Almeno 4 morti e 160 feriti. La base ospitava anche militari arabi, britannici e francesi Camion-bomba fa strage di marines

Almeno 4 morti e 160 feriti. La base ospitava anche militari arabi, britannici e francesi Almeno 4 morti e 160 feriti. La base ospitava anche militari arabi, britannici e francesi Camion-bomba fa strage di marines Arabia Saudita, obiettivo: una base multinazionale WASHINGTON. Un autocarro cisterna riempito di esplosivo è saltato in aria ieri alle 22,30 locali (le 21,30 in Italia) in Arabia Saudita, accanto al settore alloggi di una struttura militare che ospita soldati americani, inglesi, francesi e sauditi. La località dove è avvenuto l'attentato si chiama Al-Khobar ed è a una ventina di chilometri da Dahran. L'esplosione ha provocato un numero imprecisato di morti (almeno 4) e di feriti, che sarebbero 160. Dahran è nella regione orientale del Paese. A quanto pare, un'autocisterna sulla quale era stato collocato un potente ordigno è stata fermata a un posto di blocco, proprio di fronte agli alloggi della base, all'angolo nordorientale della struttura. Il veicolo non è stato fatto passare e a questo punto le due persone a bordo lo hanno abbandonato e sono fuggite a bordo di un'auto che li aspettava nei pressi. Subito dopo l'autocisterna è saltata in aria. La base bersaglio dell'attentato si chiama «Re Abdul Aziz», appartiene al ministero della Difesa saudita, ma ospita anche militari della forza multinazionale rimasta nella Regione dopo la guerra del Golfo del gennaio-febbraio 1991. I militari americani fanno parte della della «Joint Task Force Southwest Asia». La notizia è stata diffusa ieri sera dal Pentagono che si è limitato a parlare di «circa 60 persone rimaste coinvolte» nell'esplosione. Il segretario dell'Air Force, Sheila Widnall, non è stata in grado di precisare le loro condizioni. Ma altre fonti, interpellate dalla rete televisiva «Cnn», ieri sera parlavano di 120 persone coinvolte, tra militari sauditi e occidentali. La tv di Stato dell'Arabia Saudita ha parlato di un numero ancora imprecisato di uccisi e di feriti. Le autorità saudite hanno immediatamente avviato un'inchiesta sull'esplosione. Dahran, durante la guerra del Golfo, fu una della basi da dove operava la forza multinazionale alleata contro l'Iraq. L'esplosione «sembra essere opera di terroristi», ha detto il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, che si è detto «sdegnato» per l'attentato. In una dichiarazione alla Casa Bianca, alla vigilia della sua partenza per Lione, in Francia, dove parteciperà al vertice «G7», Clinton ha sottolineato che «i responsabili devono essere puniti». «Dalle informazioni disponibili, la bomba ha provocato molti feriti. Alcune persone sono morte, ma non sappiamo quante», ha detto il Presidente. Clinton ha annunciato di aver inviato in Arabia Saudita una équipe di investigatori dell'Fbi incaricata di collaborare nelle indagini. «Siamo inorriditi per questo attacco e desideriamo aiutare l'Arabia Saudita a catturare i responsabili», ha dichiarato in nottata il portavoce del Dipartimento di Stato Nicholas Burns a Gerusalemme, dove si trova con il segretario di Stato Warren Christopher. Il 13 novembre 1995 un'autobomba esplose in una base di addestramento sotto comando americano a Riad, nel quartiere di Al-Oulaya, uccidendo sette persone (cinque americani e due indiani). Nell'aprile scorso quattro sauditi confessarono di essere i responsabili dell'atten¬ tato e preannunciarono altri atti di terrorismo. I quattro sauditi sono stati giustiziati alla fine di maggio. In seguito alle confessioni, il Dipartimento di Stato Usa aveva diffuso un comunicato in cui avvertiva i cittadini di nazionalità americana residenti in Arabia Saudita del rischio di altri attentati anti-Usa. Nel documento, il Dipartimento di Stato riferiva di aver ricevuto «una telefonata anonima» che minacciava gli americani di rappresaglia se i quattro sauditi fossero stati condannati. [Ansa-Afp] Gli effetti dell'attentato a Riad del 13 novembre '95 che uccise sette persone. Nella foto grande, marines nel Golfo Persico

Persone citate: Abdul Aziz, Bill Clinton, Clinton, Joint, Nicholas Burns, Sheila Widnall, Warren Christopher