Stendhal, il burlone distratto_ di Gabriella Bosco

Stendhal, il burlone distratto_ Esce una biografia dimenticata, scritta dal cugino: che lo smitizza con piglio notarile Stendhal, il burlone distratto_ In un disordine totale, smarriva le pagine e riscriveva tutto All nottambuli telespettatori dellVMra edicola - la tra| smissione culturale di RaiIdue che ha terminato una J settimana fa il suo ciclo - sono familiari i «privilegi del 10 aprile 1840», ovvero le 23 richieste che Stendhal fece un bel giorno, credendosi vicino alla morte, a God, Dio. Lui, un ateo convinto, cosi cercava in qualche modo di metabolizzare l'idea del proprio «azzuffarsi con il nulla». Giuseppe Scaraffia e Silvia Ronchey hanno avuto quest'anno la stuzzicante idea di chiedere agli ospiti della lo¬ ro trasmissione quali privilegi vorrebbero ottenere se, come Stendhal, si sentissero prossimi alla l'ine. Spesso sorprendenti le risposte. Quanto all'autore del Rosso e il nero, chiese fortuna amorosa e morte indolore, ma anche di essere trasformato in mosca per salire su un'aquila o di farsi scordare dalle persone sgradevoli almeno 150 volte l'anno. Era bizzarro, Stendhal. «Un uomo superiore che fu un enigma vivente per la maggior parte dei suoi contemporanei»: cosi lo definisce il cugino Roniain Colomb nella biografia che di lui scrisse ben prima della nascita del beylismo, quando il grosso della fama era ancora a venire (Notice sur la vie et les omrages de H. Beyle). Una biografia redatta con spirito notarile, da burocrate qual era Colomb, ma che il lettore odierno proverà gusto nel leggere, se vuole conoscere aspetti poco divulgati. Gliene offre l'occasione l'editore Sellerio, che pubblica il singolare testo - Stendhal, mio cugino il titolo scelto per la versione italiana - con uno scritto di Giuseppe Scaraffia. Verrà così a sapere, chi ha amato La Certosa di Parma, che il suo autore era di proverbiale disordine. Tanto che, al momento di far stampare il romanzo, si rese conto di aver perso 60 pagine del manoscritto nel cumulo di carte che ingombravano la sua stanza. Afflitto da perenne apatia, Stendhal, pur di non dover smuovere quelle pile polverose, l'iscrisse completamente le pagine smarrite. 11 cugino Co- lomb, messo al corrente del fatto, si diede da fare e naturalmente le trovò. Ma Stendhal, che aveva già licenziato la nuova versione, si rifiutò di confrontarla con la vecchia della quale non volle più sapere. Colomb non dice che cosa fece del prezioso manoscritto. Certamente non lo gettò. Altra curiosità: Stendhal era un burlone. In virtù del fatto che «si ribellava costantemente a tutti i doveri che non gli procuravano qualche piacere, amava attribuirsi titoli e professioni inventate - scrive il cugino Colomb - e quando ini¬ ziava questo gioco, lo allargava a tutta la famiglia». E «se doveva lasciare il suo recapito al sarto e al calzolaio, raramente dava quello giusto, creando spesso dei quiproquo di cui si rallegrava». Ma non ci si inganni, Stendhal era capace anche di profonda malinconia. Colomb racconta di quella formidabile che colse il cugino nell'ottobre del 1832, mentre contemplava un magnifico tramonto seduto sugli scalini di San Pietro in Molitorio. Perche poteva sembrare cattivo senza esserlo, perché amava frequentare gente di scarsa moralità, perché era vittima della monomania di avere tanti nemici: queste e molte altre particolarità del carattere di Stendhal illustra il cugino, con la volontà di rendere omaggio «all'uomo superiore». Con felice scelta, Sellerio pubblica anche un racconto di Stendhal Vanina Vunini - che è un ritratto di donna, ma anche il riflesso dell'«in¬ sopprimibile ironia» che vela lo sguardo dello scrittore «quando si posa sugli ingenui fanatismi della Carboneria», come scrive Scaraffia. Vi fa riferimento il nome della protagonista che echeggia l'antico vanilas vanitatum. La vicenda amorosa narrata - tanto per restare nell'ambito delle curiosità - prefigurava con dieci anni di anticipo quella che Stendhal avrebbe vissuto personalmente nel 1840, sedotto dalla giovane Giulia Rinieri de' Rocchi. Vanitas vanitatum. Gabriella Bosco Stendhal