Torino, salta l'apertura del tour: si farà stasera al Palastampa Piove su Ivano il caldo di Marinella Venegoni

Torino, salta l'apertura del tour: si farà stasera al Palastampa Torino, salta l'apertura del tour: si farà stasera al Palastampa Piove su Ivano il caldo Fossati: da Bollate nuova avventura BOLLATE DAL NOSTRO INVIATO Diventa sempre più difficile definire «musica extrucolta», quella composta e suonata da Ivano Fossati. Il suo mondo artistico ha raggiunto compattezza stilistica e forza espressiva tali da collocarlo in una zona franca dove, del «pop» di consumo, resta ben poco: ed è ■ .irioso, in fondo, che questa separatezza si renda necessaria proprio per l'autore di «Canzone popolare», il brano che ha fatto da sfondo alla campagna dell'Ulivo con un testo che teorizza proprio la capacità che hanno le canzoni, di dare un senso immediato, folgorante, a quanto si agita nella società. «Canzone Popolare» è ultima nella scaletta del concerto. Ormai un inno da grandi applausi, scoppiati con il pubblico tutto in piedi l'altra sera, sotto una tenda che aveva come sfondo l'incantevole settecentesca Villa Arconati a Castellazzo di Bollate, presso Milano, dove sta per svolgersi un prestigioso Festival. La prima ufficiale era invece attesa per ieri sera a Torino in piazza San Carlo, ma un temporalone ha costretto a rinviare tutto a stasera, al Palastampa, ad ingresso gratuito come previsto. All'anteprima per la stampa di Rollate, si sono ben colti i segni di un'insofferenza ormai urgente di Fossati per i canoni consacrati della musica leggera: insofferenza che del resto Ivano ci aveva confessato pochi giorni fa, attribuendola alla paura della noia, che gli rende necessario trasformare le canzoni. Anche quelle nuove. Come dice lui: «Le canzoni debbono essere elasticizzate». Ma quella noia rappresenta la necessità di un linguaggio co¬ munque differente: e in questo percorso anche ostico, Fossati ci pare simile a musicisti come Franco Battiato o Paolo Conte, più che agli altri cantautori suoi tradizionali compagni di strada. Lo stile della sua musica si muove lungo la frontiera sfuggente e affascinante delle contaminazioni culturali, e sfocia in questi concerti che presentano quasi per intero il bellissimo ultimo album «Macramè»; sono avventure musicali che restano sempre contenute dentro un linea severa di rigore ma ugualmente si preparano ad interagire con lo stile espressivo degli ospiti, di¬ versi in ogni concerto, alla ricerca dell'improvvisazione, di quella magica scintilla che può talora accendersi dall'incontro fra personaggi e stili diversi. A Torino toccherà ad Enrico Rava, uno dei jazzisti storici della scena intemazionale, che entrerà nel mondo dell'ospite in vecchi brani come «Mio Fratello che guardi il mondo» e «Panama» (con quella frase iniziale fulminante «Di andare ai cocktail con la pistola/ Non ne posso più») ma anche in un capolavoro di «Macramè», «L'Angelo e la pazienza», quella che recita «L'amore va consumato/ L'amo¬ re va accontentato» e che si avvia a diventare la più cantata dell'album, fors'anche per il suo contenuto suggestivamente erotico. Il tessuto del concerto è assai solido. Ma la tradizionale perfezione espressiva di Ivano, che talvolta in passato ha sofferto di freddezza, si stempera finalmente in un rigore caldo, come se una trasformazione si fosse compiuta anche nella testa dell'autore. Un'idea di percussioni iterative ed elegantissime lega la serata: sono quelle classiche, di Fulvio Maras; quelle rock con la batteria del figlio Claudio, e in più la ritmica campionata. Ma altri incantevoli dettagli irrompono: ora sono i fiati del bravissimo Mario Arcari, che sa far vibrare la tastierina melodica, il flauto dolce o l'oboe come pochi altri al mondo; e ora sono le tastiere di Stefano Melone, che ancora nell'«Angelo e la pazienza» ti danno un'atmosfera di jazz nervoso e contemporaneo alla Piazzolla, oppure suggeriscono una vecchia fisarmonica con estenuatezza campionata. L'annunciato sposalizio con il jazz si consuma senza perdita d'identità del mondo di Fossati. Tutto è fluido, mobile, morbido, aperto alla collaborazione degli ospiti che verranno. Al centro del palco, dietro il pianoforte, o in piedi alla chitarra, il cantautore si mostra più duttile e vibrante di come lo ricordavamo. Anche più intenso nell'interpretazione. A Bollate, durante la bellissima «Costruzione di un amore», gli è sfuggito dal cuore un sospiro che ha riempito tutta la canzone. E' il Fossati nuova maniera. Più cuore. E senza perdere il cervello. Marinella Venegoni Percussioni affascinanti, un bell'uso dei fiati così la musica prevale sulla parola. Il figlio Claudio alla batteria. E per salutare «Canzone popolare», diventata un inno ivano Fossati, un temporale ha rinviato la grande inaugurazione del tour

Luoghi citati: Bollate, Milano, Panama, Torino