Aranci e modelle a Cagnes-sur-Mer di Gianni Rondolino

Aranci e modelle a Cagnes-sur-Mer Aranci e modelle a Cagnes-sur-Mer La campagna dei Renoir II CAGNES-SUR-MER N piccolo quadro a olio, 46 centimetri per 51, in cui si vede una modesta casa sommersa dal verde degli alberi e dall'azzurro del cielo. Un ulivo contorto nasconde parte della facciata, la corona delle foglie dipinte a brevi pennellate pare inquadrare il paesaggio come una cornice naturale. E' La fenne des Collettes, dipinto da Pierre-Auguste Renoir nel 1915, conservato al Musée Renoir di Cagnes-sur-Mer. Ed è la più bella immagine per introdurci nell'ultima dimora del grande pittore, il cascinotto rimasto intatto, non lontano dal quale, per volere della moglie Aline, egli fece costruire dall'architetto Febvre di Biot, nel 1908, tuia bella e comoda casa di campagna. Ed è in questa casa di campagna, Les Collettes, che egli visse gli ultimi undici anni della sua vita, dipingendo nel grande studio del primo piano o al fresco del giardino, degli aranci, sotto gli ulivi secolari, circondato dalla moglie, dai figli, dagli amici. Ma non è soltanto di Pierre-Auguste e della sua pittura che la casa-museo di Cagnes ci parla. Non sono soltanto gli ultimi anni della sua vita operosa e della sua salute precaria ad essere in qualche modo documentati in queste stanze e tra questi alberi e fiori. Ci sono anche i famigliari, soprattutto c'è il figlio Jean, il grande regista, che in questi luoghi trascorse, vicino al padre, un paio d'anni, e che di Les Collettes mantenne un ricordo preciso e commosso, al quale si rifece in qualche suo film - in particolare in Le déjeuner sur ITierbe, in italiano IHcnic alla francese, del 1959 - e in non poche sequenze sparse qua e là nella sua multiforme opera cinematografica, in cui la natura dolce e leggermente malinconica di questo posto incantevole (e della pittura di suo padre) pare rivivere in modi e forme semoventi di straordinario fascino visivo e dinamico. Ricordava Jean Renoir molti anni dopo: «Nel mio giardino in California, accanto alla porta della cucina, c'è un arancio. Lo guardo e ne aspiro l'aroma. E' tutto fiorito. Non posso vedere un arancio in fiore senza pensare a Cagnes; ed il pensiero di Cagnes evoca immediata- mente in me l'immagine di mio padre. E' là ch'egli trascorse la parte migliore dei suoi ultimi anni; è là che morì. Nella sua casa, ai Collettes, il profumo degli aranci è sempre lo stesso, e i vecchi ulivi non si sono mossi». Quel ricordo è come il segno di un affetto, di un attaccamento, che va al di là della memoria patema: è quasi un rapporto ininterrotto fra il passato e il presente, fra gli anni della formazione - ancora incerto sulla strada da intraprendere - e quelli della piena maturità. E' il filo rosso che lega il giovane Renoir, innamorato delle modelle che posavano nude per il padre (ne sposerà l'ultima, Andrée Madeleine Heschling, in arte Catherine Hessling, l'interprete di Nana e di altri suoi film), al Renoir regista della Carrozza d'oro, di French cancan, di // testamento del mostro, del citato Picnic alla francese. Ma nella casa di Les Collettes la presenza di Jean è viva non soltanto attraverso le fotografie, qualche ritratto del padre, qualche documento, la stanza che divideva col fratello Pierre, ma anche da un paio di ceramiche, molto belle nello splendore dei colori, ch'egli fece sotto la guida del vecchio PierreAuguste. Un vaso, una brocca, dai disegni lineari, semplici, immediati, dalle tinte delicate e al tempo stesso squillanti. Più un richiamo al rigore di Matisse che al segno corposo del padre (ce n'è un piccolo campionario nel bel libro di Guy Cavagnac, Jean Renoir. Le désir du monde, Editions Henri Berger, 1994). Piccoli lavori artigianali, realizzati anche in compagnia della moglie e del fratello Claude, che non facevano prevedere il suo futuro di grande regista cinematografico. Ma, a ben guardare, quella precisione manuale, quella tecnica rigorosa, quel gusto semplice, la materialità del lavoro, sono le premesse di quello che sarà il cinema di Renoir. Un'arte che nasce dall'osservazione della realtà, naturale, genuina, libera da ogni condizionamento spettacolare, ricca di quella umanità e semplicità che sentiamo vivere nella dimora di Les Collettes. Gianni Rondolino

Luoghi citati: Cagnes, California