Johnny Rotten: «Sono grasso, quarantenne e di ritorno». Creste colorate e telefonini

Johnny Rotten: «Sono grasso, quarantenne e di ritorno». Creste colorate e telefonini Concerto a Londra/tra sputacchi rituali e bicchieri che volano Con i Sex Pistols in viaggio nella mitologia del punk LONDRA. Gli sputacchi rituali e i bicchieri di birra atterravano con fervore nostalgico sulle teste dei danzatori di «pogo» accalcati per la prima volta dal 1978 sotto il palco dei Sex Pistols. Johnny Rotten, leader della più energica e malfamata punk band del mondo rediviva per soldi, aveva il suo daffare per rispedire sul prato di Finsbury Park la spazzatura che gli pioveva tra i piedi: bottiglie di plastica piene e anche un pallone, più pertinente questo all'apparizione di Stuart Pearce, l'eroe della Nazionale inglese reclutato a sorpresa per presentare il gruppo ai 30 mila spettatori. Colore tanto, anarchia poca. Nonostante gli sberleffi pseudo-nichilisti di Rotten («Non siate così timidi. C'è soltanto zio Johnny quassù : grasso, quarantenne e di ritorno»), la folla pensava a godersi lo spettacolo piuttosto che a menare le mani. In realtà i Sex Pistols, in eccellente forma musicale, domenica erano in vena di showbusiness e non di oltraggi: zio Johnny ha provato, più che altro per gentilezza verso i reduci, a dire un sacco di parolacce, ma era affettuoso come un gattone e la sua battuta più belligerante («Ci sono dei giornalisti lì in mezzo? Mandatemeli qui, che li sistemo io») è stata accolta con una risata. Il punto è: chi crede ancora all'«Anarchy in the UK», che pure ha spedito la folla al settimo cielo? E' bizzarro che il calciatore Pearce fosse lì a rappresentare il patriottismo sportivo, tra le Union Jack srotolate come manifesti di distruzione per l'incendiaria «God Save The Queen». L'estate dell'odio è finita per tutti, qui: per gli ultratrentenni con la testa a puntaspilli e telefonino opzionale, gli adolescenti trasognati alla prima esperienza diretta della mitologia punk, famigliole con l'anello al labbro che reggevano sulle spalle bambini dalla cresta clonata o vestiti alla Mary Poppins, ma anche la tanta gente normale che ha avuto pudore di tirar fuori dall'armadio il giubbotto sbrindellato per il solo gusto della rimpatriata. Il buonumore ha toccato l'apice quando si è visto che i ragazzoni con le setole bionde rasate sul cranio rosso di sole non avevano nessuna intenzione di pestare i sospetti hippy, che si aggiravano beati coi loro cappellacci alla Woodstock e spandevano un provocatorio odor di patchouli. Nessuno mulinava rasoi, e meno male: Sid Vicious, bassista maledetto dei Pistols, si sarebbe rivoltato nella tomba se non fosse stato cremato, ma non un fan sembrava preoccuparsene. Il suo posto è stato ripreso da Glen Matlock, che aveva lasciato il gruppo nel 1977. L'atmosfera festiva era dovuta anche al fatto che Rotten, Jones, Matlock e Cook sono tornati insieme per guadagnare un paio di miliardi a testa: le ideologie non c'entrano. Con la solita franchezza hanno battezzato la tournée europea, che toccherà l'Italia il 10 luglio a Roma e l'I 1 a Milano, «Filthy Lucre Tour» (tour del lercio lucro). La definizione, tratta da un titolo del Daily Mirror di vent'anni fa, campeggiava sul palco di Finsbury Park tra le glorie dei Sex Pistols: un collage di articoli di sdegno che si è aperto al loro ingresso come un giornale. Il giornale sarebbe alme¬ no dovuto sembrare più vecchio, ingiallito come loro: ma la musica era quella di sempre, anzi migliore, quella che erano capaci di fare prima di Vicious che non sapeva suonare. Compulsiva, oscura, terribilmente energetica: canzoni come «God Save the Queen», «Holidays in the Sun», «Pretty Vacant», «Submission». A scaldare il pubblico aveva provveduto Iggy Pop. Ma chi vuole tornare al deprimente periodo di cui questa musica era la colonna sonora? Qualcuno si offre volontario. «Ne ho abbastanza dell'allegria odiosa degli Oasis», grugniva Thomas, un fan svizzero. A proposito, Liam Gallagher era qui anche lui, sebbene facesse spallucce: educato come Patsy Kensit, Steven Berkoff, Johnny Depp e Kate Moss, mentre il resto del popolo strillava insulti che ormai suonano triti anche in televisione. Come il calcio in questi giorni, anche il punk tor na a casa in Inghilterra. Ma senza i brutali Anni Settanta. Maria Chiara Bonazzi Johnny Rotten: «Sono grasso, quarantenne e di ritorno». Creste colorate e telefonini Johnny Rotten, leader del gruppo che non suonava più insieme dal 1978. Il buonumore ha toccato l'apice quando si è visto che i ragazzoni con le setole bionde rasate non avevano nessuna intenzione di pestare i sospetti hippy, e non mulinavano rasoi

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