Una nuova superclasse intellettuale soppianterà i capitalisti tradizionali: profezia di Attali su «Liberal» I padroni del XXI secolo

Una nuova superclasse intellettuale soppianterà i capitalisti tradizionali: profezia di Attali su «Liberal» Una nuova superclasse intellettuale soppianterà i capitalisti tradizionali: profezia di Attali su «Liberal» / padroni del XXI secolo ■w IL disfattismo è di moda. SeI condo la voce che circola I nei colloqui e sulle riviste, 1 l'Europa sarà irreversibil~ I mente spazzata via dalla mondializzazione, processo in cui trionferanno politicamente l'America ed economicamente l'Asia. Questo significa non capire nulla di ciò che accade: a essere spazzata via non è l'Europa, ma una certa maniera di pensare l'ordine sociale. Né gli Stati Uniti, né l'Asia ne trarranno vantaggio; in effetti, se consideriamo l'attuale evoluzione americana, ci accorgiamo che sta nascendo una nuova forma di capitalismo che sconvolgerà anche quello degli altri Paesi sviluppati. Un capitalismo globale che modificherà profondamente il ruolo degli Stati e delle nazioni nel mondo. Un capitalismo suscitato da forze nuove che farà emergere una nuova élite e provocherà la proletarizzazione di tutte le classi tradizionali. Negli Stati Uniti, la classe operaia viene rapidamente sciolta dalla concorrenza della tecnologia del Nord e da quella dei salari del Sud. Il salario medio di un operaio è in calo costante da vent'anni. In dieci anni la percentuale di posti di lavoro precari è quadruplicata, e la probabilità di essere disoccupati almeno una volta nei prossimi cinque anni è triplicata. Questa precarizzazione interessa a poco a poco anche la classe media: ingegneri, commercianti, impiegati, quadri, sono tutti minacciati dall'ingresso dell'informatica nei servizi e dalla concorrenza dei loro omologhi del Sud, che accelerano le telecomunicazioni. Presto al posto dei lavoratori dipendenti vi sarà un vasto proletariato declassato. Anche i funzionari ne faranno parte, perché i deficit pubblici provocheranno il quasi fallimento del bilancio federale. Al contrario, le retribuzioni di certi nuovi arrivati non sono mai state così alte. Queste nuove ricchezze non sono la prerogativa dei capitalisti tradizionali né dei dirigenti di grandi gruppi, ma piuttosto dei possessori o dei creatori di rendite informatiche, capaci di disporre, anche per un breve tempo, di una conoscenza o di un know how unico. In questo capitalismo globale di alta competizione e di debole inflazione, bisognerà disporre di capitali liquidi, non avere né debiti né beni immobilizzati e soprattutto di- sporre di una rendita tecnologica (una conoscenza, una competenza, un'opportunità di essere un intermediario utile alla valorizzazione o alla circolazione dell'informazione, un'innovazione nell'investimento in titoli, la genetica, lo spettacolo o l'arte). Coloro che possederanno queste rendite costituiranno ciò che chiamo una superclasse, perché non fanno parte di un ceto i cui privilegi sono legati alla proprietà dei mezzi di produzione e di trasmissione. Essi non saranno soggetti alle teorie liberali o marxiste: non sono né imprenditori-creatori di occupazione e di ricchezze collettive, né capitalisti-sfruttatori della classe operaia. Non possiedono le im- prese, né le terre, né posti nell'amministrazione. Essi sono ricchi di un capitale nomade, monetario o intellettuale che utilizzano in modo nomade per se stessi, mobilizzando rapidamente capitali e competenze in insiemi mutevoli per finalità effimere, rispetto alle quali lo Stato non ha nessun ruolo. Essi non vogliono dirigere gli affari pubblici (la celebrità politica è per loro una maledizione). Amano creare, divertirsi, muoversi; non si preoccupano di lasciare ricchezze o potere ai loro figli: ognuno per sé. Per di più sono ricchi e vivono lussuosamente, spesso senza pagare ciò che consumano. Portano con sé il meglio e il peggio di domani, insediando una società volatile, incurante del futuro, egoista e edonista, nel sogno e nella violenza. Le élite tradizionali europee saranno anch'esse spazzate via da questi nuovi arrivati. Essendo una civiltà agricola, l'Europa è in effetti molto meno preparata, rispetto all'America, a questa vittoria della mobilità, e avrà maggiori difficoltà ad accettare che il potere economico non sia più riservato ai proprietari delle terre, dei muri, delle industrie o dei diplomi. Le sue élite, che accumulano queste proprietà diventate anacronistiche, saranno a poco a poco declassate. (...) Eppure bisogna accettare questa mutazione perché questa superclasse porta la creatività e il benessere di domani. Certo, non bisogna fare dell'America un modello da ricalcare. Laggiù, una superclasse trionfante galleggerà sulle acque fangose della miseria, e il successo di alcuni si pagherà al prezzo dell'emarginazione della maggioranza e della violenza dei declassati. L'Europa non deve avere complessi. Nella formidabile fase di crescita che sta iniziando, e che durerà trent'anni, l'Europa ha tutte le possibilità di essere la prima potenza del XXI secolo, a patto di consentire a una superclasse europea di esprimersi liberamente e di mettere le proprie competenze creative al servizio del lungo termine e della solidarietà. Per questo non bisogna immaginare soltanto un programma politico, ma una rivoluziono culturale: l'accettazione della novità come una buona notizia, della precarietà come mi valore, dell'instabilità come un'urgenza e dell'ibridazioni! come una ricchezza, la creazione di queste tribù di nomadi sempre adattabili, che liberano mille energie e portano forme originali di solidarietà. A questo scopo bisogna cambiare tutto, e presto, nel sistema fiscale, educativo e sociale. Ci vuole un fisco che incoraggi la creazione piuttosto che il possesso di ricchezze, l'ùmovazione al posto della routine, il lavoro ad alto valore aggiunto invece dei lavoro non qualificato. (...) Come contropartita, bisogna imporre una giustizia sociale più esigente, capace di assicurare a ognuno le stesse possibilità di accedere a questa superclasse, ovvero smettere di confondere sicurezza e immobilismo e dare a ognuno come minimo i mezzi per mangiare, per imparare e per alloggiare. Questo minimo, che va ben al di là dello stipendio, è la chiave del successo di questa mutazione in Europa. E' bene considerare la formazione come un lavoro socialmente utile spostando l'istruzione, troppo concentrata nella giovinezza, verso l'istruzione permanente, clic favorisce il rinnovamento e la creazione del domani. Riassumendo, bisogna creare un progetto sociale che faccia del rinnovamento un valore e della solidarietà il modo più ricco di esprimere questo rinnovamento in ogni essere umano. Jacques Attali Alla «Superclasse» del XXI secolo, la nuova élite promossa dal processo di globalizzazione, è dedicato un dossier che la rivista Liberal pubblica nel numero da oggi in edicola. Lo spunto alla discussione ò dato da un articolo di Jacques Attali, già capo di gabinetto di Mitterrand, ex presidente della Berd (Banca europea per gli investimenti all'Est). Lo anticipiamo in questa pagina, con una sintesi delle repliche dell'economista Renato Brunetta, del segretario al Lavoro Usa Robert Reich e del politologo Marco Tarchi. n ■w IL disfattismo è di moda. Se4 TV / U_ -^-J Eppure Jacques Attali è stato capo di gabinetto del presidente Mitterrand, le cui confidenze sta pubblicando in un'opera in vari volumi intitolata «Verbatim»

Persone citate: Attali, Jacques Attali, Jacques Attali Alla, Marco Tarchi, Mitterrand, Renato Brunetta, Robert Reich