POLEMICA. L'accusa: «Senza idee, non vende». Ma Segrate replica: «E' più forte» «Liberazione» uccide il nuovo Giallo Mondadori di Bruno Ventavoli

POLEMICA. L'accusa: «Senza idee, non vende». Ma Segrate replica: «E' più forte» POLEMICA. L'accusa: «Senza idee, non vende». Ma Segrate replica: «E' più forte» «Liberazione» uccide il nuovo Giallo Mondadori -.fi MILANO II ONDADORI svende i suoi III gialli». Titola Liberazione Il sparando sul nuovo corso 1**1 del poliziesco varato da Segrate. L'inviato del quotidiano comunista al Mystfest di Cattolica, Fabio Giovannini, va giù duro: «La Mondadori ha inventato un "muro" di vecchi numeri dei suoi Gialli (un muro di 25 mila copie dichiarate) che invece di dirigersi al macero potevano essere saccheggiate dal pubblico». Ancora: «Se Mondadori deve disfarsi di decine di migliaia di copie invendute (e passare a un nuovo formato e una nuova grafica per la storica collana) vuol dire che qualcosa non funziona più nel rapporto tra pubblico e giallo tradizionale». Ancora: «Servono nuove idee, iniezioni di coraggio e ricerca di talenti (anche italiani). Ma dubitiamo che la casa editrice berlusconiana saprà scegliere questa strada impervia». Accuse forti, per il nuovo Giallo che da un mese ha cambiato formato e anima. Doppia copertina (nera), caratteri del titolo in rilievo come nei tascabili americani, identikit come quello dei (fortunatissimi) Miti. Accuse fondate? Rigiriamo la domanda in Mondadori, anche per conoscere gli esiti dell'operazione che ha metamorfizzato il pilastro storico della nostra letteratura popolare. Risponde Riccardo Cavallero, responsabile del Marketing Libri Mondadori, che mitiga l'indignazione con l'ironia. Spazza innanzitutto il campo da un equivoco. «Il "muro" di Cattolica era un'operazione promozionale in un luogo strategico per di questo tipo di letteratura: il Mystfest. Come per il lancio dei Miti-poesia: abbiamo chiesto a Strehler di leggere Montale. Non era un trucco per sgombrare i magazzini. Se davvero avessimo voluto far fuori vecclùe copie invendute ci sarebbe convenuto mandarle al macero, piuttosto che trasportarle in Romagna a nostre spese e poi regalarle». Poi inquadra l'operazione di restyling del Giallo, di Urania, di Segretissimo nella strategia più complessa studiata im anno fa. «Il nuovo giallo, che va anche in libreria e nei canali della grande distribuzione una volta al mese, è il quarto stadio del nostro grande progetto di mass-market. Siamo partiti con i Miti, poi siamo passati ai miti-poesia, quindi ai miti Junior. Tutti coronati da un successo superiore alle aspettative. Le "rese" sono inferiori al 7%». E il giallo? «E' presto per i bilanci, è trascorso appena un mese dal primo nato. Le tirature sono di 100 mila copie (il quadruplo del giallo tradizionale) e abbiamo visto alcuni titoli entrare nelle classifiche dei bestseller: non era mai successo con un giallo». Anche Stefano Magagnoli, bibliofilo e surreale testimonial pubblicitario (per esempio a Quelli che il calcio), nonché nuovo direttore del Giallo Mondadori, vuole smontare i capi d'accusa di Liberazione. Innanzitutto non c'è crisi nei corridoi della paura: «Nel consuntivo di maggio ho l'I 1 per cento di rese in meno dell'anno scorso». E poi trova «ingenerose» le critiche sulla mancanza di idee e sforzi per rinvigorire un genere. «Spendiamo il 400% in più rispetto al passato in consulenze. Sono tornati a collaborare tutti gli antichi amici, anche quelli che erano più scettici verso il nuovo corso, come Gian Franco Orsi e Lia Volpatti. Gli italiani? Ho triplicato gli autori nostrani in catalogo. Quindi, francamente, le accuse di Liberazione sono infondate. I nostri lettori possono stare tranquilli. Stiamo lavorando per loro». Ma perché allora sono nati i nuovi gialli? «L'editoria popolare è come un transatlantico, quando vede in lontananza gli scogli deve azionare i motori in anticipo, altrimenti ci si schianta contro, perché è lenta nelle virate. Il mercato delle edicole è in fortissima contrazione: si vendono ormai il porno, le videocassette, e soprattutto i gadget. Occorreva trovare canali alternativi, per non smarrire una tradizione di lettura». Cosa ne pensa un ex direttore del periodico come Oreste del Buono della thriller-rivoluzione? «Non è più giallo, non è più giallo», ripete sconsolato mettendo il dito nella piaga cromatica «con quelle copertine nere... però, evidentemente, così com'era non funzionava più». Odibì è uno dei lettori tradizionalisti «scandalizzati» dalla nuova veste grafica. «Mugugno come altri - ci dice . I vecchi lettori sono una tribù refrattaria ai cambiamenti. Molti non accettano neanche che il direttore appaia in pubblicità ironiche, chiuso in uno scatolone. Qui, però, sbagliano: Magagnoli è assai talentato». Ma l'operazione, la ricerca di canali distributivi paralleli alle edicole, non serve ad anabolizzare il genere? «Per me è un assassinio... ma spesso i delitti pagano. Forse anche l'operazione mondadoriana avrà successo. Ma il giallo, il buon vecchio giallo, è morto». Che cosa intende Odibì con questa definizione nostalgica? «I romanzi di deduzione alla Conan Doyle o Agatha Christie, e quelli d'azione alla Chandler o Hammett. Questi due filoni sono esauriti. Ora abbiamo il nero alla Ellroy o i romanzi della Coirmeli. Non sono più gialli, ti insegnano come si fanno le autopsie, come si fa l'amore nelle associazioni di medici o in quelle criminali. Ma non hanno niente a che fare con il meccanismo d'indagine classico». Diritto di replica per Magagnoli: «Sono d'accordo con Del Buono. Il giallo tradizionale, nell'era dei telefilm, è finito. Ma la letteratura del mistero è florida. Ha cambiato contenuti. Gialli storici, legai thriller, serial killer... c'è grande effervescenza. Noi cerchiamo di intercettare questi nuovi generi». Bruno Ventavoli Del Buono: è diventato «nero», è morto per sempre «nero», sempre Oreste del Buono; a sinistra, Agatha Christie; a destra, una copertina del classico Giallo Mondadori

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