il caso. I compositori si riaccostano al sacro

il caso. I compositori si riaccostano al sacro il caso. I compositori si riaccostano al sacro La musica torna a Dio dopo il secolo pagano I! "iplL secolo musicale che si era aperto col rito pagano ! e violento, arcaico sacrificio di sangue e fecondaI zione, del Sacre du printemps di Igor Stravinskij (Parigi, 1913), si sta chiudendo nell'invocazione di Dio. Un dio senza altri nomi e senza confini, né geografici né culturali. Dalla Lituania al Nord Africa, da Berlino a New York, il bisogno del sacro parla fìtto fitto alle orecchie dei compositori, che ascoltano e scrivono. E le spirali del ritmo, che si erano strette fino all'ebbrezza danzante e dionisiaca, ritornano a farsi larghe e cullanti, come un viatico d'eterno. A quattro anni dal Giubileo. Venerdì sera a Medjugorje, in occasione del quindicesimo anniversario della «apparizione» della Vergine, Cecilia Gasdia e Jose Carreras hanno cantato, in prima esecuzione mondiale, la Alissa de tempore in aevum, scritta in latino per voci soliste, dodici cori e grande orchestra da Flavio Colosso. «Non voglio parlare delle implicazioni simboliche e numerologiche del mio lavoro. Diciamo che è un grande affresco ispirato alla vocalità gregoriana, il cui scopo è celebrare il sogno di una nuova possibili; unita spirituale che è rinato in Europa e nel mondo», dice il musicista romano. A Spoleto, il compositore Maurizio Squillante, figlio del giudice, sta provando Spiiitus Mundi, meditazione multimediale su formule tantriche, mentre Gian Carlo Menotti battezza Ora mistica un nuovo ciclo di concerti. A Milano, navata colma nella Chiesa della Passione per lo Stubat Mater del finlandese Arvo Part e sala piena ai Pomeriggi Musicali per Satyagraha, devota narrazione dulia vita di Gandhi ispirata a testi vedici, dell'americano Philip Glass. I concerti estivi dell'Accademia di Santa Cecilia a Roma ospitano Les Mystcres des volx bulgares, il coro maschile che intona canti della tradizione ortodossa, mentre i frati spagnoli balzati in te- sta alle vendite di dischi con i loro inni gregoriani fuggono i monasteri diventati ormai meta dì un pellegrinaggio e di una curiosità asfissianti. Artisti che provengono da percorsi e linguaggi diversi si incontrano in questo esito millenaristico. Franco Battiato, direttore artistico dell'Estate Musicale di Catania e del festival di Fano, lascia largo spazio alle derive mistiche delle tradizioni mediterranee e propone L'amante di Dio, «spettacolo concepito come una cerimonia iniziatica» dal violinista libanese Nidda Adou Mrad. Sono musiche dominate dalla staticità espressiva, dove il tempo scorre lento e ripetitivo, gli angoli si smussano e domina l'immagine della circolarità del racconto: si arriva là dove si era partiti, e forse non ci si è mai mossi, cercando un dìo anzitutto molto conciliante. La voglia di rompere i confini tra le diverse musiche, culture, tradizioni è così pressante che rivendicare una specificità stilistica appare politically uncorrect: Mediterraneo, Frontiere, Jx> sguardo dell'altro sono i titoli delle ultime edizioni del Roma Europa Festi- vai. Bisogni profondi o marmellatine insapori buone per molti palati? «Mi sembra un Dio che consola troppo», dice Goffredo Petrassi. «D'accordo, la realtà è talmente immonda che il bisogno dì venire consolati è fortissimo e la spiritualità è un valore perenne, ma...». Il maestro è troppo elegante per ricordare il suo Coro di Morti, creato su testi leopardiani alla Biennale dì Venezia del 1941. Non si invocava consolazione, si constatava, di- speratamente, l'assenza dello Spirito dal mondo. Quattro anni fa, dopo i limiti posti dalla Conferenza Episcopale alla presenza della musica nei luoghi di culto, non era facile da prendere la decisione del cardinale Marco Cé, che ospitò nella Basilica di San Marco Diario polacco n. 2 di Luigi Nono, giudicato ateo e comunista, secondo le definizioni correnti. Il patriarca di Venezia aveva evidentemente capito che nello stupefatto canto di dolore di quei soprani vive un'urgenza di giustizia più autentica di tante conclamate estasi, più o meno multimediali. «Il bisogno di scrivere una Messa è radicato in ogni compositore», riflette Petrassi. «Può essere esplicito, oppure rimanere per sempre implicito, ma resta vivo perché la musica sacra coinvolge la totalità delle esperienze compositive, che tu sia credente o no. Poi, ci sono le mode». Lorenzo Ferrerò sta registrando Incontri con Dio, cinque scene musicali commissionate da Radio Tre su testi del giovane scrittore Edoardo Erba. Qui, la chiave scelta è quella dell'ironia e dell'imprevisto. «Ha ragione Petrassi», dice Ferrerò. «Il dio dì tanta musica d'oggi è troppo banalmente consolatorio, ma questo non impedisce che la domanda, l'attesa siano autentiche. Basta entrare in una discoteca per capirlo: lo stordimento che migliaia di ragazzi cercano è ai confini del bisogno mistico. La risposta alle loro richiste non è l'ectasy, ma il Parsifal. Peccato non sappiano nemmeno che esista». L'ironia è la chiave scelta anche da Claudio Ambrosini nell'imminente Giudizio Universale, spettacolo d'apertura del prossimo festival di Città di Castello: Gigi Proietti reciterà nei ruoli dell'Angelo e del Diavolo. Dei due, uno soltanto si salverà e il giudizio non sarà affidato a Dio, ma alla musica: avrà il sopravvento chi saprà creare gli effetti sonori più sorprendenti. «Certo che la Parola di Dio si sta facendo ascoltare», sorride Bonifacio Baroffio, il benedettino che ha appena pubblicato, edito dall'Abbazia di Seregno, Musicus et cantor, itinerario attraverso il canto gregoriano e la sua capacità di esprimere il sacro. «Ma il godimento estetico che molti oggi inseguono anche attraverso la musica, non basta a contemplare il mistero. A rivelarlo». Sandro Cappelletto Dalla Lituania al Nord Africa, un proliferare di Messe e lavori di ispirazione religiosa Ma Petrassi è critico: Mi pare che prevalga il bisogno di essere consolati cro o no a, sa Sopra, una cFranco Battini profondi o marmelsperatamente, l'assenza dello Spirito dal mondo. Quattro anni fa dopo i Sopra, una corale; nelle altre foto, da sinistra, Franco Battiato e Goffredo Petrassi