«Mister Parretti, il predatore» Fortune mette sotto accusa il re del cinema

«Mister Parretti, il predatore» La rivista americana ricostruisce la truffa al Crédit Lyonnais del finanziere italiano «Mister Parretti, il predatore» Fortune mette sotto accusa il re del cinema PERSONAGGIO DA ORVIETO A HOLLYWOOD LJT AVVOCATO Chrystie, m vecchia volpo di Los Angeles, arrivò nella sala di Century City sventolando davanti ai banchieri francesi un foglio in arrivo dal tribunale di Napoli: era la copia della condanna di Giancarlo Parretti. «Come avete fatto a prestar due miliardi di dolari a uno così?» sibilò. E i banchieri, imbarazzati, ammutolirono. Poi uno parlò: «Per noi - disse - Parretti è un gentiluomo...». Pochi giorni prima, correva il 1991, Dustin Hoffman aveva scoperto che un assegno di «quel gentiluomo» era a vuoto mentre la Mgm dovette rinviare le riprese di «Thelma & Louise» perché la cassa era stata svuotata. Il più previdente, al solito, era stato lo scozzese Sean Connery: se non avesse ricevuto le ultime spettanze sarebbe saltata la prima di «Casa Russia». Sembra un giallo, un frutto della fantasia di Forsythe o della penna di Grisham. E', al contrario, un passaggio di un lungo reportage di «Fortune», la rivista americana del gruppo Time Warner, il risultato di sette mesi di lavoro su quella che, in copertina, viene definita «la più grande truffa di sempre»... Certo, l'attenzione di «Fortune» è dettata dall'asta di domani, quando si deciderà la sorte della Mgm, la sigla storica di Hollywood da cui il Crédit Lyonnais, trascinato anche da Parretti nel più rovinoso crack della storia bancaria, cercherà di spuntare qualche profitto a parziale rimedio del suo bagno finanziario. 11 magazzino della Mgm, con i suoi 1200 film fa gola a molti, anche a Time Warner in tempi di sfida delle comunicazioni e di tecnologia multimediale. Ma la più straordinaria truffa bancaria della storia combinata con il più incredibile crack dell'epopea di Hollywood meritano comunque attenzione. Anche perché nessuno, in realtà, ha ancora dato una risposta alla domanda dell'avvocato Chrystie: perché Parretti ha goduto di tanto credito? Sono bastate le bustarelle, incontri con fanciulle disponibili, regali di quadri di Picasso e viaggi con famiglia a Bora Bora? Lui, il cameriere di Orvieto, faccendiere in Sicilia alle spalle di Graziano Verzotto, boss in odore di affari di stampo mafioso, condannato per truffa e bancarotta fraudolenta, protagonista della fallimentare avventura editoriale dei «Diari», con una ventina di precedenti penali alle spalle... Oppure c'erano interessi potenti dietro la resistibile ascesa di Giancarlo Parretti a padrone del cinema europeo e americano, da Pathé a Mgm alla Cannon c'erano interessi potenti? Come è possibile, insomma, che un uomo così, uno che, per dirla con il suo ex socio Florio Fiorini, «portava la cravatta come un carbonaio, ben stretta dentro la patta», possa far piangere Giovanni Paolo II, commosso alla visione privata di «Bernadette», sua prima avventura cinematografica («Il Papa racconta Fortune - stava in prima fila, dietro a lui Parretti...»)? E non è finita qui. Da «Fortune» scopriamo che Parretti, incontenibile, propose a Ronald Rea- gan, ancora per pochi mesi presidente degli Stati Uniti, di diventare presidente della Mgm. Reagan, bontà sua, si limitò a rifiutare. Assai più secco, in realtà, fu il rifiuto di Meryl Streep. Parretti le propose semplicemente di andare a letto con lui. Lei, signora, si limitò a ridere, poi lo cacciò dalla stanza. Più energica Raffaella De Laurentiis figlia di Dino. Quando Parretti le infilò una mano sotto la gonna sulla coscia durante una festa a Beverly Hills lei replicò con un diretto secco all'inguine... Eppure Giancarlo da Orvieto non badava a spese: Rolls-Royce marrone da 200 mila dollari (300 milioni) e una casa a Beverly Hills da 9 milioni di dollari (quasi 14 miliardi), più un jet privato. E a in quanto a signore. Qualche traccia del suo «harem» si trova anche nelle carte delle «sue» (ma i soldi li forniva il Lyonnais) società. «C'era Carla, milanese - si legge sulla rivista Usa - bella, altera, alta, così alta che lui, tracagnotto com'era, non le ha mai camminato accanto; c'era Marina, la veneziana, capelli rossi, occhi verdi e appassionata di Shakespeare; infine Cinzia, romana, corvina, accanita fumatrice, indolente. Lei da sola, secondo l'Fbi, è stata pagata 387 mila dollari per due anni...». Sembra un fumettone incredibile, di cattivo gusto. Eppure Parretti, già iscrittto al psi, ebbe appoggi importanti. Primo fra tutti Bettino Craxi che, addirittura (il racconto è sempre di Fiorini), pensò di scambiare l'ap¬ poggio del Crédit Lyonnais a Parretti per l'Mgm con l'acquisto, da parte delle Ferrovie, del treno superveloce francese. Gianni De Michelis favorì in ogni modo il «progetto cinema». A Parigi, del resto, non mancarono appoggi importanti. Ad Amsterdam, sede della filiale estera della banca francese da cui partì il fiume di denaro per Parretti, la banca centrale olandese chiuse tutti e due gli occhi per anni mentre l'esposizione versò Parretti saliva a dismisura. E Berlusconi? Parretti ha più volte gabellato amicizia e rapporti d'affari con lui. Berlusconi ha sempre parlato di normali «rapporti d'affari con Mgm» e la stessa inchiesta di «Fortune» riconosce che «Berlusconi poteva ignorare che il suo nome era stato usato a sua insaputa in una transazione per aggirare i controlli delle autorità bancarie». I misteri, insomma, non mancano in quella carriera nata all'ombra di «Bernadette». Difficile, del resto, separare fantasia da realtà. Mafioso? Qualche volta, Parretti ha parlato di «amici che non scherzano». Come quando telefonò di notte al neo presidente di Mgm per dirgli che «Io caro, so essere molto pericoloso. Do you understand, Meekers? lo sono molto pericoloso». Corruttore? Senz'altro non dei più raffinati. Ecco il suo primo incontro con un funzionario del Crédit Lyonnais. «Caro - gli gridò in una stanza affollata di ospiti durante il festival di Cannes - quanto prendi? Ti do il doppio, anzi il triplo». «Ma io replicò Frans Afman, pur aduso a certi ammiccamenti - non voglio lasciare la banca». «E non lo voglio neppure io - fu la risposta - cerca di capirmi...». Oggi, per la cronaca, Parretti è in libertà vigilata a Los Angeles. Su di lui pende un mandato di estradizione chiesto dalla Francia per rispondere di appropriazione indebita, falsificazione di documenti e frode. Ugo Bertone «Meryl Streep lo cacciò dalla camera quando le propose di andare a letto» Con il suo primo film «Bernadette» riuscì a far piangere il Pontefice A sinistra: Parretti a cena con Meryl Streep. A destra: Dustin Hoffman e il simbolo della Metro Goldwyn Mayer. In basso: la copertina di Fortune ^^^^ St\n I • \ K S Of lv!U VI | \ 1 1 Rl \ I\MI VI PWt and bti»t «Tra le sue vittime Dustin Hoffman Gli rifilò un assegno a vuoto» Sean Connery. Accanto: una scena del film «Thelma & Louise»