Il secondo omissis di Wojtyla ha saltato nell'omelia la difesa di pio XII
Nello Stadio voluto dal Fuehrer il Pontefice ha beatificato due sacerdoti morti nei lager Nello Stadio voluto dal Fuehrer il Pontefice ha beatificato due sacerdoti morti nei lager Il secondo omissis di Wojtyla Ha saltato nell'omelia la difesa di Pio XII DAL NOSTRO INVIATO Il Papa ammette: furono troppo pochi i cattolici tedeschi che si opposero al nazismo; «salta» una difesa di Pio XII durante la messa allo Stadio Olimpico di Berlino; e di nuovo si gonfia il «giallo» sul discorso di Paderborn, e sulla frase - non pronunciata dal Pontefice - alla messa di sabato. Il testo ricordava quattro «beati» antinazisti, e recitava: «Costituiscono dunque una parte della resistenza che la Chiesa tutta intiera ha opposto a questo sistema dispregiatore di Dio e dell'umanità». Giovanni Paolo II ha saltato queste righie, insieme ad un altro breve brano di un discorso lungo otto cartelle. Perché? La domanda è stata posta al Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro che, dopo essersi consultato con i suoi superiori in Segreteria di Stato, ha dato due spiegazioni; in primo luogo il Pontefice ha voluto accorciare un testo troppo lungo; e poi lo stesso concetto sarebbe stato ripetuto ieri, a Berlino. Ma in realtà non è stato così. Infatti alla messa allo Stadio Olimpico, ha beatificato due sacerdoti cattolici, Bernhard Lichtemberg e Karl Leisner, vittime del nazismo. «Celebrano il loro trionfo - ha detto - proprio nel luogo in cui 60 anni orsono, il regime nazionalsocialista volle la celebrazione dei giochi olimpici al fine di far trionfare la sua disumana ideologia; nel luogo in cui gli uomini furono incitati all'odio e all'inimicizia, invece che alla pacifica convivenza». I due martiri si sono sacrificati, ha detto il Papa «in un tempo in cui molti avevano abbandonato la retta via e per opportunismo o per paura si erano smarriti». E nel pomeriggio, parlando agli ebrei, Giovanni Paolo II è stato ancora più esplicito: «Anche se gli storici hanno dimostrato che furono molti i preti e i laici cattolici che si ribellarono al regime del terrore e che numerose forme di resistenza nacquero nella vita quotidiana della gente, nondimeno furono troppo pochi quelli che si opposero». E' una dichiarazione su linee ben diverse da quella non pronunciata sabato a Paderborn. E Forse casualmente ieri Giovanni Paolo ha «saltato» una frase su un'altra figura storica oggetto di controversia, quella di Papa Pacelli. Avrebbe dovuto leggere, allo Stadio, e non l'ha fatto: «Chi non si limita a polemiche di poco conto sa molto bene cosa pensava Pio XII da! regime nazista e quanto ha fa Ito per aiutare le innumerevoli persone perseguitate da quel regime». E' prassi ufficiale vaticana considerare come pronunciate le parti di discorsi papali tagliate per ragioni di tempo; e ieri in effetti Papa Wojtyla era parecchio in ritardo, e ha mutilato largamente l'omelia. Ma a Paderborn non sembravano esserci problemi di tempo. Papa Wojtyla ha difeso Pio XII altre volte, anche qui in Germania; l'omissione di ieri di conseguenza per quanto im- portante nella patria de «Il Vicario» di Hochhuth, la «pièce» teatrale che accusava Papa Pacelli, non è estremamente significativa. Lo è invece, alla luce del «mea culpa» di ieri, quella di sabato; e autorizza a pensare che Giovanni Paolo II abbia volutamente tralasciato una frase della cui solidità storica non era sicuro. Qualcuno ha detto: «Chiesa intera» significa «Chiesa universale». Ma il testo tedesco usa «gesammt», «intero»; e non «allgemein», universale. Quindi il riferimento è da considerare alla chiesa del Paese, alla Germania. Ma chi ha scritto il testo? I discorsi di un viaggio papale sono il frutto finale di un ripetuto va e vieni fra il Paese interessato e Roma. A Roma, nella Segreteria di Stato, la «Sezione» linguistica apposita si occupa della stesura; e naturalmente anche la Congregazione per la Dottrina della Fede dà un parere di merito per quanto riguarda la sua competenza specifica. I discorsi di questo viaggio sono stati oggetto di particolari problemi. E bisogna considerare che circa un anno fa la Conferenza Episcopale Tedesca rese pubblica una riflessione pastorale, a cinquant'anni dalla fine della guerra, in cui pronunciava un «mea culpa» profondo per il troppo silenzio della loro chiesa durante quegli anni tragici. Non pare probabile, di conseguenza, che l'assoluzione scritta nel discorso, e non pronunciata da Papa Wojtyla, possa essere farina del loro sacco. «Il testo che sarà pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis - ha detto ieri Navarro - è quello completo, consegnato alla stampa. E' stato un problema esclusivamente di tempo» Una spiegazione diversa probabilmente non verrà mai; anche perché, ufficialmente, tutti i discorsi del Papa sono frutto della sua penna. Ma tutti gli indizi portano a Roma, e certamente non alla scrivania pontificia. Marco Tosatti Questa volta è sparita la frase che sottolineava l'opposizione di Papa Pacelli al regime nazista LE PAROLE NON DETTE «Questi due beati (Lichtenberg e Leisner) costituiscono una parie della resistenza che la Chiesa tutta intera ha opposto a questo sistema negatore di Dio e dell'umanità» (il nazismo) «Chi non si limita a polemiche di poco conio sa mollo bene che cosa pensava Pio Xll del regime nazista, e cpianlo ha fatto per aiutare le innumerevoli persone perseguitate da quel regime» Sul palco nella capitale tedesca, Il sindaco di Berlino Eberhard Diepgen, Giovanni Paolo II e il cancelliere tedesco Helmut Kohl
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