«Solo il mio popolo mi può giudicare»

E «Solo il mio popolo mi può giudicare» IL PRESIDENTE RICERCATO E M nella lista nera degli * imputati al Tribunale dell'Aia per i crimini di guerra presieduto dal giudice italiano Antonio Cassese. Ora il leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic è stato citato in giudizio anche negli Stati Uniti. La Corte Suprema statunitense su richiesta di un gruppo di attivisti di Diritti Umani, in rappresentanza di donne musulmane e croate violentate dai soldati serbobosniaci, ha deciso di processare Karadzic in quanto mandante di questi stupri. Il poeta-psichiatra di Pale è diventato talmente ingombrante anche per la Serbia, che a Baigrado circola voce che il Presidente serbo, Slobodan Milosevic, abbia addirittura incaricato il nuovo capo della sua polizia segreta Marko Nicovi di eliminare il leader serbobosniaco. La notizia è stata resa pubblica dall'agenzia Beta, uno dei pochi mezzi d'informazioni indipendenti operanti nella capitale serba. Fonti diplomatiche di Belgrado non confermano questa -notizia, ma non hanno dubbi che in qualche modo Milosevic è costretto ad eliminare dalla scena politica Radovan Karadzic. La sua presenza ingombrerebbe la strada della pace. Tutto questo però non sembra disturbare il leader di Pale che continua a dettar legge nei territori bosniaci sotto il controllo serbo. Proprio a Pale Radovan Karadzic ha concesso questa intervista. Si presenterà alle prossime elezioni? «La decisione finale riguarda il prossimo congresso del partito che si terrà, qui a Pale, entro la fine di giugno. Farò ciò che sarà meglio per il popolo serbo. Il nostro popolo ha la sovranità per decidere chi lo rappresenterà». Lei non solo è ricercato dal Tribunale dell'Aja ma in base agli accordi di Dayton deve addirittura astenersi da ogni attività politica. Qui a Pale si ha però l'impressione che tutto ciò non susciti grande interesse. «Questo punto dell'accordo di Dayton non si può accettare in quanto privo di una base legale. La giustizia occidentale dovrebbe basarsi sulla presunta innocenza: tutte le persone sono innocenti finché non si dimostra il contrario. Durante i cinque anni di crisi, e i quattro di guerra, abbiamo vissuto sotto la pressione costante della comunità internazionale e di quella occidentale. Per fortuna non abbiamo mai preso decisioni sotto pressione. Con questo voglio dire che le pressioni prima di essere esercitate vengono studiate a tavolino aiio scopo di incidere sulle decisioni e i comportamenti di chi dovrebbe subirle. Il miglior modo per affrontare le pressioni è quello di ignorarle, fare come se non esistessero. La comunità internazionale sta giocando con noi come il gatto con il topo. Vuol risol- vere i suoi problemi sulle nostre spalle. Qui si intrecciano gli interessi dell'Europa unita o di un'Europa che cerca di unirsi, e di un'America che vuole turbarla. In Bosnia si intrecciano gli interessi dell'Iran e del Sudan. I nostri musulmani, la cui origine è serba, hanno in comune con l'Iran e il Sudan solo la religione, e nient'altro. Nemmeno la lingua. Dato che siamo vittime dello scontro di varie potenze e di diversi fattori, dobbiamo muoverci esclusivamente in base ai nostri interessi. E i nostri interessi in questo momento sono perdurare, sopravvivere, ed evitare la schiavitù e il dominio dell'Islam. Per questo dobbiamo difendere il nostro Stato che è l'unico garante della nostra sopravvivenza». Cosa significa per lei essere ricercato e considerato, dalla comunità internazionale, un criminale? «Preferisco pensare a coloro che hanno combattuto per gli ideali del popolo serbo e hanno perso la vita. Molti figli unici delle nostre famiglie sono caduti e loro .avevano fiducia in me. A me interessano questi valori. Il resto non mi interes¬ sa. Si dice che anche il presidente della Serbia Slobodan Milosevic voglia liberarsi di lei. «Credo che lui non consegnerà nessuno di noi serbo-bosniaci agli europei. Glielo impedisce la Costituzione della Serbia. Credo altresì che non farebbe una cosa simile anche per ragioni politiche. Ragioni di politica interna alla Serbia. Un fatto del genere, per qualsiasi statista del mondo, sarebbe una mossa politicamente negativa. Personalmente credo che Milosevic avrà sufficiente coraggio, nel momento decisivo, per dire una buona volta di no a quella potente macchina che è la comunità internazionale. A tutto ciò che è accettabile dobbiamo dire di sì con tutta la buona fede e con le migliori intenzioni, ma quello che è inaccettabile dal punto di vista dei nostri interessi nazionali va rifiutato energicamente e con tutti i mezzi. La comunità internazionale dovrà decidersi ad accettare la nostra esistenza. Una esistenza degna di uomini liberi. Non accetteremo mai un'esistenza senza dignità». Se ho ben capito lei rigetta le accuse del Tribunale dell'Aja ritenendosi innocente? «Solo nei regimi dittatoriali la persona sospetta deve dimostrare la propria innocenza. Nelle democrazie è il giudice che deve dimostrare se una persona è colpevole. Io ho sempre agito pubblicamente. Quello che ho fatto l'ho fatto nell'ambito delle istituzioni dello Stato. Istituzioni elette legalmente e legittimamente Tutte le mie decisioni sono state appoggiate dal Parla mento e dal popolo attraverso i referendum. Ragioni suffi cienti per non sentirmi colpevole. Considero le opinioni del Tribunale dell'Aja molto arbitrarie. La comunità interna zionale agisce in base ai propri interessi e non a quelli del po polo serbo. Noi semplicemente non accettiamo quel tribunale e una democrazia dettata. La democrazia o c'è o non c'è». Lei crede che la guerra sia veramente finita? «La guerra è finita. Le faccio presente che avremmo potuto evitare la guerra, non dico noi, i serbi, da soli, ma assieme alla comunità internazionale. Nes suno ricorda che a Lisbona si è tenuta prima della guerra, una conferenza dove noi portammo la proposta della trasformazione della Bosnia-Erzegovina in una confederazione di tre Stati nazionali ed etnici. La Repubblica Srpska è figlia di questa conferenza. Anzi, per essere precisi, siamo nati con il consenso della Comunità Europea che sponsorizzò quella conferenza. In quell'occa sione, dopo circa tre settima ne, i musulmani rifiutarono l'accordo che avevano già ac cettato. E così fummo costret ti a combattere per circa tre anni e mezzo una guerra che si poteva evitare. A Dayton è sta to approvato qualcosa di mol to simile alla proposta presen tata dai serbi a Lisbona. Se non era per l'intrasigenza dei musulmani avremmo potuto evitare la guerra, i morti e le distruzioni». La guerra potrebbe ri prendere? «Se i musulmani cambiano idea e rifiutano l'accordo di Dayton, come fecero con quel lo di Lisbona, la guerra po trebbe anche riprendere. Noi non la vogliamo, non vogliamo più la guerra. Oggi il vero prò blema è la federazione tra mu sulmani e croati. E' il loro ac cordo che non funziona. Per noi serbi è importantissimo che loro risolvano le loro di spute. La loro federazione indispensabile per riportare 1 pace e la stabilità nella regio ne». Gordana Cìrjanic «Sono perseguitato dalla Comunità internazionale» «Milosevic non può permettersi di consegnarmi agli europei» Il presidente serbo Slobodan Milosevic (nella foto) avrebbe incaricato il capo della sua polizia segreta di eliminare Karadzic, diventato troppo ingombrante anche per Belgrado