L'Ina fa il pieno, Berlusconi affida Mediaset ai cartoon di Valeria Sacchi

L'Ina fa il pieno, Berlusconi affida Mediaset ai cartoon NOMI E GLI AFFARI L'Ina fa il pieno, Berlusconi affida Mediaset ai cartoon Le azioni sono come le caramelle e i formaggini? O meglio: le azioni si vendono come le caramelle e i formaggini? Federico Di Chio, direttore marketing di Mediaset è convinto di si e, dopo il «nonno» Mike Bongiorno, la «casalinga» Iva Zanicchi e la «donna in» Rita Dalla Chiesa, mette in pista i cartoons di Bruno Bozzetto. Per invogliare all'acquisto dei titoli di famiglia. Abbeverato alla scuola berlusconiana della «missione», il buon Di Chio addirittura teorizza che questa non è una campagna qualsiasi, ma rientra nella nobile categoria della «Pubblicità Progresso». Mentre l'uomo-marketing di Mediaset getta il cuore oltre la siepe, senza nonni, senza casalùighe e bellone l'offerta di titoli Ina registra Mike un tale «en Bongiorno plein» di pre¬ Carlo Azeglio Ciampi notazioni che i reggitori delle nostre sorti politiche, nelle persone di Romano Prodi e di Carlo Azeglio Ciampi, decidono di vendere l'intera ultima tranche della compagnia di assicurazioni. Mettendo a segno quella che, a tutt'oggi, è in valore la più grande operazione di privatizzazione attraverso convertibili mai fatta da un governo del G7. Va detto che il gruppo guidato da Sergio Siglienti ha lavorato su una fascia diversa di pubblico: non quella dei teleutenti che devono decidere se «comperare la loro televisione» ma quella dei professionisti, i grandi investitori istituzionali per i quali sono importanti i conti, le prospettive, la credibilità-Paese, il rapporto fiduciario con la società, con i collocatori, in questo caso Imi e Goldman Sachs, e con gli uomini del «venditore» Tesoro, guidati da Mario Draghi. In attesa di sapere se le azioni sono formaggini, ricordiamo di passaggio che Vittorio Serafino, il direttore generale dell'Imi che si è occupato di Ina, è lo stesso che cura Mediaset. Per cui è possibile che, nonostante i 21 manager inquisiti e l'infittirsi di rinvìi a giudizio, anche l'offerta della Tv del Biscione registri il tutto esaurito. Dal momento che la copertura di eventuali rischi è stata assicurata dalla controllante Fininvest. A questo punto, tuttavia, una domanda sorge spontanea: chi assicurerà la capofila Fininvest? Teoricamente il suo proprietario Silvio Berlusconi. Ma avrà questo signore abbastanza Sergio quattrini? Siglienti Mario Draghi Leggendo nelle cronache della sua straordinaria munificenza (quadri d'autore a Gianni Letta, 500 miliardi a Leo Kirch e Renato Della Valle, i presunti miliardi a Bettino Craxi; senza contare Forza Italia, tanto per citare realtà arcinote) viene spontaneo chiedersi se il Cavaliere potrà alimentare, per sempre, pozzi senza fondo. O se non sarà prima o poi costretto a ritirarsi con moglie e figli nella lontana isoletta caraibica, impoverito dai costi delle molteplici «missioni». Sempre in tema di collocamenti, è interessante il fatto che il Numero Due dello staff del Tesoro, l'assistente di Draghi Vittorio Grilli, sia entrato nel consiglio dell'Enel, e che nel consiglio sia stato riconfermato Alberto Giovannini che da tempo lavora su ipotesi di vendita dell'ente elettrico. Segno che per il gruppo ora guidato da Franco Tato la marcia verso il mercato è già iniziata, e andrà probabilmente nella direzione cara al commissario Cee, Karel van Miert. O almeno così sembra leggendo le dichiarazioni del ministro dell'Industria Pierluigi Bersani. Teoricamente, si potrebbe applicare all'Enel lo schema vincente dell'Ina, con il ricorso al nuovo strumento dei titoli di Stato convertibili. E per quanto riguarda il calendario delle future privatizzazioni, non è escluso che sia lo stesso ministro Ciampi a spiegarlo nei dettagli domani o dopodomani, magari attraverso una conferenza stampa. Tranquillizzando così il presidente della Silvio Confindustria Berlusconi Giorgio Fossa, che sollecita a gran voce segnali chiari. Fossa chiede anche un altra cosa, un ribasso del costo del danaro. E come dargli torto? Ma su questo tasto il governatore Antonio Fazio nicchia, aspetta i dati sull'inflazione di luglio, forse vuole tenersi questa carta in mano per giocarla sul piano della moral suasion, nel caso il governo sbandi dalla annunciata linea del rigore. Resta rovente il fronte della stampa. Mentre a Bologna Cristina Busi, azionista della Poligrafici, mette alle strette l'editore Andrea Riffeser accusandolo so¬ stanzialmente di incapacità, a Milano l'amministratore delegato dell'Eni, Franco Bernabé, deve aprire i cordoni della borsa per II Giorno, dopo che le perdite ne hanno azzerato il capitale. Il nipotino di Attilio Monti ha promesso che riporterà i conti in ordine impegnandosi duramente in prima persona. Basterà questa dichiarazione a tranquillizzare la bionda signora e l'altro grande azionista, Giampiero Pesenti? Quanto al Giorno, la nuova crisi pone di nuovo sul tavolo il problema della cessione. Se è vero che Francesco Caltagirone sta facendoci sopra un pensierino, potrebbe essere la volta buona per vendere il quotidiano milanese portando a casa qualche soldino. Soprattutto se, come scrive qualcuno, esiste una seconda cordata interessata che fa capo all'ex direttore del Sole-24 Ore, ed ex direttore della Rai, Gianni Locateli!. Valeria Sacchi Andrea Riffeser Pierluigi Bersani Carlo Azeglio Ciampi Sergio Siglienti Mario Draghi Andrea Riffeser

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