul procuratore di Roma oppure chiuderla e pronunciarsi sul trasferimento del magistrato L'ansia e la preoccupazione dell'ex capo dei gip della capitale dopo il ritrovamento della «cimice» nel bar: «Ma che vogliono questi?» A sinistra: Renato Squillante In alto: Michele Coirò