Anche i dati fiscali dei repubblicani nei rapporti «rubati» alTFbi, crolla la difesa della Casa Bianca Clinton, 400 dossier modello Nixon sui rivali

Anche i dati fiscali dei repubblicani nei rapporti «rubati» alTFbi, crolla la difesa della Casa Bianca Anche i dati fiscali dei repubblicani nei rapporti «rubati» alTFbi, crolla la difesa della Casa Bianca Clinton, 400 dossier modello Nixon sui rivali Monta il «Filegate», ultimo scandalo dell'anno elettorale WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Maledetto Livingstone. Ce l'hanno tutti con lui alla Casa Bianca - a cominciare da Bill Clinton - adesso che il «Filegate» sta assumendo proporzioni tali che nella capitale si sente continuamente ripetere, come un'ossessione, il nome di Richard Nixon. Nixon, Nixon, Nixon: sembra di tornare indietro di più di 20 anni, ascoltando i continui paragoni e i confronti storici tra il Presidente in carica e il predecessore disarcionato dallo scandalo del Watergate. Il paragone di ieri, l'ultimo, è pesante. Si è saputo per certo che gli oltre 400 fascicoli ultrariservati dell'Fbi su altrettanti esponenti repubblicani, ottenuti illegittimamente dalla Casa Bianca di Clinton, contengono, oltre a tutti i pettegolezzi possibili sugli interessati, anche i loro dati fiscali. E questo è altamente illegale, viene considerato un intollerabile abuso di potere ed è esattamente ciò che tentò di fare Nixon all'epoca del Watergate. Il guaio è serio. Quel giovanotto atticciato con la faccia a padella, l'ex improbabile capo dell'ufficio Sicurezza della Casa Bianca Craig Livingstone, è l'Epimeteo che l'ha scatenato. Ma è proprio tutta sua la colpa? L'esistenza dei fascicoli venne scoperta per caso il 3 giugno da un membro della commissione Giustizia del Senato, che era finalmente riuscita, dopo molte resistenze, a ottenere dalla Casa Bianca documenti richiesti da molto tempo. La commissione stava indagando sul cosiddetto Travelgate, lo scandalo seguito al licenziamento ingiustificato e per fini clientelali di sette funzionari dell'ufficio viaggi. Il commissario scoprì dai documenti che l'ufficio Sicurezza della Casa Bianca, una mezza dozzina di persone inca- ricate di controllare la concessione dei visti d'ingresso al palazzo, aveva ottenuto e richiesto il fascicolo dell'Fbi su Billy Dale, l'ex capo dell'ufficio viaggi, sei mesi dopo il suo avvenuto licenziamento. Perché? La spiegazione sembrava poter essere una sola: poiché c'era un processo in corso (Dale contro la Casa Bianca, poi vinto da Dale) era legittimo sospettare che qualcuno alla Casa Bianca volesse cercare informazioni su Dale che consentissero di «sputtanarlo». Quando i repubblicani, puntualmente, lanciarono questa accusa, George Stephanopoulos sostenne che avrebbero dovuto subito «scusarsi» per un'insinuazione così bassa. Ma saltò fuori che il fascicolo di Dale non era il solo: dopo una rapida inchiesta la Casa Bianca ammise l'esistenza di 330 «file». Così, due giorni dopo la dichiarazione di Stephanopoulos, fu invece il capo di gabinetto della Casa Bianca, Leon Panetta, a chiedere «scusa» agli americani, agli interessati e al Congresso a nome di Clinton, che si disse «inorridito» per un simile «pasticcio burocratico». Venne fornita una spiegazione. Un funzionario civile del Pentagono era stato incaricato di rivedere tutte le pratiche dei passi, perché, come è tradizione, l'amministrazione Bush aveva ripulito i cassetti. Il funzionario si mise a lavorare su una lista «fornitagli dal Servizio Segreto», che poi risultò «superata». E, per sapere se confermare i passi o no, il funzionario aveva chiesto i fascicoli corrispondenti all'Fbi. Una grave scorrettezza, nata comunque da un errore e subito corretta. Il direttore dell'Fbi Louis Freeh, per quanto nominato da Clinton, dovette subito aprire un'inchiesta interna per salvare il collo. La sua conclusione: la richiesta e la concessione di quei «file» era forntemente «ingiustificata» e aveva creato una «pesante violazione della pri¬ vacy» delle persone interessate. La Casa Bianca inghiottì, ma il peggio doveva venire. Si venne a sapere che i «file» (nel frattempo diventati 408) erano stati richiesti da Livingstone, con l'avallo del consigliere legale Bernard Nus- sbaum, e consegnati a un certo Anthony Marceca, il considetto funzionario civile del Pentagono che in realtà è un attivista democratico da una vita, prima con Lyndon Johnson, poi con Gary Hart e infine usato da Clinton. Marceca disse che la lista gli era stata data dalla funzionarla Nancy Gemmell, che a sua volta l'aveva ricevuta dal Secret Service. Il punto era importante: poiché si trattava di una lista superata, piena di repubblicani anche influenti che non avevano più bisogno del passi, occorreva sapere se la sua compilazione fosse stata innocente oppure no. Ma la signora Gemmell ha dichiarato al Congresso che lei non dette a Marceca alcuna lista e il capo del Secret Service ha detto che i suoi computer non sono in grado di produrre «liste superate»: c'è solo una lista di migliaia di nomi, non centinaia, che viene continuamente aggiornata. A questo punto non si sa ancora chi e sulla base di quali princìpi abbia compilato quella lista. Marceca non ha parlato prima e non può parlare adesso, dopo che il «Filegate» è diventata un'inchiesta a parte affidata a Kenneth Starr, il procuratore speciale per il caso Whitewater. Ma si sa che Livingstone si vantava in giro di possedere informazioni che avrebbero potuto distruggere chiunque, che l'aveva già fatto in passato quando venne cacciato via dalla campagna di Gary Hart e che i «file» erano tenuti praticamente incustoditi. Nessuno sa spiegare come quell'ex usciere di ristorante sia arrivato in una tale posizione alla Casa Bianca. Ma era molto protetto e due testimoni l'hanno sentito vantarsi dell'amicizia tra la sua mamma e la First Lady. Ancora Hillary. Paolo Passarmi L'Anticristo diventa una strategia di marketing Nella foto grande, Bill e Hillary Clinton. A fianco l'ex presidente Ronald Reagan Sotto, l'assedio ai Freemen del Montana e l'esplosione di Hiroshima interpretata dai giornali Usa come un segno apocalittico

Luoghi citati: Hiroshima, Montana, Nancy Gemmell, Nus, Usa, Washington