«Paolo orgoglio d'Italia» Belgio, valanga di lettere alla regina

«Sei bellissima come i tuoi figli» «Tu, la nostra consolazione» I nostri emigrati scrivono ammirati alla discendente dei Ruffo di Calabria «Paolo, orgoglio d'Italia» Belgio, valanga di lettere alla regina TRENTANNI di complimenti galanti: «Sei bellissima, come i tuoi figli». Affettuosi: «Sei la consolazione di noi italiani». Devoti: «L'ho vista alla televisione nel giorno del sue matrimonio e ho ammirato lei e il suo vestito. Non potrebbe mandarci un piccolo pezzo dello strascico per mia figlia che sta preparando la prima comunione?». La amano come una diva di Hollywood, un simbolo di orgoglio nazionale, un segno di riscossa. Come una regina. Infatti. Lei è Paola Ruffo di Calabria, diventata Paola di Liegi e sovrana del Belgio grazie al matrimonio con il principe Alberto I, salito al trono dopo la morte del fratello Baldovino. Loro sono i suoi sudditi italiani. Figli e nipoti di minatori «esportati» dal nostro Paese nel dopoguerra, in cambio del carbone indispensabile per la ricostruzione industriale. Ma le scrivono anche uomini d'affari, euroburocrati, studenti. Fin da quando la videro mor- morare in lacrime a Alberto «Je vous prend pour légitime époux», gli italiani di Bruxelles hanno spasimato per la Prima Emigrante. E hanno cominciato a scriverle. Un carteggio segreto, commosso, tenero, cui il quotidiano belga «Le Soir» ha fatto cenno domenica scorsa, in occasione del cinquantenario dell'«invasione italiana»: l'accordo con cui Bruxelles e Roma nel '46 si scambiarono carbone contro manodopera. L'approccio di Paola Ruffo di Calabria con il Belgio è stato decisamente meno brutale. Un ricevimento all'ambasciata a Roma. Il fratello di un re si aggira annoiato tra stucchi e vassoi di champagne. Il suo sguardo incrocia quello di una ragazza bellissima, alta, snella, ocelli blu, carnagione chiara. La invita a ballare. La rivede ogni volta che torna a Roma. E torna spesso: per studiare botanica, per le riunioni della Croce Rossa, per i consigli d'amministrazione della Cassa di Risparmio belga. Un inverno passato in uno chalet svizzero li rassicura sul loro amore. Alberto di Liegi e Paola Ruffo di Calabria annunciano il loro fidanzamento. Colti di sorpresa, i rotocalchi frugano negli archivi e nell'albero genealogico della futura principessa. Trovano l'antenato Fabri- qui al Nord» zio Ruffo, il cardinale fedele al re di Napoli Ferdinando IV che organizzò le bande sanfediste per cacciare gli illuminati borghesi della Repubblica partenopea. Trovano il padre di Paola, successore di Francesco Baracca al comando della squadriglia d'elite dell'Aeronautica, nominato senatore a vita da Vittorio Emanuele III. E trovano lei, una ragazza di 21 anni, innamorata del tennis, dello sci nautico e di Forte dei Marmi. Gli italiani del Belgio la adotta- no subito. Quando la vedono piangere all'altare, si chiedono se potrà mai essere felice alla corte del re triste, del re deposto e della matrigna: Baldovino, rimasto orfano dì madre da piccolo, salito al trono grazie all'abdicazione del padre, accusato di simpatie naziste; Leopoldo III, il re cacciato dal suo popolo, chiuso nella sua tetraggine; Liliana Baels, la seconda moglie, diventata principessa De Réthy, che i belgi malignamente chiamavano «crevette», granchio, come quelli che sua bisnonna vendeva al mercato di Ostenda. In quel mondo ostile nulla veniva perdonato a Paola. I giornali attaccano l'«italienne». Le rimproverano le minigonne, «la legge¬ rezza», «l'incoerenza». Non le perdonano di non aver imparato il fiammingo e di preferire le vacanze alla beneficenza. Un quotidiano arriva a pubblicare le foto affiancate di Paola sulla spiaggia della Versilia e della regina Fabiola in visita ai bambini di una colonia estiva. E l'amore degli italiani si accende ancora di più, assume i colori di una rivincita e l'intensità di una rivendicazione. E anche ora che Paola è la sovrana di tutti i belgi, e che gli stessi quotidiani la paragonano a una Madonna di Botticelli, continuano a scriverle la loro ammirazione e il loro affetto. Preferendola alle altre glorie italo-belghe: la mezzala della Nazionale Enzo Scifo (che però all'Inter e al Torino ha fallito), il cantante Adamo (quello di «La notte») e il vicepremier Elio Di Rupe, noto per aver rifiutato di stringere la mano al «postfascista» Tatarella. AldoCazzullo Il carteggio, avviato anni fa, era finora rimasto segreto «Sei bellissima come i tuoi figli» «Tu, la nostra consolazione» CENTILE PRINCIPESSA PAOLA «L'ho vista alla televisione il giorno del suo matrimonio e ho potuto ammirare la bellezza e lo splendore del suo vestilo. Mia figlia sta preparando la prima comunione. Sarebbe magnifico ricevere un piccolo pezzo del suo strascico». G\RA PRINCIPESSA «Lei è bellissima. Fin da quando è arrivala in Belgio, è sempre stata l'orgoglio e la consolazione di noi italiani immigrali qui al Nord». A destra, una foto recente della regina «Sei bellissima come i tuoi figli» «Tu, la nostra consolazione»CENTILE PRINCIPESSA PA«L'ho vista allavisione il giornosuo matrimonio potuto ammirarbellezza e lo splere del suo vestilofiglia sta prepara Sopra, un'immagine giovanile di Paola Ruffo di Calabria A destra, una foto recente della regina Sotto, Felice Gimondi quando vinse la Parigi-Roubaix: anche quel successo sportivo divenne una sorta di «festa dell'orgoglio nazionale» per gli italiani emigrati in Belgio