Verona, interrogati i fidanzati diabolici «Ha ucciso sua madre per regalarmi una casa»

Verona, interrogati i fidanzati diabolici Verona, interrogati i fidanzati diabolici «Ha ucciso sua madre per regalarmi una casa» La ragazza: mentre lui la strangolava io ero in cucina a preparare il caffè dagini e nel caricare il cadavere su un'auto per trasportarlo fino ad una stradina vicino al cimitero della frazione Cancello. Sulla complicità nel trasporto quindi. Questo al di là delle ammissioni fatte da entrambi gli imputati all'inizio delle indagini e ora smentite nel tentativo di cancellare l'ombra dell'ergastolo che deriverebbe dalla premeditazione. Ma quest'ombra non aleggia da ieri in modo così forte sopra la Frigerio per la quale il perito di parte, Mario Marigo, ha dichiarato, a conclusione delle sue considerazioni tecniche, la incapacità di intendere e di volere e la presenza di gravissimi disturbi della personalità. Questo il giudizio del rettore dell'università di Verona, il perito appunto, in attesa del confronto che si terrà il 16 luglio con l'altro perito, il professor Vittorino Andreoli, che era stato nominato dal pubblico ministero e dal perito di parte Rancani che è appunto un confronto atteso per metà luglio. Tutto rinviato quindi fino al rientro in Italia di Andreoli, che è il perito che, tra l'altro, spiegò a suo tempo il delitto Maso e l'assassinio del cavalcavia dell'autostrada che hanno fatto storia giudiziaria e sociale a Verona negli ultimi anni. Poi il tribunale dovrà decidere se nominare un quarto perito neutrale o se, davanti ai tre giudizi dei tecnici più o meno concordi, passare decisamente il diciotto luglio alla sentenza. Nel caso di nuova nomina la decisione slitterebbe in autunno. Per ora aleggia l'infermità mentale della Frigerio che, se ammessa poi dalla corte, attenuerebbe decisamente le pur gravissime responsabilità della donna. Franco Ruffo VERONA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non è stato neppure necessario il confronto alla corte d'assise di Verona fra i due imputati, Nadia Frigerio e il fidanzato Marco Rancani, accusati d'aver ucciso, strangolandola, la madre della donna, Eleonora Pierfranceschi, una colf di 57 anni. La donna era stata ammazzata soltanto per poter utilizzare il suo appartamento in affitto, alla periferia di Verona. Non è servito confrontare le due deposizioni perché i due imputati sono stati irremovibili nel mantenere le posizioni, ad accusarsi reciprocamente del delitto e ad autoscagionarsi. Ha cominciato prima la Frigerio la quale ha raccontato, sollecitata dal presidente Mario Sannite e dal pm Mario Giulio Schinaia e dai difensori, la sua versione del delitto. La donna ha sostenuto che a strangolare la madre era stato il fidanzato, mentre lei era in cucina a preparare il caffè. La Frigerio si è anche dilungata a spiegare i motivi del delitto: il desiderio soprattutto di avere un tetto non solo per vivere, ma anche per soddisfare un irresistibile e continuo desiderio di sesso, soddisfatto in ogni circostanza e in ogni luogo. E solo su questo particolare il Rancani ha concordato più volte e annuito con la testa. Sul resto le versioni si sono mantenute discordanti. L'uomo ha sostenuto infatti di avere visto la donna ormai morta dalla finestra della casa e di aver udito la fidanzata dirgli: «Ho copà me mare» (ho ucciso mia madre). D'accordo i due poi sull'inutile tentativo di avvelenare la donna con un tranquillante come pure sulla loro complicità nel rivestire la vittima con un abbigliamento da prostituta per dirottare le in¬

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