Il giudice a Genova avverte: vogliamo sapere chi ha affiancato la cupola «Donne di mafia, dissociatevi» di Paolo Lingua

Il giudice a Genova avverte: vogliamo sapere chi ha affiancato la cupola Il giudice a Genova avverte: vogliamo sapere chi ha affiancato la cupola «Donne di mafia, dissociatevi» La Boccassini contro la moglie del Padrino GENOVA. «La lettera aperta di Antonina Bagarella non è "toccante", come è apparso ai mass media e a qualche mio collega. La trovo, invece, arrogante, ipocrita e intrisa di cultura mafiosa». Cosi ha esordito ieri sera, tra gli applausi, Ilda Boccassini, invitata dall'amministrazione provinciale di Genova, assieme a Liliana Ferrara e a Maria Falcone, a una commemorazione delle vittime della mafia. «Sono indignata dalla superficialità dei mass-media. Giovanni Falcone - ha proseguito il magistrato della procura di Milano, in passato pm a Palermo e Caltanissetta - si era sempre raccomandato: parlate di mafia, fate che i mezzi di comunicazione ne parlino sempre, ma non permettete che la mafia sia trattata o presentata come uno spettacolo. La mafia, diceva Giovanni, non è un argomento da "Processo del lunedi" alla televisione». E ha aggiunto: «La mafia è obiettivamente in difficoltà e ha subito duri colpi. Riina è stato condannato undici volte all'ergastolo. La mafia è ferma, non parla, ma proprio per questo non è il momento di abbassare la guardia. La lettera della moglie di Riina è venuta fuori all'indomani dell'arresto del figlio. Non credo comunque che sia un frutto spontaneo: credo che tutta l'operazione sia stata il risultato di una trattativa, risposte comprese. Credo che la lettera sia indirettamente un messaggio alle altre "donne della mafia". D'altro canto, quando la figlia di Riina a scuola era stata eletta rappresentante di istituto io mi ero interrogata pubblicamente, e in sede istituzionale, sul perché di quella scelta e di quel voto. E chiedevo come cittadino, come magistrato, come madre, se Concetta Riina si era dissociata dalla cultura mafiosa». «Le donne "della mafia" - sono ancora parole di Ilda Boccassini devono capire una cosa ben precisa. Si devono arrendere allo Stato e scegliere la parte dove vogliono collocarsi, anche se nessuno chiede loro di rinnegare mariti e figli. Se il figlio di Antonina Bagarella, accusato di associazione mafiosa e di omicidio, è colpevole, lei deve aspettarsi la punizione da parte dello Stato. Se e innocente, toccherà a lei procurargli la migliore difesa. Ma si deve fidare dello Stato e della magistratura che hanno vinto. I familiari dei mafiosi debbono essere isolati finché almeno non si dissociano». In margine al fenomeno dei pentiti, Ilda Boccassini ha concluso: «Falcone, quando qualcuno annunciava l'intenzione di pentirsi, non si precipitava in carcere. Voleva far capire che lo Stato è il più forte e voleva essere sicuro del pentimento. Adesso vorrei consigliare a molti miei colleghi di agire con maggiore circospezione. Ormai dell'organizzazione della mafia sappiamo tutto. Quello che oggi occorre conoscere sono i nomi dei magistrati, dei medici, degli avvocati, degli ingegneri, degli imprenditori che hanno favorito e affiancato la "cupola" in tutti questi anni». «Dobbiamo pretendere dai pentiti - ha concluso il magistrato - che dicano chi erano quelle persone importanti che si sono incontrate con Riina e hanno deciso insieme di uccidere Falcone». Anche Liliana Ferrara e Maria Falcone hanno ammonito a non abbassare la guardia. «La mafia in questo momento si trova in difficoltà - ha detto la sorella del giudice ucciso a Capaci - e reagisce cercando di salvaguardarsi. La lettera della signora Riina non mi sembra una lettera di dissociazione». Secondo Liliana Ferrara, la lettera «è il messaggio della donna del capo alle altre donne per dire: "state tranquille che poi tutto passa e ritorneremo come prima"». Dure, infine, le parole di Fernanda Contri: «La signora Bagarella ricorda un comandamento, quello che dice di onorare il padre e la madre, ma dimentica quello che dice di non uccidere». Paolo Lingua «Tutte si devono arrendere anche se nessuno chiede di rinnegare figli e mariti» La moglie di Totò Riina, Antonina Bagarella. Sotto, il senatore Andreotti

Luoghi citati: Caltanissetta, Falcone, Genova, Milano, Palermo