I segreti della Casa Bianca nell'ultimo libro di Bob Woodward Maghi alla corte di Hillary «Vieni spirito di eleanor» di Paolo Passarini

I segreti della Casa Bianca nell'ultimo libro di Bob Woodward I segreti della Casa Bianca nell'ultimo libro di Bob Woodward Maghi alla corte di Hillary «Vieni, spirito eanor» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Eleanor, se ci sei batti un colpo. Nel suo ultimo libro, di cui il «Washington Post» ha fornito ieri un'anticipazione, il celebre Bob Woodward racconta, tra le altre cose, che le traversie politiche e personali hanno portato Hillary Clinton a dipendere dai consigli spirituali di guru della «New Age», sensitivi e visionari che l'hanno incoraggiata a parlare con Eleanor Roosevelt e perfino con il Mahatma Gandhi. Non sono state sedute spiritiche quelle coordinate dalla discussa Jean Houston per la First Lady, ma più precisamente esercizi di immedesimazione, scambi di identità trascinati in lunghe conversazioni a voce alta. La prima frase che è uscita di bocca a Hillary, quando ha parlato come Eleanor, è stata: «Non sono stata capita». Ma anche quando si è immedesimata nel Mahatma, ha detto: «Non sono stato capito». Sembra che la First Lady abbia un problema. L'ultimo libro del giornalista che, assieme a Karl Bernstein, scatenò lo scandalo del Watergate si chiama «The Choice», la scelta, ed è la storia degli ultimi 18 mesi alla Casa Bianca. Parte, quindi, da dove si era interrotto il suo libro precedente, «L'Agenda», che aveva documentato lo straordinario caos organizzativo nell'amministrazione Clinton. Se «L'Agenda» era la storia dei primi due disastrosi anni di questa presidenza, «The Choice» racconta come Clinton ha reagito alla grande sconfitta politica costituita dalle elezioni politiche del '94 e come sia nata la candidatura del repubblicano Bob Dole. «The Choice», quindi, vorrebbe essere una specie di guida per le prossime elezioni presidenziali, ma gli scavi investigativi sembrano aver condotto Woodward soprattutto in direzione della First Lady. E questo in fondo è giusto, poiché Hillary, indagata, accusata, esposta al rischio di un incriminazione, sarà un personaggio centrale nella battaglia di novembre, anche se ormai viene tenuta il più lontano possibile dalla politica. Tutti i democratici la considerano a questo punto una «liability», cioè uno svantaggio, per l'immagine del marito. Se ne è resa conto anche lei e, ovviamente, ne soffre. Così sono arrivati i consiglieri spirituali. Per la verità fu il marito, Bill, a convocarli per la prima volta. Era fine dicembre del '94, poco più di un mese dopo la grande batosta elettorale che aveva fatto perdere ai democratici, per la prima volta dopo 40 anni, il controllo di Ca¬ mera e Senato. Clinton decise di passare uno dei suoi rari «week-end» nella residenza di Camp David e vennero invitati cinque guru. L'identità di tre fu subito nota: Anthony Robbins, autore di «Risveglia il gigante che è dentro di te»; Marianne Williamson, «Un ritorno all'amore»; e, infine, Stephen Covey, «Le sette abitudini delle persone straordinariamente efficaci». Ma Woodward racconta che del gruppo facevano parte anche la professoressa di antropologia Mary Catherine Bateson («Comporre una vita») e, appunto, Jean Houston, autrice di una dozzina di libri e di esperimenti di comunicazione spiritica condotti anche con l'Lsd. Fu soprattutto lei a conquistare Hillary e - assicura Woodward - senza usare gli allucinogeni. Fu nell'aprile del '95, durante una delle sue numerose visite alla Casa Bianca, che la Houston, accortasi dell'autentica passione di Hillary per la moglie di Franklin Delano Roosevelt, giocò la carta EL anor. Seduta con la Houston e alcuni membri del suo staff attorno a un tavolo rotondo nel solarium, Hillary accettò di chiudere gli occhi e di far uscire dalla sua bocca le parole di Eleanor a sé stessa: «Io sono stata fraintesa, tu fai quello che pensi giusto e tieni duro». Il colloquio continuò a lungo e non fu l'unico. Altre volte si rovesciavano le parti ed era Hillary a rispondere a domande di Eleanor e a confessarle lo «choc» provato per gli attacchi subiti. A un certo punto la Houston chiese a Hillary di parlare anche a Gandhi e lei stette al gioco. Fu quando la guru, fattasi troppo ardita, chiese alla First Lady di compiere la stessa operazione di impersonificazione incrociata con Gesù Cristo che lei si tirò indietro, forse sentendo che stava andando troppo in là: «No, questo no, sarebbe troppo personale». Ma gli incontri continuarono, tanto che- la Houston, assieme alla Bateson, ebbe un ruolo importante nella stesura del libro di Hillary sui bambini. «Anche oggi Hillary ha avuto il suo "Jean fix"», dice a un certo punto nel libro la segretaria della First Lady Maggie Williams, come se gli incontri fossero un «fix», cioè una dose di droga. Ma dal racconto di Woodward emerge che anche la droga Jean, come tutte le altre droghe, non risolve i problemi. Hillary resta il terrore di tutta la Casa Bianca e, con le sue violento sfuriate, continua a far piangere plotoni di collabora¬ tori. Come i funzionari periferici del partito bolscevico temevano le telefonate a notte l'onda di Stalin, i funzionari della Casa Bianca attendono impietriti di fronte al telefono nelle prime ore della mattina, quando Hillary, con una speciale cornetta a cuffia, chiama a ripetizione dalla cyclette su cui si sta esercitando. La First Lady Furiosa continua a terrorizzare il palazzo come un fantasma fracassone. A differenza di Bill, le cui violente arrabbiature sono proverbiali ma brevi, Hillary. dopo un'esplosione, rimane in silenzio per ore con uno sguardo rancoroso. Bill ha preso le distanze dai guru della New Age e adesso si trova benissimo con un guru più prosaico ma forse più utile: il suo nuovo consigliere politico repubblicano Dick Morris, che comprensibilmente raccoglie gli odi e le gelosie dei vari George Stephanopoulos e Leon Palletta. Hillary, invece, combattiva Baby Boomer» alla soglia dei 50 e in crisi di identità, madre di una figlia grande che comincia a sentire la «sindrome del nido vuoto», condottiera politica vinta e privata dello scettro, First Lady più detestata nella storia della Casa Bianca, continua a cercare se stessa, sperando di scoprire all'improvviso una mattina che è stato solo un brutto sogno, che gli americani la amano, che lei è davvero come e forse meglio, la sua mitica Eleanor. Sarà proprio Jean a farglielo si oprire, magari al termine di un'altra seduta, nella quale, impersonando il Procuratore Speciale per il caso Whitewater, Kenneth Starr, Hillary sarà riuscita a rispondere in modo convincente a tutte le domande, sentendosi rivolgere finalmente tanti; scuse per quelle brutte e infondate accuse che le hanno scaricato addosso. Paolo Passarini «Jean Houston fa rivivere nella First Lady la moglie di F. D. Roosevelt» «Cinque guru della New Age convocati nei weekend dai Clinton» A sinistra, Hillary Clinton. Sopra Eleanor Roosevelt. A destra, Hillary con Bill Clinton

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