Al Prix Italia il megasceneggiato girato a Cartagena in 20 settimane NOSTROMO la morale del kobssal di Simonetta Robiony

Al Prix Italia il megasceneggiato girato a Cartagena in 20 settimane Al Prix Italia il megasceneggiato girato a Cartagena in 20 settimane NOSTROMO la morale del kobssal NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Hanno scelto la cornice del Prix Italia, nei saloni del Maschio angioino, per presentare in anteprima «Nostromo», il megasceneggiato della Bbc tratto da Conrad, forse perché quest'anno il festival della tv coincide con la chiusura del semestre europeo di presidenza italiana, e niente come questo romanzo è più un «melting pot» di razze, culture, lingue. Sulaco, la città inventata da Conrad unendo qualcosa che sapeva della gente latino americana, ma piazzando la catena delle Ande ai bordi dell'Oceano Pacifico, è un piccolo universo dove coesistono indios e inglesi, italiani e spagnoli, ma su cui gli americani vogliono mettere le mani per garantirsi una miniera d'argento e un avamposto che serva al controllo politico del continente. E' anche per questa ragione che il produttore Fernando Ghia e lo sceneggiatore Roberto Bolt, amici dal tempo di «La tenda rossa» e di «Mission», per quasi trent'anni hanno continuato a inseguire il sogno di tradurre in immagini «Nostromo», non arrendendosi neanche quando un altro grande del cinema, David Lean, che per suo conto tentava di farne un film, diede forfait abbattuto dalla complessità della storia, troppo ricca di colpi di scena, di personaggi, di rivoluzioni, di amori ma dominata sempre da un'unica passione, quella per il denaro e per il potere. Con l'ingresso della Bbc, seguito poi dalla partecipazione della Rai e della Tve spagnola, «Nostromo» diventa finalmente una realtà. Non sarà un film di due ore destinato alle sale, ma un film di sei ore per le televisioni di tutto il mondo. Costato 20 milioni di dollari (circa 30 miliardi di lire), girato a Cartagena in venti settimane di riprese e sedici di pre-produzione, forte di una troupe che nei momentydi maggiore impegno è arrivata adontare 400 persone, molte delle quali italiane, «Nostromo» è destinato ad andare in onda solo nel gennaio dell'anno prossimo, perché al doppiaggio dall'inglese la Rai ha chiamato attori del calibro di Gigi Proietti e Massimo Ghini. E probabilmente in tre parti, contro le quattro previste, per ragioni di palinsesto. La regia è di Alstair Reid, la sceneggiatura di John Hale, le musiche di Ennio Morricone, la direzione produttiva di Michael Wearing. Per il cast Ghia ha voluto che gli attori fossero della stessa nazionalità dei personaggi previsti da Conrad: solo così è riuscito a far affidare la parte del protagonista a Claudio Amendola, che grazie al suo essere italiano ha battuto le aspettative di Antonio Banderas. Ma tra gli italiani ci sono anche Arnoldo Foà, Stefania Montorsi, Romina Mondello, mentre tra i grandi nomi, voluti per dar lustro all'operazione, figurano Claudia Cardinale, Albert Finney, Joaquim De Almeida. La regia, a piccoli quadri rapi¬ dissimi, con un montaggio spezzettato che non riesce a diventare teso, è ima scelta operata nel tentativo di imitare le pennellate descrittive di Conrad ma non pare aver regalato allo sceneggiato quel fascino alla bella maniera antica che la sigla Bbc faceva supporre. Ma perché proporre «Nostromo» oggi, e per di più da noi, in Italia, un Paese che conosce poco questo racconto? La ragione l'ha spiegata Gianpaolo Sodano, capo della macrostruttura produttiva della Rai, dimissionario con dimissioni respinte, in attesa anche lui del nuovo Consiglio d'amministrazione della Rai. «Noi usciamo a fatica da Tangentopoli: riproporre il conflitto tra morale e potere e tra onestà e corruzione per riflettere magari sull'eterna solitudine dell'uomo di fronte a queste tentazioni, ci pareva un com¬ pito da tv pubblica a pochi anni dal Duemila». Un'impresa ardita, bolla nelle mtenzioni e tutta da verificare nei risultati. Anche perché la morale di «Nostromo» è amara e l'inquieto uomo di frontiera è destinato a morire proprio quando sceglie di godere in pace la fortuna accumulata. Aver girato il romanzo resta una sfida e grande è la soddisfazione di Ghia per averlo fatto a Cartagena, su un'isola poverissima e abbandonata, dove però è stata ricostruita perfino una locomotiva in legno e un piroscafo a ruota, un'isola dove non c'erano né acqua né luce elettrica, ma che alla fine delle riprese ha avuto in dono un generatore e qualche pezzo di eternit ondulato per raccogliere dal cielo la pioggia e trasformarla in acqua da bere. Simonetta Robiony Un film di sei ore per la tv costo 30 miliardi di lire Arnoldo Foà: sono numerosi gli attori italiani nel cast

Luoghi citati: Cartagena, Italia, Napoli