Arrigo il Grande Distruttore

Arrigo il Grande Distruttore LETTERE AL GIORNALE Gli ideali delle «Formazioni garibaldine» e i reduci della Nazionale Per la Resistenza ma non «comuniste» Non so.se potrò leggere il nuovo libro di Eddy Sogno sulla organizzazione «Franchi)), né quanti lettori de La Stampa lo faranno e neppure voglio affrontare qui il problema che concerne il diritto dei vecchi comunisti a considerarsi tra le «fonti della legittimazione della Repubblica Italiana democratica e liberale...)), non vorrei, pero, che si definissero senz'altro comuniste le formazioni partigiane garibaldine su cui, pure, quel partito di sinistra esercitava una notevole influenza. Per chi ha conosciuto quei reparti e ha militato nelle loro file è certezza sicura che la maggior parte dei componenti non era affatto comunista, compresi molti comandanti militari. Sogno dovrebbe in ogni caso riconoscere (e spero che lo abbia latto nel suo libro) che molti uomini di quel partito hanno contribuito più di altri e anche fino al sacrificio della vita a salvare nel primo durissimo inverno della Resistenza i nuclei delle formazioni partigiane che si sono poi arricchite di nuove leve, avendo inoltre il sostegno di missioni alleate, come è avvenuto nel Biellese, non estraneo lo stesso Eddy Sogno. Le forze garibaldine, anche per quella maggioranza che abbiamo eletto, possono stare a pieno titolo fra le componenti autentiche di quella Resistenza animata da ideali di libertà e democrazia. Ancor più giustamente possono starci le formazioni G.L.; escluderle sarebbe anti-storico. Fedele Florio, Barbania Droghe leggere 4 domande per Castellani Lettera aperta al Sindaco dì Torino Valentino Castellani. 11 tema della liberalizzazione delle droghe leggere da Lei sollevato ha provocato una serie di reazioni, alcune delle quali da Lei ritenute «strumentalizzazione indegna». Non Le scrivo per rinfocolare le polemiche, ma per chiederLe di chiarire il senso delle Sue affermazioni. Anch'io, come Lei, «non ho ricette», ma dieci anni accanto a tossicodipendenti impegnati ad uscire dalla droga mi hanno insegnato qualcosa. 1. La frase «incriminata» («Mi sto chiedendo so non sia opportuno rivedere la legge, prevedendo di liberalizzare le droghe leggere»), una frase di soli cinque secondi in mi discorso di mezz'ora, è stata da Lei pronunciata all'interno di un intervento dedicato ai problemi di San Salvario. Il contesto sembra giustificare l'impressione che, secondo Lei, la liberalizzazione delle droghe leggere possa in qualche modo risolvere i problemi del quartiere. Ma nell'intervista rilasciata a Im Stampa il giorno stesso Lei lo esclude con un perentorio «assolutamente no». La frase è stata buttata li con leggerezza o, come sembra suggerire la Repubblica, si ricollega in qualche modo all'intervento di Vattimo su La Stampa di alcuni giorni prima? In altre parole: è un'idea «ingenuamente espressa» o è parte di una strategia che ha come obiettivo ultimo la legalizzazione delle droghe leggere? 2. Le sarei grato se volesse chiarire meglio il suo pensiero là dove prima afferma: «Non ho mai detto di essere favorevole allo "spinello libero"» (la Stampa); e poi: «Ho detto che, personalmente, sarei favorevole alla legalizzazione del fumo» (la Repubblica), n altre parole: si sente a suo agio nelle vesti di «sindaco antiproibizionista»? Vasco Rossi ha colto nel segno o ha preso un abbaglio dedicandole «un concerto da sballo»? 3. Per la Repubblica, Lei ha affermato: «Meglio gli spinelli liberi degli spacciatori ricchi». E' proprio sicuro che sono gli spinelli ad arricchire gli spacciatori? 0 non sono piuttosto l'eroina, la cocaina, l'ecstasy? E allora, legalizziamo tutte le droghe? E' questo che intende? 4. «Penso che sia necessario riflettere, con molto pragmatismo e molto buon senso, su un interrogativo: l'attuale legislazione, in materia di spaccio e uso di stupefacenti, è o non è efficace rispetto agli obiettivi che ci proponiamo tutti?». Su questo interrogativo non ho let- to risposte. Lei non suggerisce risposte perché «non sono né un esperto, né un tecnico e non ho ricette». Però un contributo può darlo: quali sono gli obiettivi che si dovrebbe proporre la legislazione in materia di spaccio e uso di stupefacenti? Molto correttamente Lei suggerisce di aprire «un ampio dìbattito, senza polveroni». A Lei il primo passo. Sciolga gli interrogativi che Le ho posto, con molta franchezza, senza calcolo politico come ha detto nella citata intervista a la Repubblica: «Mi sono sempre preso la libertà di dire quello che pensavo». Fratel Celestino Zanoni, Torino Gruppo Arco La vergogna della Maturità Lettera aperta all'onorevole ministro della Pubblica Istruzione Berlinguer di un insegnante «anziano» delle Superiori che ancora, come altri del resto, lavora onestamente e si mette continuamente in discussione nonostante le innumere¬ voli e francamente insopportabili vessazioni. Ebbene, per favore, eviti presto tra l'altro, troppo per elencarlo in breve spazio: 1) la scandalosa vergogna degli esami di Maturità (quale? Andrà a sorpresa in qualche Istituto a «prendere coscienza» di quello che succede?); 2) la vergogna ancora più pesante dei conteggi (promosso o no) in relazione al numero di allievi nelle classi: ne va del posto di lavoro, soprattutto dei giovani, e ne va pure di scrutini assolutamente non seri dopo discussioni talvolta violente ed esacerbanti; 3) la superficialità dei corsi integrativi, degli asterischi (sic!); 4) la burocratizzazione che un tempo si chiamava sovietica (sigle, fogli, dichiarazioni con limitatissima sostanza). Spieghi a voce alta: che cosa si vuole finalmente dalla Scuola: dobbiamo insegnare, certo, anche aggiornarci, ma senza farse, possiamo oppure no pretendere qualche risultato? Si informi seriamente e dica qualche cosa di decisivo, presto e bene, perché è proprio ora di finirla con le sciocchezze e l'incompetenza. R. F., Asti Italiani, civiltà senza pomodori In ambito di civiltà c'è necessità di cultura. Anzi la civiltà è tale proprio perché esiste la cultura. I mezzi di informazione, tutti, sono determinanti per diffondere la cultura ed hanno un peso enorme sia in positivo che, talvolta, in negativo. Che dire del giornalista che nel corso di uno dei maggiori telegiornali, durante un collegamento in diretta, chiede se il pubblico in attesa del rientro dei calciatori della Nazionale, reduci da una sfortunata impresa, fosse munito di pomodori ed altre verdure? Che dire del giornalista che nel giornale radio Rai, nel dare la notizia del rientro in Italia dei calciatori della Nazionale, enfatizza il fatto che gli stessi non sono stati fatti oggetto di incidenti? La civiltà degli italiani ha raggiunto un livello superiore alle aspettative di chi ha nelle mani le redini della cultura. Gian Giuseppe Cappello Udine Pasquino, azionista e non ortodosso In riferimento all'editoriale di Gad Lerner pubblicato sulla Stampa lunedì 17 giugno «Intellettuali in lotta per contare», che mi qualifica come «ex comunista non ortodosso», vorrei precisare quanto segue: non sono mai stato comunista, cosa di cui non mi vanto e non mi dolgo, ma senatore della sinistra indipendente. Quanto al «non ortodosso» non capisco, ma se Lerner si riferisce al mio argomentare ed esprimere dissensi a quanto c'è di vecchio nel centrosinistra va bene. Infine, per i lettori torinesi, mi sono laureato con Norberto Bobbio e, per quel che può valere, credo proprio di essere un «azionista». Gianfranco Pasquino Bologna Storia contemporanea un futuro da decidere Leggo su La Stampa di sabato 22 giugno la notizia di agenzia secondo la quale sarebbe già stato definito l'accordo tra la società editrice «Il Mulino» e la signora Livia De Ruggero De Felice per il proseguimento della rivista Storia contemporanea diretta dal professor De Felice fino alla sua morte, un mese fa. In quanto responsabile del settore riviste della società editrice il Mulino, devo precisare che anche se ci auguriamo di poter proseguire la pubblicazione della rivista, definendone l'assetto con la signora De Felice, nessuna decisione è stata ancora presa. Carla Carloni, Bologna Il Mulino

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